VILLA POLLINI O DOLORETTA
Sotto il colle di S. Michele, a ridosso dell’ospedale oncologico, vi è una villa padronale del secolo scorso, la VILLA POLLINI O DOLORETTA che dal 2007 ospita il centro Sistema informativo territoriale e l'archivio grafico della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, dopo esser stata acquisita dallo Stato intorno al 1990 .
La villa fu costruita nel 1812 dal conte Gaetano Pollini, ricco mercante piemontese, al fine di controllare l’esportazione in Svizzera e Lombardia di vini pregiati locali, venne edificata dal marmista piemontese Battista Franco, che preparò anche l’altare maggiore del S. Francesco di Alghero (1773). Con il figlio Gaetano venne avviata anche la coltivazione di gelso, una delle piante industriali introdotte nell'Isola durante il periodo piemontese.
Alla fine del secolo fu acquistata dall’industriale vinicolo Francesco Zedda Piras che, in onore della consorte, la chiamò villa Doloretta.
Nel 1914, Villa Pollini fu dichiarata Monumento Nazionale per la sua sontuosità pittoresca e per la stupenda pinacoteca. La facciata, originariamente di colore rosso pompeiano, è movimentata da corpi sporgenti, uno centrale, con frontone curvilineo, e due laterali, con timpani triangolari. Di fronte si sviluppava un ampio giardino all’italliana e posteriormente un vasto cortile chiuso da porticati.
L'edificio aveva la funzione polivalente di fattoria e di residenza signorile, all’interno vi erano bei saloni con pavimenti a mosaico e mobili di gusto raffinato. Vantava una collezione di circa di 200 quadri di varie scuole ed epoche che, purtroppo, sono andati dispersi.
La leggenda che è legata alla vecchia villa è che essa sarà fiorente solo se la cappella avrà culto, in caso contrario andrà in rovina.
Nonostante l'assurdità di tale leggenda, quando i conti Porcile di S. Antioco, succeduti alla famiglia Pollini nel possesso della villa, non riedificarono la cappella caddero in disgrazia e la vicenda si ripeté in modo impressionante per altre due volte con i successivi proprietari, uno dei quali, anzi, brillante e notissimo ufficiale, finì suicida in circostanze misteriose.
Sicuramente saranno state delle coincidenze, ma non ignoriamo quanto Conan Doyle facceva dire a Sherlock Holmes: "Troppe coincidenze sono una prova".
Fabrizio e Giovanna
Nonostante l'assurdità di tale leggenda, quando i conti Porcile di S. Antioco, succeduti alla famiglia Pollini nel possesso della villa, non riedificarono la cappella caddero in disgrazia e la vicenda si ripeté in modo impressionante per altre due volte con i successivi proprietari, uno dei quali, anzi, brillante e notissimo ufficiale, finì suicida in circostanze misteriose.
Sicuramente saranno state delle coincidenze, ma non ignoriamo quanto Conan Doyle facceva dire a Sherlock Holmes: "Troppe coincidenze sono una prova".
Fabrizio e Giovanna
Questo post è molto interessante, passo spesso davanti al villino per motivi lavorativi e spesso mi sono chiesto quale fosse la sua storia, grazie
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