Il 13 ottobre del 1307 i Templari vennero arrestati con l’accusa di eresia, cospirazione e anche qualche altro terribile delitto.
Ai Cavalieri vennero imputati atti blasfemi come per esempio quello che vedeva il nuovo Templare all’atto dell’investitura sputare tre volte sulla croce e maledire il Cristo.
Un’altra gravissima accusa fu quella di adorare una testa barbuta, Il Bafometto, per il quale l’intero Ordine dimostrava una particolare venerazione.
Sono innumerevoli le accuse che colpirono l’Ordine del Tempio, vedremo di analizzarne qualcuna perché l’elenco completo richiederebbe uno sforzo simile a quello compiuto dalla fervida fantasia degli inquisitori dell’epoca.
L’orribile crimine di sputare sulla croce e maledire Cristo trova una probabile spiegazione in ciò che i Templari acquisirono durante la loro permanenza in Terrasanta. Attraverso lo studio di testi antichi scoprirono che, alcuni millenni prima di Cristo, i popoli semitici usavano sacrificare il re, da loro considerato sacro, nei momenti di crisi, per rigenerare la terra e per dare nuovo vigore al Cosmo.
Gli antichi semiti sacrificavano il loro re sacro con modalità per noi sorprendenti: il re veniva fustigato in modo che il suo sangue nutrisse la terra, crocifisso ed esposto al vento del nord (anche il Golgota è esposto a nord) e nessun osso del suo corpo doveva essere spezzato (a Gesù non venne spezzato nessun osso, nonostante la frattura dei femori fosse una procedura standard della crocifissione romana).
Attraverso tali scoperte, i ranghi più alti dell’Ordine, forse intesero la passione di Cristo come un progetto del popolo ebraico di sacrificare il re dei giudei, per liberarli dalla oppressione dei romani. In effetti è solo in quest’ottica che si può spiegare la volontà del popolo ebraico ad abbandonare Cristo, ed è sempre in quest’ottica che i Templari sputavano sulla croce, essi ripetevano in tal modo il sacrificio del re sacro, solo apparentemente abbandonato e disprezzato dal suo popolo, sicuramente con la speranza di redimere i peccati commessi dagli uomini della loro epoca.
Bafometto |
Per quanto riguarda l’adorazione del Bafometto, la sua ragione va probabilmente ricercata nelle radici celtiche del pensiero Templare. Com’è noto, l’Ordine aveva una venerazione molto grande per S. Giovanni Battista decollato, che può essere collegata al culto dei crani di origine celtica. In molti poemi irlandesi, infatti, i capi-eroi, al momento della morte, chiedevano ai loro compagni di essere decapitati e che la loro testa venisse portata sempre con loro. Dalla testa del capo i guerrieri traevano conforto e si intrattenevano in piacevoli conversazioni (tracce di tale culto sono riscontrabili dalla notte dei tempi in moltissime culture, per esempio a Gerico, in Israele, sotto il pavimento delle capanne neolitiche venivano conservate le teste degli antenati).
Il Bafometto è stato definito dagli inquisitori la testa o del Demonio o di Maometto, volendo così accusare i Templari di adorare il Diavolo o il profeta degli infedeli, ma l’idolo barbuto dei Templari non ha niente a che vedere col satanismo o con l’Islam, ha un significato esoterico molto più profondo. Se l’adorazione per S. Giovanni Battista si può spiegare attraverso lo studio del pensiero celtico, quello per il Bafometto si deve analizzare attraverso quello ermetico.
In molte raffigurazioni il Bafometto (o quello che è stato interpretato tale) appare con due facce, una bianca e una nera; questa sorta di Giano Bifronte avente gli stessi colori del Baussant è stato interpretato dagli studiosi templaristi come un’ulteriore prova della visione “duale” dell’ideologia dell’Ordine. I Templari non adoravano il Bafometto come un feticcio fine a sé stesso, ma propugnavano per suo tramite l’unione degli opposti, che sta alla base di tutto il pensiero spirituale e filosofico-sapienziale delle antiche culture. Forse è in questa chiave che vanno interpretati i loro rapporti con l’Islam, e in particolar modo col sufismo che è la sua parte più spirituale, intesi a riappacificarsi con esso con l’intento di trovare i punti di unione con il Cristianesimo e creare una religione unica che mettesse fine a tutte le guerre che si nascondevano sotto il vessillo della fede, in altre parole intendevano unire gli opposti religiosi.
I Cavalieri cercavano la radice, il punto di partenza delle grandi religioni, perché erano coscienti che Dio era “Uno” e che si manifestava in diverse forme, poiché l’unione degli opposti porta all’Unità, è solo attraverso di essa che si raggiunge il vero Dio.
Questo era un progetto molto ambizioso che ancora oggi sembra assurdo, che i Cavalieri pagarono con la tortura e con la vita. Queste poche righe non hanno la pretesa di spiegare uno dei più grandi misteri della storia, ma soltanto dare alcuni spunti di riflessione che integriamo con la seguente storiella sufi:
La lite dei cinque viandanti
Nel caravanserraglio del Sultanhani cinque pellegrini provenienti da varie contrade dell'Asia si accordarono per proseguire il cammino insieme, perché tutti andavano alla Mecca.
Il giorno seguente, mentre tutti chiacchierando camminavano alla volta di Konya, videro per terra un dinaro d'argento.
Subito quello che lo raccolse propose: "Comperiamo del mafil e dividiamocelo".
Il secondo disse: "D'accordo per dividercelo, ma io preferisco che si comperi dell'uzum".
"Io non conosco né uzum né mafil - disse il terzo - ma ho proprio voglia di balesh. Compriamo del balesh e dividiamocelo in parti uguali".
Il quarto, però, protestando, affermava che nulla fosse meglio del bestan, e che un dinaro di bestan ci voleva proprio.
Ma il quinto, un poco infuriato gridò: "Tacete tutti: a Konya prenderemo del rektaf. Nel mio paese si loda il rektaf di Konya e io non ne ho mai mangiato. Dobbiamo comperare del rektaf e nient'altro".
Si misero tutti a discutere e a litigare.
Stavano già per venire alle mani quando scorsero un maestro sufi passare poco distante.
Decisero allora di rimettere a lui la soluzione del diverbio e, raggiuntolo, gli spiegarono tutta la cosa. "Bene - ripose - venite con me. Risolverò il vostro problema con piena soddisfazione di tutti".
Giunti a Konya li portò da un fruttivendolo, dal quale comprò un dinaro d'uva, e tutti furono contenti, poiché infatti quella volevano, pur chiamandola ciascuno con il termine precipuo della propria lingua.
Il giorno seguente, mentre tutti chiacchierando camminavano alla volta di Konya, videro per terra un dinaro d'argento.
Subito quello che lo raccolse propose: "Comperiamo del mafil e dividiamocelo".
Il secondo disse: "D'accordo per dividercelo, ma io preferisco che si comperi dell'uzum".
"Io non conosco né uzum né mafil - disse il terzo - ma ho proprio voglia di balesh. Compriamo del balesh e dividiamocelo in parti uguali".
Il quarto, però, protestando, affermava che nulla fosse meglio del bestan, e che un dinaro di bestan ci voleva proprio.
Ma il quinto, un poco infuriato gridò: "Tacete tutti: a Konya prenderemo del rektaf. Nel mio paese si loda il rektaf di Konya e io non ne ho mai mangiato. Dobbiamo comperare del rektaf e nient'altro".
Si misero tutti a discutere e a litigare.
Stavano già per venire alle mani quando scorsero un maestro sufi passare poco distante.
Decisero allora di rimettere a lui la soluzione del diverbio e, raggiuntolo, gli spiegarono tutta la cosa. "Bene - ripose - venite con me. Risolverò il vostro problema con piena soddisfazione di tutti".
Giunti a Konya li portò da un fruttivendolo, dal quale comprò un dinaro d'uva, e tutti furono contenti, poiché infatti quella volevano, pur chiamandola ciascuno con il termine precipuo della propria lingua.
Così, pur se lo chiamano con nomi differenti, dal momento che tutti parlano di Dio, perché litigano?
Fabrizio e Giovanna
grazie , davvero,ottimo e documentato il vostro lavoro ed io leggendovi mi arrichisco...
RispondiEliminaFranca
Grazie a te, i tuoi complimenti ci spronano a lavorare sempre meglio.
RispondiEliminaComplimenti, Fabrizio e Giovanna per queste valutazioni sull'Ordine templare. Anche la Frale dovrebbe prenderle in considerazioni visto che le sue ricostruzioni fantasy sull'Ordine, tipo che lo sputo sullo croce era una prova di nonnismo e che nell'Ordine non vi è alcun esoterismo.
RispondiEliminaGrazie per i complimenti.
EliminaI dignitari dell'Ordine erano in contatto con i più grandi eruditi del loro tempo, sia Cristiani che Musulmani, quindi è impensabile che non siano venuti a conoscenza di quella "scienza altra e alta" che è la Filosofia Ermetica.
Infatti ma non solo visto che i capi dell'Ordine dichiararono che lo sputo della croce e il rinnegamento di Cristo erano riti di provenienze tradizionale. Quindi ben prima del loro arrivo in Palestina, i nobili del Tempio erano portatori di una religiosità "oscura", ancora non decifrabile che ovviamente passa attraverso una cultura celtica d'elite. Basti pensare all'adorazione della testa magica, il che ci rimanda alla tradizionale festa celtica di Halloween con le teste magiche parlanti ( ora zucche)
RispondiEliminaEsattamente, se non si parte da questo presupposto risulta arduo riuscire a comprendere l'alta spiritualità dell'Ordine del Tempio.
RispondiEliminaPer questo motivo, consiglio la lettura del nuovo e-book, scaricabile da www.Amazon.com, dal titolo "la religione segreta dei Templari".
RispondiEliminahttp://www.amazon.com/Religione-Segreta-Templari-Italian-Edition-ebook/dp/B00GZ8MN5Q
Grazie per il suggerimento, leggeremo l'e-book al più presto.
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