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giovedì 12 marzo 2020

Interventi piemontesi nel litorale di Cagliari e Quartu Sant’Elena durante e dopo l’attacco francese





L’attacco dei francesi mise a nudo l’inadeguatezza del sistema difensivo del Golfo di Cagliari e si sentì il bisogno di adeguarlo alle nuove tecniche belliche.

Durante il tentativo di invasione francese le torri spagnole di Carcangiolas, del Margine Rosso, di Foxi, di Sant’Andrea e di Is Mortorius furono giudicate ormai indifendibili e l’Amministrazione decise di provvedere alla costruzione di numerose postazioni difensive nei litorali di Sarroch, Cagliari, Quartu Sant’Elena, Sant’Antioco e nell’Alta Gallura.

Torre Foxi




Fortino di Sant'Ignazio

Nel 1792 l’Amministrazione delle Torri decise di creare una linea difensiva nell’area tra il Margine Rosso e Is Mortorius con tre batterie costiere situate al Margine Rosso, a Serra Perdoso e a Santa Luria, nelle quali nel febbraio 1793 furono inviati 16 cannonieri. 


Dopo l’attacco francese iniziarono i lavori di fortificazione di tali baluardi, però, vista la loro lentezza, nel 1794 si pensò di affidare la difesa costiera ad un’unica torre bene armata; per tale esigenza si decise di completare una delle tre batterie edificate nel 1792 e la scelta cadde su quella situata al Margine Rosso denominata Su Forti.



La torre di Su Forti fu dotata di 6 cannoni e difesa da una guarnigione di 5 uomini e rimase di pertinenza dell’Amministrazione fino al 1798, dopo tale data fu presa in carico dalle ville circostanti di Quartu, Quartucciu, Pirri, Selargius, Settimo S. Pietro, Maracalagonis e Sinnai.





Nel novembre del 1801, sotto la direzione dell’ingegnere Francesco Ari si decise di costruire il forte, l’anno successivo furono necessari ulteriori finanziamenti per la sua manutenzione e la guarnigione fu ridotta a due soli torrieri. Fino al 1841 il forte fu sottoposto a diversi lavori di restauro, fino a che, dopo l’abbandono del 1843, fu ulteriormente fortificato con cemento armato durante la Seconda Guerra Mondiale e trasformato in posto di osservazione. 

Dopo diversi anni di lavori atti al recupero del forte, divenuto ormai un rudere, il 7 dicembre 1985 venne adibito a chiesa parrocchiale, intitolata a San Luca fino al 2001, quando fu inaugurata la nuova chiesa attualmente utilizzata dalla comunità del Margine Rosso.




Diverso destino fu riservato al Forte di Sant’Ignazio, edificato nel 1793, che fu il principale baluardo difensivo del Colle di S. Elia contro l’attacco della flotta francese. Il fortilizio è inscrivibile in un quadrilatero ideale di 49 metri per 46,5. 

La sua posizione risultò strategica per la difesa e la guardia della torre di Calamosca che difendeva il Lazzaretto e la gola del monte di Sant’Elia; dalla sua sommità, pari a circa 96 metri s.l.m., era infatti possibile  controllare un campo visivo di circa 35 km.

Torre di Calamosca o dei Segnali




Fortino di Sant'Ignazio


Il primo forte, edificato in tutta fretta e ultimato il primo giorno dell’attacco francese del 27 gennaio 1793, fu proposto dal segretario dell’Amministrazione delle Torri e progettato dal maggiore ingegnere Franco. Durante il conflitto si presentava come un fossato a forma di cuneo protetto da palizzate in legno dove erano collocati una mezza dozzina di cannoni piazzati frettolosamente.

Dopo la guerra si decise di rinforzare la struttura, vinse l’appalto il progetto presentato dall’ingegnere Franco che propose, ispirandosi al sistema del Vauban, un forte a pianta stellare.


  






La forma stellare è determinata dai cinque bastioni con parapetto in “barbetta” che lo compongono; tre di essi sono adiacenti e rivolti verso la città di Cagliari e costituiscono un’opera a corona o a cappello di prete, i due rivolti verso Calamosca costituiscono un’opera a corno con due torrette “casamattate” voltate nel pianterreno. 




 






Fabrizio e Giovanna





Notizie tratte da:  “Guida alle torri e forti costieri”, Massimo Rassu, in Conosci la Sardegna, vol. I