Il 6 luglio del 1795 vi fu nella città di Cagliari una sommossa che, per la partecipazione popolare e per i suoi fattori scatenanti, si può considerare la più spontanea e politicizzata.
Abbiamo visto che quanto accadde il 28 APRILE 1794 non ebbe effetti così eclatanti dal punto di vista sociale: non vi furono grosse rappresaglie e i funzionari piemontesi furono allontanati con i loro effetti personali senza subire violenza alcuna. Fu una rivolta atta semplicemente ad ufficializzare una nuova realtà caratterizzata dall'ascesa della nuova classe politica, dove spiccavano uomini di legge e intellettuali che, incoraggiati dal clima rivoluzionario che imperversava il mondo circostante, si facevano portavoce di nuovi ideali, atti a superare le vecchie concezioni feudali di proprietà e sfruttamento del lavoro. I feudatari, dal canto loro, nonostante la poca devozione nei confronti di una monarchia tendente all'assolutismo, si resero conto del fatto che il loro destino fosse fortemente legato a quello della classe dominante e sentivano sempre più pressante il terrore di venire travolti dall'ondata innovatrice.
Dopo “il
vespro sardo” il governo fu assunto dalla Reale Udienza, dominata da Giovanni
Maria Angioy, e la difesa fu affidata alla milizia popolare di Vincenzo Sulis.
Dopo la
fallimentare missione a Torino il Sircana e il Pitzolo rientrarono nell’isola e
quest’ultimo manifestò da subito la sua avversione ai fatti appena occorsi,
spaccando così la città di Cagliari in due fazioni contrapposte che vedevano,
da un lato, quella conservatrice dove confluì lo stesso Pitzolo, e dall’altro,
quella chiamata dei Giacobini, costituita da personaggi dotati di idee più
progressiste come il Cabras, il Pintor, il Sulis, il Musso e l’Angioy.
Nella città di Cagliari si incominciò a sospettare che il Pitzolo si fosse venduto per ottenere in cambio dei vantaggi, tale idea trovò conferma il 5 luglio 1794 con la nomina di nuovi alti ufficiali da parte del governo di Torino: il Pitzolo fu nominato sovrintendente del Regno, il marchese Paliaccio della Planargia generale delle milizie, l’avvocato Gavino Cocco reggente la Reale Cancelleria e il Cavalier Santuccio governatore di Sassari.
Nella città di Cagliari si incominciò a sospettare che il Pitzolo si fosse venduto per ottenere in cambio dei vantaggi, tale idea trovò conferma il 5 luglio 1794 con la nomina di nuovi alti ufficiali da parte del governo di Torino: il Pitzolo fu nominato sovrintendente del Regno, il marchese Paliaccio della Planargia generale delle milizie, l’avvocato Gavino Cocco reggente la Reale Cancelleria e il Cavalier Santuccio governatore di Sassari.
Questo fu
un subdolo espediente che, apparentemente, soddisfaceva una delle cinque domande,
ma di fatto saltò l’antica prassi del sistema delle terne, che consisteva nella presentazione di tre candidati decisi in Sardegna, tra i quali il re poteva sceglierne uno.
Tale imposizione dall’alto inasprì le già pressanti divisioni interne che il nuovo viceré, il marchese Filippo Vivalda, sbarcato nella città di Cagliari il 6 settembre 1794, seppe sfruttare a suo vantaggio.
Tale imposizione dall’alto inasprì le già pressanti divisioni interne che il nuovo viceré, il marchese Filippo Vivalda, sbarcato nella città di Cagliari il 6 settembre 1794, seppe sfruttare a suo vantaggio.
Il
malcontento fu in seguito alimentato dalla sostituzione del conte Avogrado
nella Reggenza degli Affari del Regno con il conte Pietro Gaetano Galli della
Loggia e dalla conferma delle nomine dei tre magistrati Flores, Fontana e
Sircana, già contestati dagli stamenti perché troppo legati alla corte torinese.
Nonostante le rimostranze degli stamenti militare ed ecclesiastico, il 30 giugno 1795 il vicerè Vivalda ricevette un dispaccio contenente la notizia della conferma delle nomine dei tre magistrati da parte del ministro Galli e l’ordine che comunicasse la decisione governativa al Generale delle Armi per prendere le precauzioni del caso.
Nonostante le rimostranze degli stamenti militare ed ecclesiastico, il 30 giugno 1795 il vicerè Vivalda ricevette un dispaccio contenente la notizia della conferma delle nomine dei tre magistrati da parte del ministro Galli e l’ordine che comunicasse la decisione governativa al Generale delle Armi per prendere le precauzioni del caso.
Ai primi
di luglio del 1795 si diffuse la notizia di un tentativo di sommossa e il
Planargia mise le truppe in stato di allarme e si preparò a fronteggiare il
pericolo, intenzionato ad imprigionare i “novatori” con la collaborazione del
Pitzolo.
Il 6
luglio del 1795 alcuni membri degli Stamenti chiesero formalmente al vicerè la
destituzione del Generale e dell’Intendente. Il vicerè girò la richiesta agli
Stamenti riuniti, che in una seduta tumultuosa espressero parere favorevole. Nonostante
la protesta del popolo presente nella sala della riunione e la successiva
occupazione del palazzo, l’astuto vicerè continuò a tergiversare finché
dichiarò di arrestare il sovrintendente Pitzolo in attesa di ordini regi.
Mentre si conduceva l’arrestato nel carcere di S. Pancrazio fu trucidato dal popolo inferocito che seguiva silenzioso il corteo.
Mentre si conduceva l’arrestato nel carcere di S. Pancrazio fu trucidato dal popolo inferocito che seguiva silenzioso il corteo.
Il 22
luglio 1795 il Planargia subì lo stesso trattamento nel cortile di S.
Pancrazio.
I
sanguinosi eventi di luglio sancirono l’estromissione dei conservatori dagli
affari pubblici nella città di Cagliari.
Fabrizio e Giovanna