Pagine

mercoledì 29 maggio 2013

Riflessione sul gotico

Vincennes (Ile-de-France, Francia), castello, cappella palatina (XIV sec.)

Quando si sente parlare di architettura gotica, immediatamente si affacciano alla mente le ardite concezioni strutturali delle grandi cattedrali duecentesche del nord della Francia. Abituati come siamo a inquadrare i ricorsi storici – e di riflesso anche i fenomeni artistici – secondo una rigida maglia cronologica impostaci dalla scuola, rischiamo però, in tal modo, di ignorare e di allontanare dal campo della ricerca e degli studi intere aree geografiche e culturali che non si adattano a questi schemi. A ben vedere, la realtà dei secoli del basso Medioevo è, dal punto di vista che ci interessa, molto complessa e articolata.
Infatti la maggior parte dei testi scolastici, semplificando per ovvie ragioni di tempo e spazio, tratta del gotico in questi termini: è una corrente architettonica e artistica che nasce, prende forma e si sviluppa nella zona dell’Ile-de-France a partire dalle sperimentazioni poste in essere nel cantiere dell’importante abbazia di Saint-Denis, presso Parigi, nel secondo quarto del XII secolo, al tempo del governo dell’abate Suger (1122-1151). 
Saint-Denis (Ile-de-France, Francia),
abbazia di Saint-Denis, facciata ovest (XII sec.)

Saint-Denis (Ile-de-France, Francia), abbazia di Saint-Denis,
interno (XII-XIII sec.)

Saint-Denis (Ile-de-France, Francia),
abbazia di Saint-Denis, coro (XII sec.)

Saint-Denis (Ile-de-France, Francia), abbazia di Saint-Denis, coro (XII sec.)




Da Saint-Denis, considerata tradizionalmente la prima struttura in cui i principi base del gotico vennero applicati in modo organico, la nuova moda dilagò in tutta la regione, per diffondersi poi, secondo i modi francesi, in altre zone d’Europa nel corso del Duecento. Ovviamente una così precoce affermazione di una nuova moda architettonica dovette, specialmente nei primi decenni, convivere con l’estetica romanica allora predominante. Senza voler entrare nel complicatissimo discorso sulle modalità di diffusione del nuovo stile nei diversi territori e sul ruolo svolto dalle case regnanti e dagli ordini religiosi in questo lungo processo, si vuole qui focalizzare l’attenzione su un altro aspetto e riflettere su un punto: tornando alla prima riflessione affrontata in queste righe, si può affermare che, in linea di massima, la storiografia artistica italiana suddivide, convenzionalmente, le correnti artistiche medioevali secondo questo schema: il romanico nei secoli XI-XIII, il gotico nei secoli XIII-XIV (dal XII per la Francia settentrionale); poi, a partire dal XV secolo, vediamo il trionfo della nuova estetica rinascimentale, fondamentale tassello dell’arte italiana. Anche solo limitando il nostro campo di indagine all'Italia (ma il moderno concetto di Italia non può essere applicato all’epoca medioevale) ci si accorge immediatamente che il così detto “Rinascimento” è un fenomeno che ha caratterizzato, a partire dal XV secolo, un’area relativamente ristretta comprendente una parte dei territori dell’Italia centrale attuale, per poi diffondersi lentamente verso Milano, poi Napoli, Venezia, Roma ecc.. E il resto dell’Europa e dell’attuale territorio italiano? Quali forme architettoniche e artistiche erano dominanti mentre in “Italia” fioriva il Rinascimento? Da qui in avanti la ricerca non è più scolastica e diventa territorio per specialisti del settore. Invano, infatti, si proverà a cercare, sui testi di storia dell’arte, qualche informazione approfondita su monumenti e opere d’arte prodotti in Francia, Spagna, Germania o altri paesi nel corso del XV e XVI secolo, se non nei pochissimi casi in cui l’estetica classicista tradotta dal Rinascimento “italiano” ha fatto capolino oltralpe, con un’unica attenzione particolare alle Fiandre, la cui pittura (per altro in gran parte gotica) era ben nota nell'Italia del Quattrocento.
Napoli (Campania, Italia), basilica di San Lorenzo Maggiore
(fine XIII sec.)

Napoli (Campania, Italia), basilica di Santa Chiara (XIV sec.)

Napoli (Campania, Italia), basilica di Santa Chiara (XIV sec.)

Pur non essendo tutto ciò una novità, soltanto molto di rado si riesce a superare questa visione toscanocentrica della storia dell’arte – e dell’architettura in particolare – e a rivolgere, senza pregiudizi, lo sguardo al resto dell’Europa, in cui l’estetica dominante, fino a tutto il Cinquecento, fu solamente una: il gotico. A ben vedere la corrente architettonica e artistica di cui stiamo parlando ha caratterizzato le espressioni culturali di un intero continente per quasi mezzo millennio, divenendo un vero linguaggio internazionale, a tutti i livelli di espressione, dall’architettura alla pittura, alla scultura, all’oreficeria, alla letteratura ecc., tanto che si può parlare di una vera e propria “civiltà gotica”, che ha lasciato tracce profonde della sua diffusione capillare in un territorio vastissimo, dal Portogallo alle regioni baltiche, dalla Scandinavia a Malta, con l’aggiunta di alcuni episodi significativi di epoca crociata in Terra Santa. 
Amiens (Piccardia, Francia), cattedrale di Notre-Dame (XIII sec.)
Amiens (Piccardia, Francia), cattedrale di Notre-Dame (XIII sec.)

Bruxelles (Belgio), cattedrale dei Santi Michele e Gudula, facciata (XV sec.) 
Amiens (Piccardia, Francia), cattedrale di Notre-Dame (XIII sec.)

Reims (Champagne, Francia), cattedrale di Notre-Dame (XIII sec.) 
Reims (Champagne, Francia), cattedrale di Notre-Dame (XIII sec.)
I limiti culturali possono essere individuati nel mondo islamico a sud e nei paesi di fede ortodossa a est e nell’area balcanica. È poco noto che diverse architetture gotiche, erette nel corso del XVI secolo e fino ai primi anni del XVII, sono presenti anche in alcuni paesi del centro America, in particolar modo nella Repubblica Dominicana (cattedrale di Santo Domingo) e in Messico.

Problema da non sottovalutare è che si è abituati a considerare il gotico come una corrente artistica appartenente al Medioevo (altro concetto convenzionale che attende ancora una logica demarcazione storica, cronologica, geografica e culturale), la cui data di fine, convenzionalmente, si pone al 1492; per cui, trovandoci al cospetto di manufatti e opere che richiamano alla mente uno stile che ha caratterizzato una fase storica ormai conclusa, siamo portati a credere che si tratti di un qualcosa di “tardo”, e di conseguenza minore, quasi fosse la ripetizione stanca e monotona degli stilemi di una corrente già superata.

Parigi (Francia), cattedrale di Notre-Dame (XII-XIII sec.)
Parigi (Francia, chiesa di Saint-Severin, coro (fine XV sec.)
Parigi (Francia), Hotel de Cluny, cappella (XV sec.)

Parigi (Francia), chiesa di St. Gervais-St. Protais (primi XVI sec.)

Oltralpe l’estetica classicista e “rinascimentale” non riuscì mai ad attecchire in maniera profonda, e la troviamo applicata in modo coerente solo in pochi grandi cantieri, generalmente sotto il diretto controllo regio (ad esempio il grandioso palazzo cinquecentesco de El Escorial, presso Madrid, voluto da Filippo II). In altri casi troviamo un’applicazione superficiale di pochi elementi decorativi, spesso inseriti su strutture architettoniche di schiette forme gotiche. Nelle varie zone europee, ovviamente, questo lungo periodo di sedimentazione ed evoluzione della cultura gotica, si esplica con declinazioni regionali diverse e molto particolari (basti pensare, a titolo di esempio, all’estetica così detta “manuelina” in Portogallo), ma con risultati in linea di massima di grande rilievo e originalità.
Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm, chiesa (XVI sec.)
Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm,
chiesa (XVI sec.)
Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm, chiesa (XVI sec.)
Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm, chiostro (XVI sec.)
Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm, chiostro (XVI sec.)

Lisbona (Portogallo), monastero dos Jerònimos de Belèm, chiostro (XVI sec.)
In genere si tende a contrassegnare l’architettura e l’arte di questi secoli con il termine oltre modo improprio di “tardo-gotico”, che di per sé implica una concezione negativa del fenomeno, come se si trattasse di espressioni attardate e provinciali di un linguaggio oramai marginale nel quadro culturale dell’Europa del tempo. La realtà è invece ben diversa: il gotico fu, come già detto, fino a tutto il XVI secolo, l’unica estetica dominante in tutto il continente; per ovvie ragioni, quasi ovunque l’originaria declinazione del gotico del nord francese subì, nei tempi lunghissimi di elaborazione delle forme e di espansione nei diversi paesi, rielaborazioni e aggiornamenti anche di ampia portata, con risultati di estrema novità e rilevanti dal punto di vista delle soluzioni adottate. 
Chartres (Centre, Francia), cattedrale di Notre-Dame,
facciata ovest (fine XII-primiXIII sec.)
Chartres (Centre, Francia), cattedrale di Notre-Dame,
transetto sud (XIII sec.)
Chartres (Centre, Francia), chiesa di Sanint-Pierre (XIII sec.)
Il sedimentarsi – anche a opera delle diverse case regnati che la fecero propria – della cultura costruttiva gotica in una zona piuttosto che in un’altra portò, in effetti, a un’estrema diversificazione e a un grande fermento di rielaborazione, tanto che, a uno sguardo poco attento, potrebbe apparire difficile considerare come appartenenti allo stesso stile e allo stesso ambito culturale un edificio portoghese cinquecentesco con uno inglese della stessa epoca. L’estrema dilatazione cronologica del fenomeno porta poi con sé, alla luce di quanto appena detto, che una cattedrale francese del Duecento si presenta, a occhi profani, molto diversa da una chiesa tedesca o polacca del Quattrocento, non solo per una diversa applicazione e rielaborazione del repertorio decorativo, ma anche per la differente articolazione e concezione dello spazio, che, in alcuni casi, fa molto riflettere. 
Cracovia (Polonia), cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao (dal XIV sec.)
Cracovia (Polonia), chiesa di Santa Maria (XIII-XVI sec.)
Basilea (Svizzera), Leonhardskirche (XV sec.)
Praga (Boemia, Repubblica Ceca), cattedrale di San Vito,
coro (XIV sec.)

Praga (Boemia, Repubblica Ceca), cattedrale di San Vito, coro (XIV sec.)

Ad ogni modo e a discapito di queste ultime osservazioni, l’internazionalità del linguaggio gotico è innegabile e, anche là dove maggiormente l’edificio si discosta dalle forme originarie di questo stile e dall'idea che abbiamo di esso, l’immutata applicazione del sistema costruttivo e dei più significativi elementi strutturali, non lasciano adito a dubbi sul fatto che si tratti di una architettura gotica e non di qualcosa di diverso.
Il caso di molti monumenti italiani è, al riguardo, emblematico: basta l’esempio ben noto della cattedrale di Firenze per farci comprendere questo discorso senza troppe sottigliezze. 
Firenze (Toscana, Italia), cattedrale di Santa Maria del Fiore, navata (XIV sec.)

A una prima occhiata, sia all’esterno che all’interno, sorgono diversi problemi se abbiamo del gotico un’idea vicina a strutture quali le cattedrali di Amiens o di Canterbury: dopo il primo momento di smarrimento, si può invece notare che, da un punto di vista strutturale, gli elementi del gotico, in realtà, ci sono tutti; per cui si può senza problemi affermare che l’edificio è una applicazione degli stilemi del gotico francese attraverso il filtro della cultura classicista fiorentina (ma gli esempi di questo tipo potrebbero essere innumerevoli).
Firenze (Toscana, Italia), cattedrale di Santa Maria del Fiore, navata (XIV sec.)
Firenze (Toscana, Italia), cattedrale di Santa Maria del Fiore, navata (XIV sec.)
E la Sardegna come si colloca in questo discorso? Queste riflessioni dovrebbero portarci a considerare con un’ottica diversa il ricchissimo patrimonio architettonico di questi secoli, che caratterizza l’intero territorio regionale non meno del più noto fenomeno romanico. 
Cagliari (Sardegna, Italia), cattedrale di Santa Maria,
transetto nord, cappella (fine XIII sec.)
Cagliari (Sardegna, Italia), cattedrale di Santa Maria,
transetto sud (fine XIII-primi XIV sec.)













Sassari (Sardegna, Italia), cattedrale di San Nicola,
navata (primi XVI sec. ca.)
Alghero (Sardegna, Italia), cattedrale di Santa Maria 
(XVI sec.)a

Essendo oggi la Sardegna una regione periferica dello Stato italiano, su di essa non troviamo il minimo accenno nei testi scolastici a cui facevamo riferimento, e lo stesso discorso vale per altre regioni, oggi italiane, nei secoli dal XIII al XVI. 
Sotto la pesante ombra della visione toscanocentrica a cui abbiamo accennato, dove l’arte del Rinascimento è l’estetica dominante e il resto è “provincia”, si sono lasciati fino a oggi – e spesso con una certa superbia intellettuale –  nell’oblio interi capitoli di storia dell’arte e dell’architettura, considerati, alla luce delle odierne circostanze politiche e culturali, come marginali. 

Spesso si è sentito dire, anche in occasioni ufficiali, che in Sardegna nei secoli XV e XVI, e fino ai primi decenni del XVII, si costruivano “ancora” edifici che seguivano la moda gotica, che il Rinascimento non vi ha messo radici e che, alla fin fine, si tratta di espressioni provinciali e di poco rilievo.
Cagliari (Sardegna, Italia), convento di San Domenico,
chiostro (fine XV-primi XVI sec. ca.)

Cagliari (Sardegna, Italia), convento di San Domenico,
chiostro (fine XV-primi XVI sec. ca.)
Cagliari (Sardegna, Italia), convento di San Domenico,
chiostro (fine XV-primi XVI sec. ca.)
La realtà storica, se si tiene conto delle osservazioni sopra espresse, dice esattamente il contrario: la Sardegna, terra posta al centro del Mediterraneo e per questo aperta ai traffici non solo delle merci ma anche delle idee, era, nei secoli in questione, perfettamente allineata alle tendenze culturali europee contemporanee, e i diversi edifici sorti in quei decenni mostrano, in parecchi casi, un’applicazione raffinata, colta e aggiornata degli elementi architettonici e decorativi, secondo una particolare declinazione regionale che riflette il profondo legame storico, politico e culturale con la corona di Spagna.
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa del Santo Sepolcro, presbiterio
(fine XVI sec.)
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa della Purissima Concezione
(seconda metà XVI sec.)a
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa della Purissima Concezione
(seconda metà XVI sec.)a


Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa di Santa Lucia
(metà XVI sec. ca.)
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa di Santa Maria del Monte, presbiterio
(seconda metà XVI sec.)



Parlando in modo provocatorio, si potrebbe sostenere che, per conoscere l’evoluzione artistica della Sardegna nei secoli XIV-XVII, non è di nessun interesse pratico studiare in modo approfondito il Rinascimento toscano, mentre sarebbe fondamentale conoscere nel dettaglio la storia dell’arte e dell’architettura della penisola iberica nella stessa epoca, perché quello era il baricentro culturale privilegiato a cui la Sardegna faceva riferimento e da cui giungevano gli apporti più diversi. 
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa di Sant'Eulalia
(seconda metà XVI sec.)
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa di Sant'Eulalia
(seconda metà XVI sec.)
Cagliari (Sardegna, Italia), chiesa di Sant'Eulalia
(seconda metà XVI sec.)



Siviglia (Andalusia, Spagna), cattedrale di Santa Maria
(XV sec.)
Toledo (Castiglia, Spagna), cattedrale di Santa Maria
(XIII-XV sec.)

Per le stesse ragioni si dovrebbe, ad esempio, quando si studia l’architettura romanica “italiana”, dedicare un capitolo alla Corsica, che in quei secoli gravitava in quest’orbita, mentre ciò non avviene per il semplice motivo che l’attuale situazione politica dell’isola la vede come una regione francese.
In conclusione, lo studio delle arti e dell’architettura dovrebbe sempre tenere conto della storia particolare di ogni singolo luogo in un dato momento, senza mai perdere di vista le matrici storiche e culturali comuni ai territori che un tempo formavano un’unità, mettendo definitivamente da parte le schematiche suddivisioni che seguono i moderni confini statuali.


Le immagini allegate a queste note vogliono offrire qualche spunto di riflessione sulle questioni appena affrontate, senza nessuna pretesa di esaustività.

Nicola S.