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mercoledì 22 giugno 2011

SIMBOLISMO NELLA TESSITURA SARDA


L’antica arte della tessitura ha origini molto antiche e da sempre ha ispirato metafore relative all’uomo e alla vita.



Nella mitologia greca Esiodo ricorda le tre Moire Cloto, Lachesi e Atropo, divinità che tenevano nelle loro mani il filo della vita umana. La prima moira avvolgeva lo stame nella canocchia, la seconda lo filava con il fuso e la terza lo recideva quando il destino si era compiuto.





Presso i Greci e i Latini le tessitrici, insieme ai generali e ai sapienti, erano poste sotto la protezione della dea Pallade o Minerva, invece Platone vedeva  nella tessitura l’archetipo dell’arte di governo e applicò questo concetto nella sua idea di Repubblica.

Durante il Medioevo l’Arte della Lana era la massima tra le arti maggiori

Può darsi che anche il telaio artigianale fosse un archetipo, nei tempi antichi ogni cosa era divina, anche le invenzioni dell’uomo.



Nonostante il passare dei secoli e l’evoluzione della scienza,  la metafora esistenziale della tessitura rimase forte nell'ambito letterario e in quello filosofico,  basti pensare a Goethe che nell’atto I del Faust sostiene che ogni vero filosofo debba pensare come un tessitore.



In Sardegna la tessitura fu praticata già dal Neolitico Medio (4000 - 3500 a.C.) come testimoniano gli strumenti per la lavorazione dei tessuti, come le fusaiole e i pesi da telaio, rinvenuti in diversi siti archeologici.

Gli elementi decorativi della tessitura sarda, pur mantenendo una loro peculiarità, nel corso dei secoli furono soggetti ad adattamenti e modifiche dovuti ai nuovi motivi importati, assorbiti e adattati alle esigenze artistiche dell’Isola.
 

Secondo Gerolama Carta Mantiglia tra le varie categorie decorative si possono individuare i motivi geometrici, naturalistici, antropomorfi, religiosi e araldici


I motivi geometrici














Sono i più antichi e semplici e si dividono in rettilinei e curvilinei

Secondo Jung in ogni motivo è presente un messaggio simbolico, ad esempio il quadrato e il cerchio irradiano armonia, mentre l’ondulato rievoca il mare, il dentellato le montagne e la losanga l’occhio

I motivi naturalistici


Con le loro rappresentazioni vegetali, floreali e animali devono la loro origine nella tradizione iconografica tessile dell’Italia cinquecentesca e barocca; sono comunque presenti varietà di origine più antica come la palma che viene fatta risalire alle manifatture siriane, persiane, sassanidi, bizantine e lucchesi attive nei secoli VIII e XIII.

Tra le rappresentazioni vegetali e floreali riveste una grandissima importanza l’albero della vita che simboleggia il carattere ciclico dell’esistenza umana e dell’evoluzione cosmica, in perpetua rigenerazione, le tre parti di cui si compone mettono  in comunicazione i tre livelli fondamentali planetari: l’acqua trova la sua espressione nelle radici, la terra nella parte superficiale rappresentata dal tronco e l’aria nei rami

 

Nei tessuti sardi vengono rappresentate  anche altre varietà:

-  il fiore e il frutto di melograno che auspica l’ immortalità, la fecondità e la ricchezza

i tralci di vite con grappoli d’uva che ha valenza sia cattolica nell’Eucarestia, sia profana nell’auspicio di fertilità e abbondanza

- il fiore di cardo che è l’emblema di austerità e di longevità

- l’acanto che è la metafora della verginità

- il ramo di quercia che da solo simboleggia l’immortalità e la durevolezza, arricchito di ghiande  la virilità

- la rosa che tra il XVII e il XVIII sec. fu metafora della femminilità,  in ambito cristiano rappresenta la trasfigurazione delle gocce del sangue del Cristo e, nella variante selvatica pentalobata, fu collegata dalla mistica medievale alle cinque piaghe del Crocifisso e quindi alla resurrezione.

I motivi zoomorfi 






 Testimoniano i contatti dell’Isola con l’Oriente, tra questi ricordiamo soprattutto:

- l’aquila che rappresenta l’ascesa spirituale, l’Aquila bicipite rappresenta invece il potere supremo

- il pavone che in ambito cristiano rappresenta la resurrezione e l’immortalità

- il cervo (rappresentato nelle pitture preistoriche delle caverne con il toro e il cavallo) che simboleggia la mitezza. Le sue corna sono associate ai raggi solari o ai rami d’albero che si rigenerano ad ogni primavera; l’iconografia cristiana associa questo animale al Battesimo e all’Eucarestia perché ritenuto in grado di guarire dalle ferite dei cacciatori bevendo acqua di fonte o mangiando un’erba officinale considerata miracolosa, il dittamo.

- il leone che è l’equivalente dell’aquila sulla terra

- il cavallo che è l’ incarnazione simbolica di forza e virilità, nobiltà e intelligenza .

Posto, in origine, in relazione con il regno dei morti, al suo cranio si davano poteri apotropaici.

Il cavaliere aumenta il suo valore nobiliare per la sua appartenenza ad una classe guerriera con codice d’onore



Fabrizio e Giovanna




Bibliografia:

Luciano Gherisi “la tessitura umana, a mano e industriale”, in AA.VV., “Tessuti. tradizione e innovazione della tessitura in Sardegna”

Doretta Davanzo Poli “tessitura come linguaggio: decorazione e simboli”, in AA.VV., “Tessuti. tradizione e innovazione della tessitura in Sardegna”

Mary Gislon e Rosetta Palazzi “Dizionario di Mitologia e dell’antichità classica”






5 commenti:

  1. interessante
    grazie per averlo condiviso

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  2. Il rapporto privilegiato dei Sardi coi tessuti, arriva da molto lontano,e da molto tempo fa': la produzione Sarda è molto affascinante, perchè ha un carattere conservativo,vediamo oggi una produzione che avremo visto con qualche piccola differenza a Micene nel 1200 ac. Ancora oggi in alcuni paesi della Tracia, altrettanto conservativi, le stesse immagini e gli stessi tessuti, che ci riportano agli anni delle grandi migrazioni dei popoli Danubiani, che, affiancati da formidabili navi e armi di bronzo, affrontavano i mari, per colonizzare il Mediterraneo occidentale.

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  3. ho trovato queste pagine molto interessanti, grazie

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