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mercoledì 8 giugno 2011

PICCOLE RIFLESSIONI SUL MEGALITISMO


Quello che vediamo nella foto è il bellissimo dolmen Sarbogadas di Birori, una tomba megalitica datata da alcuni studiosi alla cultura di Ozieri nel neolitico recente (3500/3300-2900 AC), altri la fanno risalire all'inizio dell'eneolotico (2900 circa AC).
dolmen Sarbogadas- Birori

Il megalitismo è il primo linguaggio architettonico globale  della storia, esistono esempi di strutture megalitiche costruite con tecniche e modalità molto simili in tutto il mondo. 

Prendendo in esame i dolmen della Sardegna, della  Francia o dell'Irlanda non è possibile riscontrare grandi differenze costruttive, è evidente la loro "parentela" culturale.


Dolmen - Irlanda


Le strutture megalitiche sono l'antica testimonianza di un unico popolo che in tempi lontanissimi ha abitato la terra, oppure gli esseri umani in diverse aree geografiche hanno elaborato le stesse tecniche costruttive e le hanno adibite alle stesse funzioni?

Dal punto di vista della psicologia archetipica, il problema è di facile soluzione per essa le affinità tra popoli lontani sono archetipi, cioè un bagaglio culturale insito nella natura umana.
Invece l'archeologia ufficiale si basa su fatti certi, cerca dei riscontri scientificamente attendibili che dimostrino eventuali contatti tra i popoli "megalitici".

Dolmen Sa Coveccada - Mores

File:Dolmen Grammont.jpg

Dolmen di Grammont, Hérault


Il Megalitismo si sviluppò in un arco cronologico abbastanza breve, sembra effettivamente opera di un'unica cultura, anche se le datazioni variano, molto probabilmente talvolta sono soggette all'interpretazione ideologica degli studiosi che nel corso degli anni si avvicendano. Questi, non riuscendo a capire in che modo maestranze della stessa estrazione culturale possano aver concepito un progetto globale e globalizzante, cercano di trovare il capostipite di una tipologia costruttiva che poi si sia diffusa in tutto il mondo. A questo punto si apre un altro problema, se noi attribuiamo agli uomini dell'epoca una scarsa conoscenza tecnologica e una scarsa attitudine allo spostamento, non siamo in grado di spiegare come da un unico fulcro si sia potuta sviluppare una cultura "internazionale" compresa da popoli molto lontani tra loro.
Lo studio di civiltà così antiche è reso più difficile anche dal fatto che non abiamo a disposizione ufficialmente testimonianze scritte ma soltanto architetture in grado di sfidare i millenni.
Probabilmente per riuscire ad interpretare pienamente il pensiero degli uomini che ci hanno preceduto, dovremmo, nei limiti del possibile, applicare all'archeologia e alla storia anche le altre discipline come l'antropologia, la storia delle religioni e la psicologia archetipica, cercando di trovare i nessi che possano permettere una visione globale di ciò che di grandioso hanno realizzato; per giungere a questo risultato è necessario mettere da parte quei pregiudizi che ci portano erroneamente a considerarli inferiori, dei primitivi rozzi e privi di un cervello in grado di elaborare, ma soprattutto tradurre nella pietra, concetti complessi e trascendenti.



Fabrizio e Giovanna




1 commento:

  1. Da "Ulisse, Nessuno, Filottete" di Alberto Majrani: "i popoli nordici erano navigatori e costruttori di megaliti: in effetti, se si va a guardare la distribuzione dei principali monumenti megalitici in Europa, ci si accorge che si trovano in massima parte sulle coste atlantiche, ma con una presenza notevole sulle isole mediterranee, come le Baleari, la Sardegna, Malta, tutte pressoché allineate in direzione est ovest. Non è pensabile che l’origine del megalitismo sia da ricercare in una di quelle isole, perché assisteremmo ad una distribuzione completamente diversa; quindi è da presumere che i costruttori di megaliti provenissero dal nord Europa, ed entrassero nel Mediterraneo nel giro di qualche settimana, magari seguendo le rotte di migrazione dei tonni.
    Si tenga presente che in quell’epoca non doveva essere difficile trovare dei grandi alberi millenari, con il tronco di tre e più metri di diametro, da scavare per ricavare delle grandi navi monoblocco, come fanno ancora adesso certe popolazioni rimaste all’età della pietra. Per dare un’idea, le caravelle di Colombo erano larghe circa 6 metri e lunghe 20, e andavano dappertutto. Probabilmente, la distruzione dei grandi alberi causò una grave crisi ecologica ed economica ai navigatori, crisi dalla quale si ripresero solo quando impararono a costruire nuovi tipi di navi tenendo assieme assi e fasciami. La penuria di alberi di grosse dimensioni potrebbe anche avere bloccato la diffusione della civiltà megalitica."

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