L’area di Cornus rappresenta una situazione funeraria relativa all’ambito romano-bizantino ed è situata nella Sardegna occidentale, al centro della zona di Oristano, tra S’Archittu e Santa Caterina di Pittinuri.
In epoca fenicio-punica era uno degli insediamenti più importanti fondato su un preesistente insediamento nuragico testimoniato dal ritrovamento di resti di ceramica dell’epoca.
Tale luogo è famoso per essere stato fulcro della rivolta che scoppiò nel 215 a .C., come reazione alla conquista romana avvenuta nel 238 a .C. Tale rivolta fu guidata da Ampsicora e da suo figlio Josto, probabilmente nobili sardi punicizzati o di origine punica, che per l'occasione chiesero l'aiuto della stessa Cartagine e delle popolazioni sarde dell'interno, i Sardi Pelliti. La rivolta fu soffocata dopo due battaglie combattute la prima nei pressi di Cornus e l’altra nel Campidano, in tale occasione i due protagonisti persero la vita.
Di tale battaglia abbiamo un’ampia relazione (crediamo non completamente imparziale) di Tito Livio che riportiamo tradotta per intero nella nota a fondo pagina [1]
La presenza del grosso complesso episcopale dimostrerebbe che la città fu sede di diocesi, anche se non si sa quando, dal momento che l’unico vescovo di Cornus attestato risale al VII sec. Questa ipotesi è ulteriormente avvallata dal fatto che nel concilio del 484, tra le cinque diocesi della Sardegna che vengono nominate, compare il nome di Senafer, toponimo poi sciolto in Sinus-Afer ossia golfo di Oristano. La zona di Cornus ha nella cartografia una serie di toponimi tra cui Lenaghe che compare sempre, tranne in una carta catastale dove questo luogo è indicato come SENAFER.
L’origine dell’area funeraria si può far risalire più o meno agli ultimi anni del III sec. e inizi del IV
La basilica quindi risalirebbe alla metà del IV sec.
L’AREA CIMITERIALE
L’area cimiteriale nasce a N-E del complesso. Inizialmente le sepolture dovevano essere ad una certa distanza l’una dall’altra, poi andarono ad inserirsi negli spazi rimasti liberi.
Le sepolture hanno tipologie diverse:
SARCOFAGO: di solito è rettangolare e può essere monolitico o in più pezzi, può essere inserito in una fossa scavata nel terreno o può trovarsi sopra il piano di calpestio (sono presenti entrambi)
A CASSONE: tipo di sepoltura in muratura realizzata tagliando una fossa rettangolare, le pareti della quale vengono foderate con dei mattoni per evitare la caduta di terra
A CAPPUCCINA: costituita da una copertura realizzata in tegole poste accanto l’una con l’altra in modo da costituire due spioventi. Queste tombe sono inserite in una fossa
IN ANFORA: il corpo è disposto dentro una fossa in posizione supina, le braccia sul bacino e il corpo viene ricoperto da un’anfora o da pezzi di anfora, poi la tomba viene ricoperta di terra. è una sepoltura usata soprattutto in Africa, Sardegna e Spagna.
Attorno alla tomba venivano costruiti dei ripiani in muratura che servivano come dispositivi per i banchetti
La basilica cimiteriale rettangolare è dotata di due absidi, quella esterna è precedente perché si lega ai muri perimetrali, invece quella interna fu costruita successivamente con la funzione di delimitazione.
Aula rettangolare e particolare dell'abside interna |
Accanto si trovano due edifici con orientamento contrapposto, la basilica episcopale con abside ad est e quella liturgica con abside ad ovest.
La basilica episcopale con abside ad est è un ampia struttura rettangolare divisa in tre navate, vi si accede attraverso un ingresso nella parte occidentale preceduto da un nartece (zona esterna riservata ai non battezzati), la navata mediana è divisa internamente da strutture murarie che delimitano uno spazio destinato al presbiterio, al centro abbiamo il quadratum populi (cioè l’area riservata al popolo).
Da quella episcopale si accede alla basilica liturgica con abside ad ovest dotata di battistero cruciforme internamente e poligonale all’esterno, ancora non si è sicuri se questa struttura fosse nata da subito con questa concezione o se in un secondo tempo un ambiente rettangolare fosse stato trasformato in una struttura interna cruciforme.
particolare della vasca battesimale |
Fabrizio e Giovanna
[1] Tito Livio, Ab Urbe Condita - Liber XXIII – 40: “E nella Sardegna il pretore Tito Manlio cominciò a governare le faccende che erano state tralasciate da quando il pretore Quinto Mucio era caduto in grave malattia. Manlio, tirate in secco le grosse navi a Carales e date le armi alle ciurme per fare la guerra per terra, ricevuto dal pretore l’ esercito, formò 22 mila fanti e 1200 cavalieri. Portatosi con questa fanteria e cavalleria nel terreno del nemico pose il campo non lontano da quello di Hampsicora. Era Hampsicora passato allora ai Sardi Pelliiti ad armarvi la gioventù con cui accrescere le sue forze. Stava a guardia del campo suo figlio, di nome Iosto; fiero per giovinezza, venuto temerariamente alle mani, fu sbaragliato, e messo in fuga. Tremila furono i Sardi uccisi, e quasi ottocento presi vivi. Il resto dell’esercito, dapprima sbandato per i campi e per i boschi, inseguito fuggì nella città chiamata Corno, capoluogo del paese dov’era fama, che si fosse rifuggito il comandante. E quella battaglia avrebbe messo fine alla guerra nella Sardegna se la flotta Cartaginese, condotta da Asdrubale, che era stata sbalzata dalla burrasca alle Baleari, non fosse venuta in tempo a ravvivare la speranza di ribellarsi. Manlio, avuta notizia dell’arrivo della flotta Cartaginese, si riparò a Caralis; il che porse occasione ad Hampsicora di unirsi ad Asdrubale. Questi, sbarcate le sue truppe e rimandata la flotta a Cartagine, partito con la guida di Hampsicora a depredare il paese degli alleati del popolo Romano, sarebbe giungo sino a Caralis se Manlio, fattoglisi incontro con l’esercito, non lo avesse trattenuto dal saccheggiare oltre. Dapprima gli accampamenti stettero di fronte a picciolo intervallo; poi si sono fatte scorrerie e leggeri combattimenti con vario esito; infine, si venne alla battaglia aperta e, bandiere contro bandiere, si combatté in battaglia ordinata per 4 ore. I Cartaginesi tennero sospesa lungamente la vittoria, essendo i Sardi avvezzi ad esser vinti agevolmente; infine, anche quelli, non vedendosi intorno che strage e fuga di Sardi, si misero in rotta; ma mentre voltano le spalle, il Romano, fatta girare 1’ ala, colla quale aveva sfondati i Sardi, li avviluppò. Da lì in poi fu più strage che combattimento. Furono fatti a pezzi 12 mila tra Sardi e Cartaginesi, presi 3700; e 27 bandiere”.
Alcune considerazioni sull'Articolo:
RispondiEliminaIl Golfo di Oristano è compreso tra Capo San Marco e Capo Frasca.
La città di Cornus è situata all'esterno del Golfo Di Oristano molto più a Nord in prossimità di Santa Caterina di Pittinnuri.
L'identificazione di Cornus con Senafer se tradotto come "Sinus Africanus" Golfo di Oristano non è pertanto corretta.
Suggerimento:Scrivere in corsivo il toponimo "Lenaghe" e lo si confronti con "Senafer".
Saluti
Austiana
La zona in questione fu identificata come porto africano forse perchè interessata dall'arrivo dei vescovi africani dopo l'avvento dell'Arianesimo che ne determinò il loro esilio. Considerando che il golfo di Oristano non è distante da Cornus e che quindi tutta l'area poteva essere stata identificata come porto africano, l'ipotesi di sinus afer = sinafer = Cornus da noi riportata e condivisa dalla maggior parte degli studiosi, potrebbe essere plausibile. Si può anche concordare con il prof. Pittau il quale afferma che Cornus sarebbe la “traduzione” di Sanaphar ossia la denominazione originaria, cioè sardiana o nuragica, dell’antico centro abitato dei Nuragici. Non essendo degli esperti di toponomastica attendiamo altri interventi che possano fornire ulteriori interpretazioni. Abbiamo confrontato in corsivo i due termini e non escludiamo che nella trascrizione dell'epoca, come spesso accadeva, alcune lettere potessero essere confuse, anche per questo attendiamo altri commenti. Grazie, contraccambiamo i saluti.
RispondiEliminaIl Mulino del Tempo