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sabato 23 aprile 2016

LA RESISTENZA DEI SARDI ALLA FRANCIA RIVOLUZIONARIA




Il re Vittorio Amedeo III (1773-1796), succeduto al padre Carlo Emanuele III, manifestò subito la sua dedizione alle armi; congedato il Bogino e gli altri ministri del regno, provvide infatti a spendere denaro in fortificazioni e  divise militari.

Nel frattempo l’ondata rivoluzionaria della Francia si fece sentire in tutta Europa e il re, dopo aver tentato di guidare un lega italiana antirivoluzionaria, respinse nel 1792 la richiesta francese di un’alleanza per condurre la guerra contro l’Austria.

Il motivo di tale rifiuto fu determinato dalla politica retrograda di Vittorio Amedeo III  che fece della città di Torino il rifugio degli aristocratici fuoriusciti e il centro di intrighi con l’Austria e con la Prussia per l’organizzazione di una crociata antifrancese.
A quel punto la guerra divenne inevitabile e, fra il novembre 1792 e il gennaio 1793, furono annesse alla Francia Nizza e Savoia.

Le attenzioni degli antirivoluzionari furono rivolte essenzialmente all'organizzazione dell’attacco alla Francia, meno ad approntare una difesa adeguata agli attacchi che ben presto dovettero subire; uno di questi fu indirizzato proprio alla Sardegna, che veniva considerata una facile conquista grazie al malcontento degli abitanti contro il governo piemontese e, il 21 dicembre del 1792, una grossa squadra navale francese comparve davanti alla città di Cagliari.


Nel mese di gennaio del 1793 la nobiltà, il clero e i mercanti sardi, preoccupati per il tentennamento del viceré Balbiano, decisero di prendere in mano la situazione e organizzarono e finanziarono la resistenza.
I Francesi nel frattempo presero Carloforte, ribattezzandola l’isola della Libertà, sbarcarono a S. Antioco e il 14 febbraio, dopo essere sbarcati al Margine Rosso, iniziarono a bombardare la città di Cagliari. 

Dopo tre giorni, un forte vento investì il golfo sbattendo sul litorale di Quartu le navi francesi che sospesero i bombardamenti per i danni subiti e il 20 lasciarono il golfo di Cagliari.
L’unico presidio francese presente nel meridione dell’isola rimase a Carloforte e a Sant'Antioco.
Il 24 febbraio Napoleone Bonaparte bombardò La Maddalena con l’obiettivo di prendere la guarnigione per poi  trasferirsi a Palau ed occupare la Sardegna settentrionale, ma fallì miseramente per l’ammutinamento della corvetta francese d’appoggio.
Il 25 maggio, in seguito all'attacco delle navi alleate spagnole, si arrese anche l’isola di San Pietro.

Vincenzo Sulis nella sua Autobiografia riporta un episodio curioso avvenuto in prossimità della Torre dei Segnali dove fu sistemata una batteria che controllava il tratto di costa tra Cala Mosca, Sant'Elia e tutta l’attuale spiaggia del Poetto. 



La torre, fu infatti bersagliata incessantemente, durante tutta la permanenza della flotta francese nel golfo di Cagliari, ma il nemico colpì sempre nello stesso punto, cioè sul basamento di roccia viva, lasciando il piccolo fortino illeso.

Dopo la ritirata dei francesi il sovrano si dichiarò disponibile a premiare i più meritevoli, ma vi fu una grossa disparità tra piemontesi e sardi; tale disparità fu la causa scatenante delle rivendicazioni sfociate in quella che passò alla storia come Sa die de sa Sardigna di cui parleremo a breve.

Fabrizio e Giovanna

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