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sabato 16 maggio 2020

Via Pietro Martini



Nella parte alta del quartiere di Castello si può accedere o da Viale Buoncammino, passando da porta Cristina, o dai Giardini Pubblici percorrendo la via Ubaldo Badas e passando da porta San Pancrazio. 




Giunti alla torre di San Pancrazio ci si trova nella piazza Indipendenza, da dove, per accedere nel cuore del quartiere, si possono imboccare la via Martini, la via Canelles e la via La Marmora.




Via Pietro Martini è una delle strade più antiche, in essa, verso il XIII secolo, si insediarono alcuni fabbri pisani e la loro presenza valse la denominazione di Ruga Fabbrorum. 

 

La via fu denominata Vicus Fabbrorum anche durante i primi tempi della dominazione aragonese, fino a quando tale attività fu trasferita nel tratto che da via Manno porta al largo Carlo Felice, denominato appunto s’arruga de is ferreris. Nei documenti del XVI secolo  la strada fu denominata Carrer de Palau e Carrer de Santa Lucia.

 



Per quanto riguarda la prima denominazione essa è da attribuirsi alla presenza del Palazzo regio quale sede del governatore generale del regno di Sardegna, mentre per quanto concerne la denominazione Carrer de Santa Lucia è connessa all’omonima chiesa donata dal viceré don Antonio Cardona alle suore Clarisse, venute da Barcellona sotto l'invito di papa Paolo III. 





La chiesa, attualmente inglobata nella scuola intitolata a "Umberto e Margherita", è a navata unica a tre campate e la sua facciata è ancora visibile nella via anche se si mimetizza con il resto del muro. 

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Dalla vicina piazzetta Mundula è possibile ammirare il retro dell’edificio ecclesiastico che sorge sopra le tracce delle precedenti fortificazioni pisane sulla roccia a strapiombo.



Nel XVIII secolo la via venne più frequentemente indicata con Calle de lo Palacio, mentre, nel secolo successivo, il tratto di fronte al palazzo reale e a quello episcopale continuò ad essere denominato Contrada del Palazzo, mentre il tratto che arriva alla piazza di San Pancrazio prese il nome di Contrada di Santa Lucia, dove, come riportato nel post LA SOMMOSSA DEL 6 LUGLIO 1795, fu trucidato il sovrintendente Pitzolo mentre veniva tradotto in stato di arresto nel carcere di San Pancrazio.





Sulla destra, nel tratto di strada che precede la piazzetta Mundula, all’interno di un cortile è possibile ammirare un bel medaglione in cotto risalente ai primi decenni del XX secolo con canoni estetici del liberty che riproduce un busto femminile.



L’attuale intitolazione risale al 1874, quando, con un atto formale, l’amministrazione civica di Cagliari volle ricordare l’insigne studioso Pietro Martini che vi dimorò con la sua famiglia nel palazzotto che si affaccia alla piazzetta Mundula, come testimonia l’epigrafe commemorativa; in essa vengono menzionati anche i fratelli Antonio e Michele che, al pari di Pietro, ebbero il merito di dare un grande contributo culturale donando la loro biblioteca al comune di Cagliari. 




Pietro Martini, nonostante la sua laurea in giurisprudenza manifestò un profondo interesse per gli studi storici e letterari, infatti, nel 1842, lasciò il suo lavoro di funzionario capo divisione della Segreteria di Stato e preferì assumere la presidenza della Biblioteca universitaria di Cagliari. Insieme ai fratelli fu redattore del settimanale “L’indicatore Sardo”, pubblicato a Cagliari dal 1832 al 1852.



La produzione culturale relativa alla storia della Sardegna di Pietro Martini fu molto feconda e comprendeva anche l’archeologia, la storia dell’arte e la storia ecclesiastica. Purtroppo ebbe la sfortuna di pubblicare, credendole vere, delle pergamene relative al giudicato di Arborea provenienti dagli archivi degli stessi Giudici, meglio conosciute come Falsi di Arborea. La vicenda risale al 1846, quando il Martini pubblicò la prima pergamena offerta in vendita dal frate Cosimo Manca del convento di santa Rosalia in Cagliari. La pubblicazione si concluse con la morte dello storico, avvenuta nel 1863, ma fu seguita da un lungo dibattito circa la loro autenticità che si concluse il 31 gennaio del 1870 quando, un’accurata indagine storico-filologica all'Accademia delle Scienze di Berlino promossa dal celebre studioso tedesco di antichità Theodor Mommsen, sentenziò definitivamente la loro contraffazione.

Un’altra vicenda che coinvolse il nostro studioso, o meglio la sua salma, riguarda un esperimento condotto dopo la sua morte dall'amico medico e anatomista Efisio Marini, meglio conosciuto come “il pietrificatore”, che trattò il suo corpo con l’intento di produrre l’incorruttibilità dei cadaveri. Dopo quattro mesi dal suo decesso il Marini effettuò una ricognizione nel cimitero monumentale di Cagliari dove era depositato il corpo dello studioso e constatò l’integrità dello stesso. In un post relativo alla via intitolata al medico parleremo diffusamente di questo personaggio controverso e poco considerato dal mondo accademico cagliaritano, dal quale si allontanò definitivamente alla volta della città di Napoli dove ancora oggi sono esposte le sue opere.



Fabrizio e Giovanna



Bibliografia:

Scano Dionigi, Forma Kalaris

Nonnis Giuseppe Luigi, Cagliari. Passeggiate semiserie. Castello

Sorgia Giancarlo, Cagliari. La suggestione delle epigrafi

Maccioni Antonio, Efisio Marini e la conquista dell'eternità







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