Le fonti di Cresson: primo maggio 1187
Un altro episodio discusso della storia dei Templari in Terra Santa, precedente alla battaglia dei Corni di Hattin, vede protagonista Gerard de Ridfort, Gran Maestro del Tempio, quello della cruenta “Carica di Cresson”. Ancora una volta abbiamo a che fare con un atteggiamento apparentemente irrazionale dei Cavalieri che si concluse in una grande dimostrazione di valore volta al martirio.
Vediamo ora gli avvenimenti che portarono alla battaglia delle fonti di Cresson.
Nonostante i vari tentativi, i baroni cristiani non riuscirono ad impedire che il Regno di Gerusalemme finisse in mano ad un Re inetto e notoriamente pavido come Guido di Lusignano e di un uomo discusso e politicamente incapace come il Gran Maestro dei Templari, Gerard de Ridfort.
Il conte Raimondo di Tripoli, anch’egli profondamente inviso al re di Gerusalemme, entrò in un rapporto d’amicizia con l’astro nascente della nobiltà militare islamica, il noto Saladino.
Il precario equilibrio fra i regni franchi e l’islam si ruppe a causa dello sconsiderato comportamento di Rinaldo di Chatillon, signore d'Oltregiordano che attaccò e depredò una grossa carovana araba.
Questo attacco e il successivo rifiuto da parte dello Chatillon di obbedire all’ordine di Guido di Lusignano, che gli intimava di restituire il bottino, innescò una serie di conflitti che portarono alla perdita definitiva di Gerusalemme.
La reazione di Saladino fu immediata, assediò la fortezza di Moab, di proprietà del signore d'Oltregiordano, e dopo aver depredato la Transgiordania decise di spostare il teatro delle sue operazioni verso il regno di Gerusalemme.
Saladino, non volendo entrare in contrasto con Raimondo di Tripoli, al quale era legato da un rapporto d’amicizia, gli chiese di poter attraversare i territori di sua proprietà pacificamente.
Il conte Raimondo non voleva trovarsi nella situazione di apparire come un alleato dei musulmani (e quindi nemico dei cristiani), ma nello stesso tempo non intendeva arrecare offesa al suo amico Saladino; decise allora di permettere il passaggio di una colonna islamica, comandata dal figlio di Saladino, a patto che lasciasse il suo territorio entro un giorno.
Saputa la notizia della penetrazione di truppe arabe in territorio cristiano, il Gran Maestro del tempio Gerard de Ridfort, che covava un antico rancore nei confronti del conte di Tripoli risalente ad un periodo antecedente il suo ingresso nell’Ordine (il conte gli aveva promesso in sposa la giovane ereditiera del feudo di Botru, che invece concesse ad un ricco mercante italiano), radunò tutti i Cavalieri disponibili per tentare una rappresaglia.
Riuscì a mettere in campo un drappello di circa 150 uomini, di cui 90 Templari, 10 Ospitalieri col loro Gran Maestro e 40 cavalieri secolari.
Fu con questi pochi uomini che Gerard de Ridfort andò incontro ai circa 7000 soldati musulmani che stavano facendo abbeverare i cavalli alle fonti di Cresson.
Considerata la differenza di numero, il Maresciallo del Tempio Jacques de Milly e il gran maestro degli Ospedalieri Ruggero Des Moulins, consigliarono di agire con prudenza.
A questo sensato consiglio il Maestro del Tempio reagì con violenza, tacciando di codardia il suo omologo degli Ospitalieri e schernì il suo Maresciallo dicendogli che per paura di perdere la sua testa bionda, non esitava a comportarsi da vile.
Il Maresciallo rispose che sarebbe morto con coraggio sul campo di battaglia e che invece il suo Gran Maestro sarebbe fuggito come un traditore.
Dopo queste poche parole Gerard de Ridfort, lanciò una disperata e folle carica verso un nemico che per, quanto impreparato all'attacco, era infinitamente più numeroso.
L’attacco cristiano avvenne con un tale impeto che, come disse uno storico arabo "I capelli più neri divennero bianchi" (da Domenico Lancianese, La guerra dei Templari), ma la grande superiorità numerica dei Saraceni ebbe presto ragione del valore dei Cavalieri cristiani.
La disperata impresa dei Crociati si concluse con il massacro di tutti i Cavalieri, tranne il Gran Maestro del Tempio e altri due Templari scampati miracolosamente alla carneficina e con la colonna islamica che riprese il suo cammino issando sulle lance le teste dei nemici uccisi, sotto gli occhi del conte Raimondo di Tripoli che osservò la scena dalle mura di Tiberiade.
Gerard de Ridfort scamperà anche al massacro dei Corni di Hattin (I TEMPLARI: Battaglie famose), la sua discussa figura sarà oggetto di un prossimo articolo.
Questa folle battaglia testimonia ancora una volta il coraggio e, forse, la sconsideratezza dei Templari, che forse si può spiegare con la vocazione al martirio e ad una morte gloriosa che permeava lo spirito cavalleresco nel periodo di decadenza degli stati franchi in Terra Santa.
Oppure non c’è niente da spiegare: I Templari non chiedevano mai quanti erano i nemici, ma unicamente dove essi fossero.
Malcon Barber, La storia dei Templari-
Nessun commento:
Posta un commento