La chiesa romanica di San Platano sorge su un piccolo poggio ai
margini dell’odierno abitato di Villaspeciosa, di cui era probabilmente
l’antica parrocchiale. Datata generalmente al secondo quarto del XII secolo risulta citata, per la prima volta, tra i possessi vittorini in un documento
marsigliese del 1141, con cui l’arcivescovo di Cagliari Costantino confermava al
monastero di San Vittore la chiesa di San Saturno di Cagliari e altri edifici.
Secondo il canonico Giovanni Spano la
chiesa di San Platano fu dedicata al santo identificato come fratello di Sant'Antioco Sulcitano.
La chiesetta, costruita con
pietra calcarea di pezzatura diversa e con abbondante uso di elementi di
spoglio in marmo, mostra una particolare planimetria a due navate, che la mette
in relazione con altri edifici dello stesso tipo del meridione sardo.
La bipartizione dell’aula avviene
per mezzo di tre arcate poggiate su due colonne libere e due paraste addossate
ai muri perimetrali. Le coperture originarie a botte risultano oggi sostituite
da un tetto ligneo a doppia falda, in seguito al crollo delle volte avvenuto in un momento difficile da precisare, generalmente riportato al
XIV secolo basandosi sulle forme goticheggianti del piccolo campanile a vela. Tale
crollo coinvolse anche il muro perimetrale sud che risulta quasi integralmente
ricostruito, in parte con i materiali originali. Anche il prospetto principale,
che in origine presentava un coronamento orizzontale, subì di conseguenza delle
modifiche, che lo portarono all’attuale configurazione a capanna, con campanile
a vela al centro.
Prospetto ovest |
Le volte a botte erano rinforzate
per mezzo di sottarchi - di cui restano alcuni conci d’imposta - che nascevano da
paraste poggiate ai muri perimetrali e da mensole nel setto divisorio.
Le colonne del setto divisorio
sono elementi di spoglio probabilmente romani e mostrano due capitelli diversi:
uno corinzio di epoca classica a foglie d’acanto, l’altro coevo all’edificio, con
facce scolpite con motivi a foglie d’acqua, ovoli, volute e rosetta. Tra l’arco
e il capitello si posizionano gli abachi a tavoletta; i catini delle due absidi
mostrano, all’imposta, una cornice.
Capitello medioevale |
Capitello romano |
L’illuminazione dell’aula è data
dalle due monofore aperte nelle absidi e da quella nel prospetto principale.
Prospetto est |
All'esterno la decorazione era
limitata alle teorie di archetti su semicolonne, che caratterizzano i terminali
delle absidi e probabilmente erano presenti anche nei fianchi, dove la parte
alta è stata ricostruita.
La facciata presentava una
decorazione dello stesso tipo: suddivisa in tre specchi per mezzo di due semicolonne, aveva
arcatelle distribuite secondo il ritmo di due per specchiatura. Alle due navate dell'aula corrispondono, in facciata, due piccoli portali centinati.
Elementi da segnalare sono anche:
le ruote intarsiate di matrice pisana nella facciata e in una delle absidi;
la
scala pensile innestata nel fianco nord;
un architrave di epoca romana
riscolpito e riutilizzato al centro della facciata;
un concio, nella monofora
di facciata, scolpito con due clipei, all'interno dei quali si vedono una croce greca e un
animale non identificato con quattro zampe.
Sia all’interno, sia all’esterno dell’edificio si può notare un leggero accenno di bicromia, che rimanda a maestranze che erano a conoscenza degli sviluppi dell'architettura pisana.
Fabrizio, Giovanna e Nicola S.
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