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sabato 16 luglio 2011

ARCHITETTURA ROMANICA: SAN PLATANO DI VILLASPECIOSA



La chiesa romanica di San Platano sorge su un piccolo poggio ai margini dell’odierno abitato di Villaspeciosa, di cui era probabilmente l’antica parrocchiale. Datata generalmente al secondo quarto del XII secolo risulta citata, per la prima volta, tra i possessi vittorini in un documento marsigliese del 1141, con cui l’arcivescovo di Cagliari Costantino confermava al monastero di San Vittore la chiesa di San Saturno di Cagliari e altri edifici.
Secondo il canonico Giovanni Spano la chiesa di San Platano fu dedicata al santo identificato come fratello di Sant'Antioco Sulcitano.

La chiesetta, costruita con pietra calcarea di pezzatura diversa e con abbondante uso di elementi di spoglio in marmo, mostra una particolare planimetria a due navate, che la mette in relazione con altri edifici dello stesso tipo del meridione sardo.
La bipartizione dell’aula avviene per mezzo di tre arcate poggiate su due colonne libere e due paraste addossate ai muri perimetrali. Le coperture originarie a botte risultano oggi sostituite da un tetto ligneo a doppia falda, in seguito al crollo delle volte avvenuto in un momento difficile da precisare, generalmente riportato al XIV secolo basandosi sulle forme goticheggianti del piccolo campanile a vela. Tale crollo coinvolse anche il muro perimetrale sud che risulta quasi integralmente ricostruito, in parte con i materiali originali. Anche il prospetto principale, che in origine presentava un coronamento orizzontale, subì di conseguenza delle modifiche, che lo portarono all’attuale configurazione a capanna, con campanile a vela al centro.

Prospetto ovest

Le volte a botte erano rinforzate per mezzo di sottarchi - di cui restano alcuni conci d’imposta - che nascevano da paraste poggiate ai muri perimetrali e da mensole nel setto divisorio.



Le colonne del setto divisorio sono elementi di spoglio probabilmente romani e mostrano due capitelli diversi: uno corinzio di epoca classica a foglie d’acanto, l’altro coevo all’edificio, con facce scolpite con motivi a foglie d’acqua, ovoli, volute e rosetta. Tra l’arco e il capitello si posizionano gli abachi a tavoletta; i catini delle due absidi mostrano, all’imposta, una cornice. 

Capitello medioevale

Capitello romano

L’illuminazione dell’aula è data dalle due monofore aperte nelle absidi e da quella nel prospetto principale.

Prospetto est
All'esterno la decorazione era limitata alle teorie di archetti su semicolonne, che caratterizzano i terminali delle absidi e probabilmente erano presenti anche nei fianchi, dove la parte alta è stata ricostruita.
La facciata presentava una decorazione dello stesso tipo: suddivisa in tre specchi per mezzo di due semicolonne, aveva arcatelle distribuite secondo il ritmo di due per specchiatura. Alle due navate dell'aula corrispondono, in facciata, due piccoli portali centinati.

Elementi da segnalare sono anche:

le ruote intarsiate di matrice pisana nella facciata e in una delle absidi;


la scala pensile innestata nel fianco nord;


un architrave di epoca romana riscolpito e riutilizzato al centro della facciata;


un concio, nella monofora di facciata, scolpito con due clipei, all'interno dei quali si vedono una croce greca e un animale non identificato con quattro zampe.


Sia all’interno, sia all’esterno dell’edificio si può notare un leggero accenno di bicromia, che rimanda a maestranze che erano a conoscenza degli sviluppi dell'architettura pisana.



Fabrizio, Giovanna e Nicola S.

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