La battaglia di Ascalona, 1153
La battaglia di Ascalona |
Ascalona era una grande città sul
mare, per i Fatimidi essa rappresentava una fortezza importantissima e per i
crociati una preda ambita, vista la sua posizione sulla frontiera dell’Egitto.
La situazione dei regni Franchi, dopo il fallimento della
seconda crociata era molto critica, a partire dal 1149, Nour-ed-Dîn, governatore
di Mossul ed Aleppo, aveva
conquistato tutte le piazzeforti d’oltre Oronte tranne la città di Antiochia
grazie alla grande volontà del suo patriarca e all’intervento del giovane re di
Gerusalemme Baldovino III. Questo insuccesso non lo scoraggiò, decise di
rivolgere le sue attenzioni verso ciò che restava della contea di Edessa
riuscendo a conquistare Turbessel la cui popolazione fu tratta in salvo da
Baldovino III grazie ad una ritirata rimasta famosa negli annali di strategia.
Lo scenario che si presentava nel
1151 era il seguente: la contea di Edessa era irrimediabilmente perduta per i
Cristiani e il principato di Antiochia era ridotto ad una striscia di terra tra
il fiume Oronte e il mare.
Gli unici territori
momentaneamente sicuri erano il regno di Gerusalemme (Che cadrà nel 1187 per
mano di Saladino) e la contea di Tripoli.
Nel 1150 Baldovino III fece
fortificare la città in rovina di Gaza, rendendola una piazzaforte munitissima
e donandola ai Templari, con l’intento di accerchiare Ascalona.
Nel frattempo a
Gerusalemme imperversava una guerra civile dovuta ai dissidi tra Baldovino III,
designato erede legale del regno, e sua madre la Regina Melisenda, che dal
1143 ricopriva la reggenza.
Nel 1152
Baldovino raggiunse l’obiettivo di avere il pieno controllo del suo regno dopo le vittorie riportate in alcuni brevi
combattimenti e dopo essere riuscito a respingere un’invasione turca.
Nel 1153 il
giovane re decise di passare al contrattacco e il 25 gennaio dello stesso anno
iniziò l’assedio di Ascalona, una città fortificata da un gran numero di torri,
forse 150, e da quattro muri di cinta, le quattro torri più alte fiancheggiavano
le quattro porte. La città fatimida era circondata da numerosi frutteti
abbastanza prosperi, per questo i Crociati, come primo atto di attacco,
decisero di ridurli in cenere.
L’intera
popolazione racchiusa nella città era dedita alle armi ed ogni casa era dotata
di feritoie tanto da farne delle piccole fortezze dentro la grande fortezza.
Ascalona era una spina nel fianco nel territorio dei regni Franchi, per questo
i califfi del Cairo avevano grande cura nel tenerla in ottimo stato. I Crociati
misero il loro campo, piazzarono le loro macchine da guerra e installarono vari
punti di sorveglianza alla periferia della città e misero in rada una piccola
flotta comandata da Gerardo di Sidone per prevenire gli attacchi dal mare e
tagliare i rifornimenti provenienti da quella via.
Secondo il
racconto fornito da Guglielmo di Tiro, l’esercito crociato comprò anche dei
vascelli che smontò per costruire una grande torre d’attacco mobile che provocò
danni tali agli Ascaloniti che tentarono di bruciarla, ma il vento spinse le
fiamme verso il muro già compromesso dai bombardamenti di balista, una macchina
da guerra antica simile alla catapulta, che cadde inesorabilmente aprendo una
breccia.
A questo punto
avvenne uno degli episodi più discussi di tutta la storia templare in
Terrasanta, il boato del crollo richiamò l’attenzione di tutta la truppa
crociata che si precipitò verso la breccia, ma il Gran Maestro del Tempio
Bernardo di Trémelay, insieme ai suoi fratelli, fu più lesto di tutti e si mise
davanti all’apertura per impedire agli altri crociati l’ingresso alla città.
Nella città entrarono solo il Gran Maestro e quaranta Templari, mentre quelli rimasti fuori impedivano l’accesso a tutti gli altri. Dopo l’iniziale sbigottimento degli assediati, ci fu la loro pronta reazione appena si resero conto dell’esiguità del numero degli aggressori e che nessun altro cristiano li seguiva. In pochissimo tempo la guarnigione Ascalonita si riorganizzò, massacrò tutti i Templari compreso il Gran Maestro ed espose le loro spoglie fuori dalle mura.
Nella città entrarono solo il Gran Maestro e quaranta Templari, mentre quelli rimasti fuori impedivano l’accesso a tutti gli altri. Dopo l’iniziale sbigottimento degli assediati, ci fu la loro pronta reazione appena si resero conto dell’esiguità del numero degli aggressori e che nessun altro cristiano li seguiva. In pochissimo tempo la guarnigione Ascalonita si riorganizzò, massacrò tutti i Templari compreso il Gran Maestro ed espose le loro spoglie fuori dalle mura.
Quale fu la
motivazione dello sconsiderato comportamento dei Templari? Secondo Guglielmo di
Tiro, notoriamente ostile al Tempio, forse perché invidioso delle sue ricchezze
e della grande considerazione di cui godeva, il loro comportamento si spiega
con l’ansia di fare bottino nella città islamica e, quindi, avrebbero impedito
l’accesso agli altri per poterla depredare delle migliori ricchezze.
Bernardo di Trémelay era un comandante esperto ed era perfettamente cosciente della impossibilità di riuscita della sua impresa, con soli quaranta Templari era impossibile conquistare una città potente e organizzata, quindi il motivo va ricercato in ragioni strategiche.
La truppa crociata venne colta alla sprovvista dal crollo del muro e si gettò all’attacco in maniera totalmente disorganizzata, se fosse entrata in quelle condizioni dentro Ascalona, la cui popolazione era pronta a respingere gli assalitori, sarebbe andata incontro ad una carneficina.
Il Gran Maestro sicuramente si rese conto del pericolo a cui andavano incontro i cristiani e decise di sacrificare sé stesso e i suoi fratelli per salvare il grosso dell’esercito crociato.
Bernardo di Trémelay era un comandante esperto ed era perfettamente cosciente della impossibilità di riuscita della sua impresa, con soli quaranta Templari era impossibile conquistare una città potente e organizzata, quindi il motivo va ricercato in ragioni strategiche.
La truppa crociata venne colta alla sprovvista dal crollo del muro e si gettò all’attacco in maniera totalmente disorganizzata, se fosse entrata in quelle condizioni dentro Ascalona, la cui popolazione era pronta a respingere gli assalitori, sarebbe andata incontro ad una carneficina.
Il Gran Maestro sicuramente si rese conto del pericolo a cui andavano incontro i cristiani e decise di sacrificare sé stesso e i suoi fratelli per salvare il grosso dell’esercito crociato.
Dopo l’episodio
occorso ai Templari l’assedio continuò, ma le truppe erano molto demoralizzate
e non valsero a risollevare il loro morale neanche l’arrivo di considerevoli
rinforzi, tanto fu grande il dolore provato da tale perdita, soprattutto dal
punto di vista militare. Dal canto loro gli Ascaloniti ormai disperavano di
essere soccorsi dai Fatimidi ed entrarono in trattative per poi capitolare il
19 agosto 1153, dopo avere ottenuto l’onore delle armi.
Dalla
tendenziosità di Guglielmo di Tiro, si evince che già dagli esordi della storia
templare, cominciata nel 1119, erano presenti i germi di un’avversione verso
l’Ordine che culminò nel processo del 1307, nella successiva soppressione nel
1312 e nel rogo dell'ultimo Gran Maestro Jacques de Molay nel 1314.
Fabrizio e Giovanna
Le notizie sono tratte da Georges Bordonove, "I Templari"
Fabrizio e Giovanna
Le notizie sono tratte da Georges Bordonove, "I Templari"
Nessun commento:
Posta un commento