La battaglia delle Termopili è
forse il più famoso degli episodi bellici della storia e delle guerre persiane
che videro contrapporsi le Polis greche all'esercito invasore di Serse di
Persia.
Le cause della guerra tra greci e
persiani ebbero origine circa 70 anni
prima dell’episodio delle Termopili: nel 549 a .C. Ciro il Grande creò l’immenso impero
persiano unificando la miriade di tribù che componevano il variegato mondo
delle steppe orientali, il suo regno arrivò ad estendersi dall'Indo al Nilo.
Nel 546 a .C. conquistò le colonie
greche della Ionia.
Ciro fu un sovrano
eccezionalmente tollerante, le
popolazioni assoggettate erano tenute a pagare un tributo al re, ma per tutto
il resto avevano la possibilità di mantenere i loro usi, costumi e religione;
forse fu questa relativa autonomia che permise la ribellione degli ioni nel
500/499 a.C.
Come abbiamo appena scritto,
circa cinquant'anni dopo la conquista di Ciro, sotto il regno del suo
successore Dario, i greci della Ionia si
ribellarono al giogo persiano chiedendo e ottenendo l’aiuto della città di
Atene.
Grazie all'alleanza della potente
città greca gli ioni sterminarono i persiani e distrussero tra le altre la
città di sardi ed i suoi templi.
Nell'antichità la distruzione dei
templi era considerata una terribile offesa, infatti Dario decise di lavare col
sangue l’oltraggio subito dagli ateniesi; si narra infatti che un suo servo
avesse il compito di dirgli varie volte nel corso della giornata: “Sire
ricordatevi degli ateniesi”.
Nel 490 a .C. una potente flotta
persiana si diresse verso l’Attica portando con se migliaia di soldati; gli
ateniesi non avevano mai affrontato un esercito così numeroso e ben addestrato,
ma nella piana di Maratona gli opliti riuscirono a sconfiggere un nemico che li
superava numericamente di almeno tre volte.
Questa cocente sconfitta indusse
Dario a non sottovalutare il nemico e lo persuase che la conquista della
penisola ellenica necessitava di una seria preparazione, ma non fece in tempo
ad attuare il suo progetto, quindi alla sua morte fu suo figlio Serse a portare
avanti la vendetta.
Nel 481 a .C. una spia avvertì gli
ateniesi dell’imminente invasione e che l’esercito persiano era composto da
centinaia di migliaia di guerrieri provenienti da tutte le province dell’impero
(Erodoto riferisce trecento miriadi ossia tre milioni, ma è probabile che i
persiani fossero circa trecentomila ), fu allora che essi chiesero l’aiuto
delle altre Polis e sopratutto di Sparta che all’inizio tergiversò, poi, dopo
aver chiesto il consiglio degli Dei al santuario di Delfi, accettarono e
mandarono in guerra i famosi 300 opliti.
Di fronte ad un nemico così
numeroso ed organizzato le città stato greche decisero di mettere da parte le
loro rivalità e costituirono un’alleanza, la Lega Panellenica, alla quale
parteciparono quasi tutte le Polis.
Il numero degli spartani era
esiguo sia a causa dell’opposizione da parte del consiglio degli anziani all’invio
di un contingente numeroso la cui possibile perdita avrebbe lasciato la città
senza difese, sia perchè l’esercito nemico arrivò proprio durante le Feste Carnee durante le quali a nessuno
spartiate era consentito combattere.
Il comando delle operazioni
militari di terra fu affidato a Leonida, uno dei due re di Sparta, fu appunto
lui a recarsi al santuario di Delfi nel quale la Pizia gli diede un tragico
vaticinio dicendogli che la sua città sarebbe stata distrutta se non avesse
pianto la morte di un suo sovrano discendente di Eracle; Leonida,
considerandosi suo discendente, si convinse che fosse necessario il suo
sacrificio affinché si avverasse la profezia e forse fu per questo motivo che si unì all'alleanza con i suoi pochi guerrieri.
Il re lacedemone decise di
bloccare l’avanzata dell’invasore alle Termopili, unico passo per la Tessaglia
e la Focide largo appena 200
metri , pensava che in uno spazio angusto il numero dei
nemici avrebbe contato poco e il valore e la forza dei suoi guerrieri sarebbe
stata sufficiente.
Fu proprio in quello stretto
passo che circa 6000 greci (tra i quali, oltre ai celebri “300” , ricordiamo i 1000
Tespiesi che restarono al fianco di Leonida fino all'ultimo uomo) attesero
l’arrivo del più potente esercito dell’antichità, dopo aver restaurato le mura
difensive costruite tempo addietro dai focesi.
Venuto a sapere che i famigerati
guerrieri spartani erano alla testa dei difensori, Serse mandò degli
ambasciatori per offrire la resa in cambio di favori e ricchezze, ma al loro
deciso rifiuto replicò con le minacce dicendo che quando gli arcieri persiani
scagliavano le frecce tutti insieme erano in grado di oscurare il cielo, a
questo punto il luogotenente di Leonida rispose con la famosa frase: “Vuol dire
che combatteremo all'ombra”.
Forse questa frase non fu mai
pronunciata, ma sicuramente rende l’idea di quale fosse lo spirito degli
spartani, pronti a combattere e a morire per mantenere alto l’onore della loro
città.
Re Leonida decise di resistere ad
oltranza attendendo rinforzi dagli alleati e si mise alla testa dei suoi uomini
nonostante l’età, per l’epoca, avanzata (Leonida aveva circa cinquant'anni).
Serse, convinto di risolvere la
battaglia in poche ore, mandò contro i nemici la prima ondata d’assalto, ma i
greci, armati pesantemente con corazze di bronzo, elmi, scudi e lunghe lance,
dimostrarono la loro superiorità tattica facendo strage degli invasori armati
alla leggera e con scudi in vimini.
La superiorità spartana derivava
soprattutto dalla tattica a falange,
che consisteva in ranghi serrati nei quali ogni combattente difendeva il suo
vicino; gli opliti combattevano in linea con diverse file sovrapposte, solo
quella avanzata combatteva mentre le altre avevano il compito di spingerla per
permetterle di reggere l’urto del nemico, quando la prima fila dava segni di
stanchezza veniva sostituita dalla retroguardia consentendo all'avanguardia di poter
sempre contare su guerrieri freschi.
L’esercito persiano era
imbattibile nei grandi spazi, per l’80% si componeva di fanti e per il restante
da cavalleria, quindi in un luogo angusto come il passo delle Termopili, non
poteva dispiegare appieno le sue forze.
Il secondo giorno, dopo la
disfatta del primo, il re persiano decise di impiegare la sua guardia
personale, gli immortali, un
contingente di diecimila uomini i cui membri uccisi o feriti gravemente
venivano immediatamente sostituiti in modo che il loro numero fosse sempre lo
stesso; purtroppo per Serse anche quella giornata si rivelò fallimentare e i
cadaveri degli immortali (che di fatto non lo erano per niente) vennero
raccolti in enormi mucchi.
Serse, frustrato dagli scarsi
risultati ottenuti e non capacitandosi del fatto che un pugno di uomini
riuscisse a tenere in scacco il suo potente esercito, intensificò gli attacchi,
ma ogni tentativo si infrangeva contro gli scudi degli opliti.
La situazione cambiò radicalmente
quando un greco di nome Efialte tradì il suo popolo rivelando ai persiani l’esistenza
di un sentiero che conduceva alle spalle dei difensori delle Termopili.
Il passaggio segreto era
presidiato da un migliaio di focesi che ai primi scontri col nemico fuggirono
lasciando libero il campo.
Leonida venne a sapere che presto
sarebbe stato preso tra due fuochi e decise di continuare la lotta tenendo con sé,
oltre i suoi uomini, soltanto i tebani, i tespiesi decisero invece di restare
volontariamente e si batterono con coraggio fino all'ultimo uomo.
Alcune spie persiane, vedendo gli
spartani intenti a pettinarsi i capelli, ungersi il corpo di olio e fare colazione,
pensarono ad un eccesso di vanità, non capirono invece che si approntavano a
preparare il loro corpo alla morte, in quest’occasione Leonida pronunciò
infatti la famosa frase: “Spartani fate una bella colazione, stasera ceneremo
tutti insieme all'Inferno!”.
La battaglia finale fu una vera e
propria carneficina, i greci, chiusi tra i due contingenti nemici, si batterono
fino alla fine con ogni arma a loro disposizione; quando Leonida venne ucciso
si scatenò una gara per appropriarsi del suo cadavere, gli spartani riuscirono
due volte a sottrarlo agli uomini di Serse, ma alla fine dovettero soccombere
sotto la stretta mortale delle armi degli avversari.
Quella delle Termopili fu una
battaglia importante non tanto dal punto di vista militare perché fu una delle
più grandi sconfitte per gli elleni, quanto dal punto di vista morale e
strategico, infatti l’eroica resistenza di Leonida e dei suoi alleati consentì
al resto dei greci di riorganizzarsi e
potenziare le loro capacità difensive, inoltre ridimensionò la baldanza dei
persiani che da allora nutrirono un sacro timore nei confronti dei terribili
guerrieri spartani.
Dopo questa famosa battaglia il
sacrificio di Leonida entrò nella
leggenda e venne assurto ad emblema delle virtù guerresche e morali degli
spartani.
Fabrizio e Giovanna
Riferimenti bibliografici: Erodoto "Storie, libro VII"
Ottimo articolo, grazie.
RispondiEliminaAntonio.
Grazie a te per i complimenti carissimo Antonio.
EliminaLa battaglia delle Termipili non interessa a nessuno!!!!!!!!!!
RispondiEliminaanonomo.
Prima di giudicare quello che scrivono gli altri impara a scrivere ignorante!
EliminaTucidide non ricorda l'avvenimento.
RispondiEliminaDiodoro Siculo la racconta in maniera, molto, diversa.
Le cifre e le interpretazioni variano ed è un fatto assodato che ogni storico racconta gli eventi a modo suo. Diodoro Siculo, Pausania, Plutarco (che cita Aristofane probabilmente in possesso di un documento scritto) ed Erodoto, hanno narrato le Battaglia delle Termopili in maniera diversa; noi abbiamo preferito la versione di quest'ultimo, precisando che la sua testimonianza sulla quantità dei nemici era con ogni probabilità esagerata.
RispondiEliminaL'attendibilità degli storici greci era messa in discussione anche dai romani, Erodoto narra i fatti storici accettandone una versione mitica che esaltasse i valori morali e militari dei greci che pur potendo apparire fantasiosa è senz'altro la più bella e coinvolgente.
Naturalmente non era nostra pretesa trattare in maniera esaustiva un argomento complesso come quello delle guerre persiane nel breve spazio di un post e non abbiamo mai avuto l'ambizione di elargire verità assolute su aventi remoti ed ormai entrati nella leggenda.
Grazie per il tuo intervento.
Saluti, Il Mulino.
Però…. il libro di Erodoto era stato letto da Catone che nel 191 a.C. ricoprva il ruolo di tribuno militare nell'esercito di Manio Acilio Glabrione nella guerra contro Antioco III, il Grande, che non aveva letto Erodoto. Catone, nella battaglia delle Termopili, ricordandosi del passo di Erodoto, attaccò alle spalle Antioco e permise la vittoria dei Romani.
RispondiEliminaGiusto...forse non ci siamo spiegati bene,intendevamo gli storici romani.
EliminaComunque quello che scrivi avalla la teoria che la versione di Erodoto non sia proprio da buttare via.
Anche la guerra tra romani e l'alleanza tra Antioco III e lega etolica è un argomento da approfondire.
Il tuo è un discorso interessante, in un prossimo post cercheremo di analizzare le imprecisioni degli storici antichi, naturalmente considerando che le informazioni in loro possesso erano quasi sempre di seconda mano, abbastanza nebulose e solitamente di parte.
Se ti fa piacere possiamo confrontarci su questo argomento.
Solo una domanda: credi che la versione di Diodoro sia più attendibile di quella di Erodoto?
Saluti,Il Mulino.
P.S. ci fa molto piacere discutere con tutti, ma per essere sicuri che stiamo avendo a che fare con la stessa persona potresti firmarti?
P.S. 2 non siamo dei partigiani di Erodoto.