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venerdì 28 dicembre 2018

Schema Portolano


Quando si parla di “Antiche Carte” si studia (e ci spiegano) di tutto. Per gli schemi bisogna fare da soli.



Questo è uno schema completo. Sono 16 direzioni principali della Rosa dei Venti e 16 direzioni intermedie (color rosso); totale 32.



Vediamo come si realizza uno schema simile. Iniziamo dalle 16 linee rosse.
Prendiamo un “qualsiasi” materiale per disegnare la Carta; pergamena, pelle di montone o altro.
Disegniamo un QUADRATO interno assegnando un valore di 10 a ciascuno lato. Tracciamo le prime 8 linee rosse come illustrato dal disegno rispettando le misure segnalate dal quadrato. Tracciamo la croce centrale e quella sulle diagonali (in azzurro). Pendiamo un compasso e, dal centro della figura, prendiamo le misura con il punto A (o B) e tracciamo il nostro giro di compasso. Sarà un giro di compasso idoneo alla grandezza del supporto. Notare che la croce centrale, quella indicante le 4 direzioni principali N-S e E-O verrà attraversata dal giro di compasso FUORI dal quadrato. A questo punto, con il compasso, misuriamo la distanza tra A e B. Con questa misura possiamo ricavare le altre linee rosse. Possiamo tracciarle tutte e sedici (16). Con la stessa misura di compasso possiamo andare sulle linee azzurre e ricavare le 16 linee azzurre. Da queste ultime 16 linee azzurre possiamo ricavare lo schema della carta con le 16 direzioni della Rosa dei Venti. Le16 linee rosse le possiamo definire ausiliarie; servono  per la parte tecnica.



Osserviamo come si presenta una Carta di Vesconte Maggiolo (1541) seguendo le mie indicazioni.
Se non ricordo male, nel 1594, l’inglese Thomas  Blundeville spiegò come costruire uno schema simile nel: “Della Carta dei Marinai e della marcatura di questa”. (Non mi ha mai convinto.)
Innanzitutto disegnate con un paio di compassi un cerchio tanto grande quanto pensate possa adattarsi alla vostra carta, il quale cerchio rappresenterà l’Orizzonte; poi dividetelo in quattro quarti uguali, tracciando due diametri che si incrociano l'un l'altro, nel centro del suddetto cerchio ad angoli retti, di cui la linea perpendicolare è la linea del Nord e del Sud, e l’altra che attraversa la stessa è la linea dell'Est e dell'Ovest; alle quattro estremità di questi diametri dovete porre i quattro venti principali, ovvero Est, Ovest, Nord e Sud, contrassegnando la parte del Nord con un fiore e quella dell'Est con una croce. Poi dividete ogni quarto del suddetto cerchio con i vostri compassi in due parti uguali, mettendo le punte nel mezzo di ogni quarto; attraverso queste punte o anche attraverso il centro del cerchio disegnate altre due linee trasversali, che devono estendersi alquanto al di là della circonferenza dell'Orizzonte; queste due linee trasversali insieme alle prime due linee trasversali divideranno il cerchio in otto parti, e in tal modo avrete gli otto venti principali. Fatto  ciò, dividete ognuna delle otto parti del suddetto Orizzonte in due parti uguali tracciando altre due linee trasversali attraverso il centro e estendendole alquanto oltre la circonferenza dell'Orizzonte come prima; in tal modo tutto il cerchio sarà diviso in sedici parti, che saranno sufficienti senza il bisogno di altre divisioni, che causerebbero una confusione di linee …
Questo particolare schema fece la sua prima apparizione nella seconda metà del 1200.
Lo troviamo, con questa impostazione a 16 linee (direzioni), nella CARTA PISANA.



Il quadrato da 10 unità per lato  è presente ma è solo una coincidenza? Sembra ignorare l’esistenza delle 16 linee rosse.  Torniamo a Vesconte Maggiolo



Questa in azzurro  è la parte “geografica”. Lo schema che si vede in tutte le carte.

Questo è un utilizzo, ulteriore, delle linee rosse:




Tutto qui.      Poi ci sarebbero altre  2 inclinazioni …(in rosso)


Vedo che il giovane Vesconte Maggiolo  “il collega” si è studiato bene le 16 linee rosse nel 1504.

Procurato il supporto?


Disegniamo il QUADRATO e dividiamo i lati in 10 parti.



Giriamo il quadrato a ROMBO e disegniamo, di nuovo, le linee rosse. Per le linee azzurre bisogna inserire quelle che mancano, è semplice. Cancelliamo i due quadrati. Completiamo lo schema completo azzurro: la parte geografica. (Ringraziamo Vesconte Maggiolo e le sue linee rosse.)

Carta di Maggiolo con schema azzurro per la  parte geografica.
Qualche errore sia con il C.P.Artico e sia con il Tropico del Capricorno; da approfondire!


A questo punto sono partite un paio di verifiche.
La rappresentazione della –Terra- al centro dello schema ha sempre stuzzicato la mia fantasia.
Quell’immagine è presente nelle carte genovesi di Maggiolo e di Caveri. Io vedo metà sfera con inclinazione 21 giugno (solstizo d’estate). Sembra che la parte più meridionale inizi dal C.P.Antartico. Stessa cosa negli schemi di Juan de la Cosa e della Carta Cantino. Siamo con carte inizio 1500. Anche Gerardo Mercatore è partito dal C.P.Antartico per la sua celebrata proiezione.

Abbiamo visto, in un precedente articolo, Cesare Ottaviano Augusto interessato al Censimento di tutte le terre (lo ricorda Paolo Orosio).

A questo punto mi sono immedesimato nei cartografi romani.
Se traccio il meridiano su Roma e cartografo le terre a 90° a est di Roma, e quelle a 90° ovest) quale immagine della Terra otterrò?

Grazie alle innumerevoli carte messe in Rete non si hanno problemi.



Molto interessante. L’immagine restituisce il Golfo del Bengala a oriente e la sola punta di Cuba a occidente.   Non vorrei sbagliarmi ma ….




…questa immagine delle Terra la conosciamo bene.
Ho rivisitato la carta del Maggiolo con occhio diverso. Quella carta riproduce 180° di Terra ed ha, al centro, il meridiano di Roma. Il Maggiolo ha riportato le linee del C.Polare Artico, dei Tropici e dell’Equatore  ricavandole tutte dallo schema con le linee rose. Mistero risolto.
E passiamo al Planisfero fatto a Napoli nel 1516.


A Napoli ha corretto il tutto. Questa volta ha ottenuto Equatore, Tropici e C.Polari direttamente dalla griglia di quadrati (i gradi). Nessun legame diretto con la “ragnatela” di linee rosse.
(per le ultime due immagini ho usato schemi … alla Battista Agnese)
Siamo a Pompei. Nel 79 d.C.  l’Ananas era conosciuto.



     (immagine trovata in Rete)

Rolando Berretta