Come abbiamo già visto, nel 1297 il papa Bonifacio VIII infeudò il “Regnum Sardinae et Corsicae” al re Giacomo II; le operazioni per la conquista dell’Isola iniziarono dieci anni dopo e furono avviate dall’infante Alfonso, figlio dello stesso re.
Il 1 giugno 1323 i Catalano - aragonesi sbarcarono nella Sardegna sud-occidentale con trecento navi, ma subito dopo si accesero veri e propri focolai di ribellione capeggiati sia dalle città di Sassari e Alghero, sia da famiglie potenti come i Doria e, soprattutto, gli Arborea dove spicca la figura della giudicessa Eleonora che, durante la prigionia del marito Brancaleone Doria, dovette sopportare il momento più critico della battaglia, nonostante la momentanea pace stipulata nel 1388 con Giovanni d’Aragona.
Nel 1409 i Catalano - aragonesi sconfissero il visconte di Narbona e trasformarono il Giudicato di Oristano in marchesato e nel 1478 la battaglia di Macomer, con la sconfitta di Leonardo Alagòn, sancì la definitiva conquista dell’Isola.
L’assedio di Castel di Castro durò circa tre anni (dal 1323 al 1326), il 29 febbraio del 1324 vi fu nei pressi di Cagliari la battaglia campale di Lutocisterna che sancì la definitiva sconfitta dei Pisani e la successiva capitolazione dello stesso Castel di Castro.
Subito dopo la conquista i Catalano - aragonesi attuarono diverse azioni:
- Castel di Castro fu ripopolato con numerose famiglie provenienti dai regni della stessa Corona di Aragona
- nel 1327 Giacomo II il Giusto emanò uno statuto municipale, il Coeterum, che tra le prerogative e i privilegi, già sperimentati a Barcellona, comprendeva anche la facoltà di legiferare
- le fortificazioni del Castello e della Marina furono potenziate. Le attenzioni si concentrarono soprattutto nell’area portuale, infatti, dal 1323 fu estesa a tal punto da essere trasformata in un vero e proprio quartiere e fu ripopolata con coloni iberici, nel 1332 i suoi confini si congiunsero con le mura del Castello, trasformandosi ben presto in una sua appendice, sempre nel 1332 fu costruita la darsena.
In quel periodo potevano risiedere nel Castello soltanto i catalani, gli aragonesi, i valenzani e i maiorchini; i sardi che, insieme agli altri “stranieri”, risiedevano nelle appendici della Marina, di Stampace e di Villanova erano esclusi dalla rocca e al calar della sera dovevano lasciarla al suono della tromba, essi erano inoltre esclusi dalle esenzioni doganali di cui godevano i Catalano - aragonesi. La totale parificazione tra i cittadini di Castello e quelli delle appendici avvenne soltanto verso la fine del Cinquecento per grazia concessa agli Stamenti.
Ogni appendice disponeva un’assemblea quale organo rappresentativo, che si riuniva nella chiesa più importante della zona, vale a dire la chiesa di Sant’Anna per Stampace,
quella di San Giacomo per Villanova
e la chiesa di Sant’Eulalia per la Marina.
Durante tali assemblee, autorizzate dal viceré che inviava una guardia incaricata a gestire l’ordine pubblico, si discuteva su questioni che riguardavano i quartieri dove avvenivano.
Chiesa di Sant'Anna |
quella di San Giacomo per Villanova
Chiesa di San Giacomo |
Chiesa di Sant'Eulalia |
Le cariche pubbliche più importanti si concentrarono nelle mani dei conquistatori, vi fu una trasformazione dei poteri precedentemente esercitati dai Pisani, come quello dei consoli e dei castellani che vennero sostituiti dal vicario, dal baiulo e l’alcalde.
Il vicario rappresentava l’autorità regia in tutte le sue espressioni civili e militari, compresa quella di amministrare la giustizia penale.
Il baiulo era subordinato al vicario regio, inizialmente ricoprì, oltre alla carica di sovrintendente della conservazione dei diritti regi, anche quelle di portolano e doganiere.
L’alcalde era incaricato della difesa e della manutenzioni delle mura e delle torri.
Tra le figure minori si ricordano gli obrieri, incaricati di vigilare sull’edilizia urbana e sugli edifici pubblici, gli amostassen, che controllavano i pesi e le misure relativi al commercio e il salier, che amministrava le saline, le cui rendite erano amministrate dalla Corte Regia.
La città era amministrata da un consiglio civico composto da cinque consiglieri e cinquanta giurati di origine iberica fino al seicento, inizialmente nominati per designazione, poi scelti per estrazione con il sistema dell’insaccolazione.
A cadenza annuale i cinque consiglieri uscenti nominavano i cinquanta giurati che avevano il compito di designare i dodici probi viri incaricati, a loro volta, di scegliere i futuri cinque consiglieri.
Con questo sistema la monarchia aveva un’azione limitata dal momento che garantiva una sorta di continuità ad un governo urbano i cui poteri erano concentrati nelle mani di un gruppo ristretto di persone.
Fabrizio e Giovanna
Notizie tratte da:
Manlio Brigaglia “storia della Sardegna”
Manlio Brigaglia "La Sardegna, Enciclopedia" a cura di
Antonello Angioni “Profilo storico della città di Cagliari”
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