Pubblichiamo la terza parte del gentile contributo di Rolando Berretta.
Passiamo all’esecuzione della parte più noiosa. Dobbiamo
tracciare la ragnatela. Impostiamo una griglia di 34 x 34 settori (quadratini).
Consiglio di raddoppiarli per le future scale minori.
Tracciamo, aiutandoci con la griglia sottostante, la croce
centrale e quella sulle diagonali. Tracciamo il rombo che tocca il centro dei
lati del quadrato da 34. Passate esattamente al centro dei singoli quadratini o
lungo le singole linee degli stessi. Tracciate le rette che delimitano il settore
da 26 e 24 unità. Tracciate le rette a 5 settori dal centro e vi ritrovate con
tutto il lavoro impostato. Consiglio di evidenziare in rosso le linee
dell’Equatore e dei Tropici. In azzurro le altre. I colori sono essenziali per
evidenziare alcuni schemi che presentano una diversa inclinazione rispetto
all’Equatore e ai Tropici. (Detto in parole misere: cercate di ricopiare bene
lo schema proposto.)
Ci ritroviamo con 12 bussole minori (così vengono chiamate;
io li chiamo nodi. Nel senso di incroci di linee. Per me sono 12 nodi.) Come si procede per inserire le altre linee e
i 4 nodi mancanti? C’è un trucco. Dai dodici nodi e dal centro tracciate delle
rette che scalano di un quadretto ogni cinque.
Sia in verticale che in orizzontale. Controllate bene il lavoro.
Si deve andare con una diagonale che salta una unità dopo cinque unità.
Se usate i colori verde e arancione apprezzerete meglio la
precisione del lavoro. Questo schema, a base 34 con giro di compasso da 26 l’ho
ribattezzato RoBer. Sono modesto. Reis, Vesconte Maggiolo, Nicolò Caveri e
Battista Agnese usano schemi con giri di compasso da 26. Anche Juan de la Cosa
ha usato, male, schemi da 26. La carta Cantino usa uno schema da 34 con una
variante;
si vedranno poi. Adesso passiamo alle scale minori. Uno
schema, con giro di compasso da 26, ne origina un altro, che ho chiamato
secondario, che misura 13 unità.
Il secondario da 13 cade esattamente al centro di quello da
26. Aiutatevi con l’immagine per capirlo. Il giro di compasso da 13 va misurato
sugli spigoli del quadrato da 13 non
sulla croce centrale. Ho inserito una parte dell’Atlante Catalano del 1370 per
spiegare come si presenta il suo schema che vale 13 rispetto a un primario da
26. Ho inserito anche la Carta di
Grazioso Benincasa che ha utilizzato un secondario da 13, ha utilizzato i 9
settori (tropico circolo polare) per ricavare il suo schema che è un vero
capolavoro. Posso usare scale diverse ma il Mediterraneo presenterà sempre la
stessa grandezza ( diamolo per buono per adesso!). Tutto qui. Con l’ausilio dei
quadratini si capisce qualcosa. Chi predica l’uso del compasso, ancora, deve
venirne a capo.
Tutto ciò si apprezzerà meglio analizzando le singole carte.
Termino con l’ultima immagine. Tutte le carte riportano il parallelo di
Alessandria (evidenziato in verde) Ha una quarta di vento di differenza
rispetto alla linea dell’Equatore e del Tropico. Una quarta di vento vale 11°
15’ o 11,25 gradi. Se osservate gli altri schemi si nota subito quella linea
inclinata, in verde, che sfiora Alessandria d’Egitto. Quella linea dimostra,
senza ulteriori commenti, i problemi che ebbe Colombo con la BUSSOLA. Arrivò a
un certo punto, sul meridiano dei sargassi, e la sua bussola ebbe uno scarto,
ad est, di una quarta di vento…. (credo
che non sapesse leggere le carte).
Ho fatto tutti i controlli. Il quadrato secondario da 13
tocca il 30° parallelo nord e quello sud. Alessandria è posta a 31° 12’
(Eratostene lo sapeva bene) . Io trovo un incrocio sopra la piana di Gyza e non
su Alessandria. Alessandria è sul mare.
Rifletteteci sopra.
Rolando Berretta
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