Scalinata di una tomba cartaginese - Sant'Antioco - |
Premessa:
girando
per il Web si nota, tra gli appassionati di Storia, la difficoltà di
reperire il testo di Giustino.
Se
si cerca la voce MARCUS JUNIANUS JUSTINUS non ci sono difficoltà;
meglio ancora se si cerca POMPEO TROGO ( storie Filippiche)
compendiato da Giustino. L’autore del lavoro resta Pompeo Trogo.
Riguardo
le vicende dei Cartaginesi, in Sicilia, sarebbe sufficiente leggere
Diodoro Siculo. Si inizia dalla disfatta di Imera, nel 480, alla
quale seguirà una lunga inattività cartaginese dovuta, sicuramente,
alle clausole del Trattato stipulato con il siracusano Gelone. In
Sicilia ritorneranno nel 410 guidati da Annibale. Siamo davanti al
più grande condottiero cartaginese. Ha distrutto Imera e Selinunte.
Diodoro illustra il comportamento dei Cartaginesi: belve. Quel modo
di fare è una novità assoluta per la Sicilia. I Siciliani conobbero
le nefandezze dei Cartaginesi e dei loro mercenari nel momento del
saccheggio delle due città: era la prima volta. Diodoro ci fa sapere
che sono cominciate le guerre di Cartagine in Sicilia.
Da
Erodoto apprendiamo che, ad Imera, morì Amilcare figlio di Annone e
di una siracusana. Tucidide conferma che nel 418 non ci sono
Cartaginesi nell’Isola. Dell’antica colonizzazione fenicia erano
rimaste Mozia, Panormo e Solunto. Nulla da dire riguardo le fonti
greche.
Con
le fonti romane tutto si complica. Pompeo Trogo scrisse una storia
universale. Giustino ne fece un compedio (epitome) molto
personalizzata.
Giustino
ci parla della fondazione di Massalia. Ci parla dell’alleanza tra
Focesi e Romani ai tempi di Tarquinio Prisco e della disfatta degli
eserciti cartaginesi ad opera dei Focesi. Conferma dei successi greci
si hanno nelle dediche a Delfi (anno 525) e da Pausania e Tucidide.
Giustino ci parla della Sicilia; dai primi abitanti ai suoi tiranni.
Inizia da Cocalo, ai tempi di Minosse, e finisce con Anassilao ai
tempi di Gelone di Siracusa. Ci ricorda che anche i Cartaginesi
tentarono di imporsi in Sicilia senza riuscirci. Alla morte del loro
comandante (imperator) Amilcare rimasero in pace per molti anni.
(Imperium Siciliae etiam Carthaginienses temptavere, diuque varia
victoria cum tyrannis dimicatum. Ad postremum amisso Amilcare
imperatore cum exercitu aliquantisper quievere victi.)
Fin
qui è tutto abbastanza chiaro. Giustino prosegue parlando
dell’intervento ateniese in Sicilia. Ci racconta di Alessandro
Magno e ci informa che Tiro fu presa con l’inganno. Il racconto
prosegue fino a Pirro e al suo passaggio in Sicilia: c’era da
liberare l’isola dai Cartaginesi. A questo punto Giustino ci
racconta della fondazione di Cartagine. Ci racconta di Malco e del
suo successore Magone. Magone è il fondatore della potenza militare
cartaginese. A Magone subentrarono i due figli: Asdrubale e Amilcare.
Giustino ci informa che, mentre combattevano in Sardegna, Asdrubale
fu gravemente ferito e morì dopo aver lasciato il comando al
fratello Amilcare. Nessuna notizia sulla fine della guerra sarda e su
quest’Amilcare. Si passa ad un Imilcone che perse l’esercito per
l’influsso pestilenziale di una STELLA. Imilcone, tornato a
Cartagine, dopo aver portato la notizia del disastro, si diede la
morte. Tutto chiaro per gli Storici: il magonide Amilcare è morto
in Sicilia ed è quell’Amilcare morto ad Imera nel 480; Erodoto
ha scritto una fesseria indicandolo come figlio di Annone. Quindi
Malco, Magone e i due Magonidi, cronologicamente, operarono prima del
480. A questo punto salterebbe tutta la ricostruzione di Diodoro.
Giustino prosegue ricordandoci che i Siciliani chiamarono Leonida,
fratello del Re di Sparta, per liberarli dai Tiranni e dai
Cartaginesi. Ne nacque una lunga guerra e Dario, come ciliegina sulla
torta, ordinò di bruciare i cadaveri a causa di una bella
pestilenza. Fine del pezzo di Giustino.
A
complicare il quadro inserisco una nota di Tito Livio.
Tito
Livio IV 29
Ai grandi eventi che resero memorabile quell’anno va aggiunto un
fatto che allora sembrò del tutto insignificante:
i Cartaginesi
destinati a diventare il principale nemico di Roma , per la prima
volta trasferirono un esercito in
Sicilia
in seguito alle lotte intestine dei Siculi ; in aiuto di una delle
due parti in dissidio. Era il 429;
per
Diodoro
è il 424,
l’anno della 89 Olimpiade.
Questo
è il quadro generale delle fonti.
Tito Livio |
Ho
visto come hanno operato gli Storici moderni. Partiamo dal Leonida
fratello del Re di Sparta.
Quanti
Re di Sparta hanno avuto un fratello che si chiamava Leonida? Questa
domanda non se la sono posta. Per gli storici Giustino ha sbagliato;
non intendeva quel Leonida morto alle Termopili nel 480. Sicuramente
voleva indicare il fratello Dorieo che, nel 525, provò a
conquistarsi un pezzetto d’Africa e, nel 510, riprovò in Sicilia;
tutto raccontato da Erodoto. Così non va bene.
Anche
io posso affermare che Tito Livio non intendeva la Sicilia ma si
riferiva a Sulci. SLC invece di SCL (si scriveva con le sole
consonanti) e credo di aver ragione se controllo in che anno sono
sbarcati i Cartaginesi e hanno fortificato Sant’Antioco. Ho usato
Livio per dimostrare che tutti possono sbagliare ma, con la pazienza,
si rimedia. Lasciamo stare la ricostruzione di Diodoro: è perfetta.
E’ sicuro che abbiamo un Amilcare, figlio di Annone, che muore ad
Imera. Dopo la lunga pausa abbiamo un Annibale nel 410 che non ha
avuto euguali sul piano militare. Nel 406 Annibale ritornerà in
Sicilia affiancato da Imilcone; sempre della casata di Annone. Da qui
dobbiamo far partire la storia di Giustino. Non si possono ignorare
le fonti greche. Dobbiamo, solo, rileggere Giustino e cercarne le
corrispondenze con Diodoro. La Storia è unica.
Giuniano
Marco Giustino Historiae Philippicae XVIII
7
-1
quum
in Sicilia diu feliciter, traslato in Sardiniam bello, amissa maiore
exesercitus parte gravi proelio victi sunt 2
propter quod ducem suum
Malchum,
cuius auspiciis et Siciliae parte domuerant
1
(i
Cartaginesi) avendo combattuto per lungo tempo e in maniera fausta
( diu
feliciter ) in
Sicilia trasferita la guerra in Sardegna, avendo perduta la maggior
parte dell’esercito, furono sconfitti in un pesante confronto.
2
E per questa ragione essi mandarono in esilio il loro comandante
Malco
sotto il cui comando essi già avevano
sottomesso una
parte
della Sicilia.
Imilcone
ha le stesse consonanti di Malco. M L K. Imilcome sottometterà
buona parte della Sicilia. Imilcone contro Dionisio. Due giganti.
Diodoro si soffermerà a lungo su queste due figure. Imilcone, dopo
tanto combattere, lo ritroviamo nei pressi di Siracusa e… c’è
una grossa lacuna nel testo di Diodoro. Dopo
la grossa lacuna, ritroviamo Imilcone, con l’esercito semidistrutto
dalla peste, e Dionisio che stipulano la pace. Era
il 405:
tornarono
sotto Cartagine il dominio sugli antichi coloni con l’aggiunta
degli Elimi, dei Sicani e Selinunte, Akragas, Imera, Gela e Camarina
...ed Eraclea Minoia. Diodoro
non parla di quello che faranno i Cartaginesi nei successivi 7 anni,
narra altri eventi. Non sappiamo cosa succede a Cartagine dal 405 al
398. In questo ultimo anno Imilcone tornerà in Sicilia, arriverà
fino a Siracusa, occuperà e profanerà il tempio di Demetra. Da
questo momento tutto gli andrà male. Nella mia ricostruzione non
posso dimostrare la venuta di Imilcone in Sardegna ma il contesto
dovrebbe essere quello giusto.
E’
il 392.
Seguiamo
Giustino:-XVIII
7 19
..a lui successe Magone per la cui energica azione aumentarono le
ricchezze dei Cartaginesi, si ampliarono i confini del loro dominio e
crebbero i riconoscimenti della loro gloria militare.
XIX 1 1
Magone, il comandante dei Cartaginesi, primo tra tutti diede ordine e
disciplina all’esercito e fondò l’impero cartaginese,
consolidando la potenza della città. Non solo con l’arte della
guerra ma, anche, con il valore. Egli, morendo, lasciò due figli:
Asdrubale
e Amilcare i
quali seguendo le tracce del valore paterno.... Era il 380.
Seguimo
Diodoro:-
( è il 378)
XV 24...in
seguito, scoppiata una pestilenza fra gli abitanti di Cartagine ed
essendo la malattia molto violenta, molti Cartaginesi perirono ed
essi rischiarono di perdere l’egemonia. Si ribellarono i Libici,
spinti dal disprezzo; si ribellarono gli abitanti della Sardegna,
ritenendo che quello fosse il momento giusto per attaccare i
Cartaginesi: si misero d’accordo e li assalirono. Nello stesso
periodo colpì Cartagine una sventura mandata dagli dei. Avvenivano
in città continui immotivati disordini, esplosioni di timore,
tumulti prodotti dal panico: molti balzavano fuori dalle case con le
armi in pugno, come se i nemici fos sero penetrati in città, e,
combattendosi fra loro come nemici, uccidevano al cuni altri ne
ferivano. Infine, placata la divinità con sacrifici e liberatisi con
pena dai mali, sconfissero tosto anche i Libici e riconquistarono
l’isola.
Così
la racconta Giustino:-
XIX
1
3..Si
combattè anche contro gli Africani che esigevano il tributo
riguardante il suolo della città maturato in molti anni.
4 la
causa degli Africani era giusta e la loro fortuna fu migliore. 5
la
guerra contro di loro terminò col pagamento in denaro e non con le
armi.
6 In
Sardegna, inoltre, Asdrubale gravemente ferito, morì dopo aver
trasmesso il comando al fratello Amilcare. 7
la
sua morte fu onorata degnamente per il lutto che destò in città,
sia perchè era stato 11 volte Dittatore e perchè aveva riportato 4
trionfi. 8
Anche
i nemici presero coraggio come se le forze dei Cartaginesi fossero
cadute insieme al loro comandante.
Riflessione:
Magone morirà a Cabala, in Sicilia, nel 380. Il comando lo prese il
figlio Asdrubale che, come Dittatore, lo terrà per 11 anni. Dopo la
sua morte, nel 369 in Sardegna, il comando passò all’altro
magonide Amilcare. Brutto periodo per Cartagine. Anche Dionisio
occuperà Erice con la flotta. I Cartaginesi stanno per venire
buttati fuori dalla Sicilia. Amilcare, l’altro magonide, partirà
dalla Sardegna con la flotta; ad Erice vincerà lo scontro con la
flotta siracusana ma perì nello scontro. Questa è la mia
personalissima interpretazione.
Dice
Giustino:
2
1 Frattanto
Amilcare fu ucciso durante la guerra in Sicilia e lasciò tre figli :
Imilcone , Annone e Giscone . 2
Anche
Asdrubale ebbe lo stesso numero di figli : Annibale , Asdrubale e
Safone. 3
Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo.
4
Si fece guerra ai Mauri e si combattè contro i Numidi e gli Africani
furono costretti a restituire a Cartagine il tributo pagato per la
fondazione della città
5 Dopo,
poichè una così potente famiglia di condottieri era pericolosa per
una libera città, dal momento che nello stesso tempo essi
giudicavano e facevano ogni cosa, furono scelti cento giudici fra i
membri del consiglio 6
che
esigessero il rendiconto delle imprese compiute dai comandanti che
ritornavano dalla guerra affinché, essi, per questo timore badassero
ai comandi militari allo stesso modo come in patria avevano l’occhio
ai giudici e alle leggi 7
In
Sicilia, al posto di Amilcare, subentrò Imilcone che, dopo aver
vinto numerose battaglie per mare e per terra e dopo aver conquistato
molte città, perse improvvisamente l’esercito per la violenza
dell’influsso pestilenziale di una stella 8
Quando
ciò fu annunciato a Cartagine, la città piombò nel dolore. Ogni
luogo risuonava di alti gemiti, non diversamente che se la città
fosse stata conquistata. 9
Erano chiuse le case private, chiusi i Templi degli Dei, tutte le
cerimonie sacre erano interrotte e tutte le attività private erano
sospese.
lo
Pseudo Aristotele ci ricorda qualcosa che sta vedendo, ai suoi
tempi, - in diretta- in Sardegna:
.....dacché
(l’isola) è sottomessa ai Cartaginesi tutte le piante da frutto
adatte per l’alimentazione vengono estirpate, e la pena di morte
pende su quegli indigeni nel caso in cui qualcuno di questi decida di
ripiantare qualcosa di questo genere.
(nda:- Sui Numidi e
i Mauri nel VI o V sec non troverebbero d’accordo Erodoto.)
Così
Diodoro.-
368:
essendo i Cartaginesi colpiti dalla solita pestilenza e avendo la
solita ribellione dei Libici ... Dionisio
con
300 triremi, 30.000 fanti ( etc ) marciò contro il territorio dei
Cartaginesi e lo devastò. Arrivò al Lilibeo e solo
qui
trovò molti soldati. (nda. La Sicilia cartaginese è sguarnita
perché si combatte in Sardegna ). Sentendo che gli arsenali erano
distrutti, Dionisio pensò che lo fosse anche la flotta. Lasciò 130
triremi, le migliori, nel porto di Erice e tornò a casa. Piombarono
ad Erice 200 triremi cartaginesi e distrussero quelle siracusane.
Datosi che era arrivato l’inverno i due eserciti stipularono una
tregua e tornarono nelle loro città.
(nda:-In
questo scontro, ad Erice in Sicilia, dovrebbe morire il magonide
Amilcare)
Cosa
ci ha ricordato Giustino da memorizzare?
2
1 Frattanto
Amilcare fu ucciso durante la guerra in Sicilia e lasciò tre figli :
Imilcone , Annone e Giscone . 2
Anche
Asdrubale ebbe lo stesso numero di figli : Annibale , Asdrubale e
Safone. 3
Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo.
(nda Niente Suffeti)
Amilcare,
quindi, lasciò 3 figli: Imilcone, Annone e Giscone.
Seguiamo
Giustino:7
In
Sicilia, al posto di Amilcare, subentrò Imilcone che, dopo aver
vinto numerose battaglie per mare e per terra e dopo aver conquistato
molte città, perse improvvisamente l’esercito per la violenza
dell’influsso pestilenziale di una stella.
Piccolo
chiarimento: ad Erice, nel 368, morì Amilcare e il comando passò al
figlio primogenito Imilcone. Le successive guerre di Imilcone non
avverranno in Sicilia. Si combatterà in Sardegna.
In
Sicilia non ci sono scontri tra Cartaginesi e Siracusani fino al 348.
(Per Diodoro è il 345). In questo anno ritroviamo il secondogenito
del magonide Amilcare, Annone, che porta in Sicilia 150 navi da
guerra, 50.000 fanti, 1000 cavalieri, 300 carri con l’intenzione
di occuparne un altro pezzo. Abbiamo due figli di Amilcare impegnati:
Imilcone in Sardegna mentre Annone è in Sicilia. Timoleonte, da
Corinto, corre in aiuto di Siracusa guidato da una FIACCOLA in cielo.
Quella Fiaccola in Cielo dovrebbe essere la Stella pestilenziale che
decimerà l’esercito di Imilcone in Sardegna. Imilcone torna a
Cartagine sconfitto dalla peste mentre il fratello Annone si trova a
Siracusa.
Giustino
ci ha ricordato che:
3
Da costoro erano retti gli affari dei Cartaginesi in quel periodo.
4
Si fece guerra ai Mauri e si combattè contro i Numidi e gli Africani
furono costretti a restituire a Cartagine il tributo pagato per la
fondazione della città
5 Dopo,
poichè una così potente famiglia di condottieri era pericolosa per
una libera città , dal momento che nello stesso tempo essi
giudicavano e facevano ogni cosa , furono scelti cento giudici fra i
membri del consiglio 6
che
esigessero il rendiconto delle imprese compiute dai comandanti che
ritornavano dalla guerra affinché, essi, per questo timore badassero
ai comandi militari allo stesso modo come in patria avevano l’occhio
ai giudici e alle leggi.
Diodoro
ci ricorda che Annone lasciò Siracusa, lasciò l’esercito al
sicuro, e si precipitò a Cartagine ma fu esiliato. Nel 348 per
Livio, il 345 per Diodoro, a Cartagine troviamo il Consiglio dei 100.
Gli Ambasciatori cartaginesi vanno a Roma per la prima volta e fu
redatto il famoso I° Trattato di Livio, di Diodoro e di Orosio.
Per
concludere: nella mia ricostruzione sottolineo che ad Imera, in
Sicilia, muore Amilcare figlio di Annone e di una siracusana. Non ci
sarà nessun Imilcone fino al 406. Nel 410 troviamo un Annibale
considerato il più grande comandante che Cartagine avesse avuto fino
a quel momento; posso escludere tranquillamente Malco, Magone e i due
Magonidi prima del 410.
Con
lo scontro di Erice, in Sicilia, nel 368 si può ipotizzare la morte
del magonide Amilcare e il passaggio dei poteri al figlio Imilcone.
Con la tregua successiva e con il rientro a Cartagine, e a Siracusa,
dei due eserciti posso ipotizzare che Dionisio … ricorda la
profezia che lo riguarda:- sarebbe morto quando avrebbe prevalso sui
migliori. Per Dionisio i migliori erano i Cartaginesi e ogni qual
volta era arrivato sul punto di sconfiggerli… li lasciava andare.
Purtroppo, per lui, la profezia riguardava la poesia. Inoltre: mi
sono ritrovato, in Diodoro, con un Timoleonte da Corinto al posto del
Leonida di Giustino ( stessa radice del nome LEON).
Nell’anno
348, per Livio, 345 per Diodoro qualcosa cadde dal cielo.
Paolo
Orosio, altro storico latino, a riguardo ci ricorda:
III
71 memorandum
etiam inter mala censeo primum illud ictum cum cartaginiensibus
foedus...
III
71 ritengo
che anche il primo trattato che in quel tempo venne stipulato con i
Cartaginesi si debba annoverare tra i mali soprattutto perchè da
esso provennero sciagure che ebbero inizio immediatamente dopo.
2 402
anni dopo la fondazione di Roma furono mandati ambasciatori a Roma e
fu firmato un trattato. 3
Le testimonianze della storia, l'infamia gettata sui luoghi e
l'abominio decretato contro i giorni in cui quei fatti accaddero,
attestano la grandine di mali e le ininterrotte tenebre di incessanti
sciagure che seguirono l'arrivo dei Cartaginesi in Italia.
Si
vide la notte estendersi per la maggior parte del giorno e una
grandine di chicchi grossi come pietre cadde dalle nubi a lapidar la
terra..
Per
vederci chiaro ho cercato un sito dove sono elencati molti disastri
naturali. Ho trovato che, nel 300 aC circa, l’area dell’attuale
New York fu spazzata da uno tsunami causato dalla caduta di un
asteroide di 100 metri di diametro. L’onda del sisma, stimata alta
20 metri, risalì il fiume Hudson per circa 50 Km.
Diodoro
ci ricorda del tentativo del greco Pentatlo, di Cidno , di occupare
la zona di capo Lilibeo nel 580.
E’
un Eraclide (discendente di Ercole) venuto a reclamare la terra degli
Elimi.
A
Mozia, in quel periodo, dopo un incendio, fu edificata una cinta di
mura.
Solo
con quest’incendio di Mozia dimostrano la conquista della Sicilia
da parte di Malco. Sono perlpesso.
Diodoro
racconta le vicende di Magone fino alla sua morte in battaglia dove
l’esercito cartaginese fu sconfitto da Dionisio. I Cartaginesi
seppellirono sontuosamente il re Magone e, al suo posto, elessero
comandante il
figlio, giovanissimo
ma pieno di orgo glio e di singolare valore. Egli trascorse tutto il
tempo della tregua addestran do ed esercitando i soldati; rese
l’esercito docile ed efficiente allenandolo alle fatiche,
esortandolo con le parole, esercitandolo nelle armi. Scaduto il tempo
della tregua, entrambi schierarono gli eserciti e vennero a battaglia
pieni di ardore. Vi fu uno scontro violento presso la località
chiamata Cronio
e, con decisione inversa, la divinità volle compensare con una
vittoria la sconfitta dei Cartaginesi. Diodoro non ci segnala il nome
di questo figlio di Magone. Non è difficile riconoscere l’Asdrubale
che morirà in Sardegna.
Questo
è il quadro storico. Le fonti sono sempre le stesse. Tutti gli
storici sono concordi. Per me, solo per me, non quadra. Non è
normale avere, prima, Magone e i due Magoni e, dopo un secolo,
ritrovarsi con un Annibale presentato come il più grande condottiero
cartaginese per aver distrutto due città siciliane mentre i
Siracusani erano impegnati in Grecia. Non è normale chiamare in
causa Leonida e Dario I e ritrovarsi con Timoleonte da Corinto e con
i postumi della Grande Peste.
Non
si può utilizzare Giustino per Malco, Magone e i due Magonidi e
ignorare lo stesso Giustino quando ci narra che, contemporaneamente a
questi grandi personaggi cartaginesi, i Focesi sconfiggevano gli
eserciti cartaginesi e ritrovare i trofei delle vittorie nell’Oracolo
di Delfi.
Non
è normale che, per avallare il quadro, si tiri in ballo il trattato
di Polibio del 509, del quale ne a Roma nè a Cartagine ne sapevano
nulla gli addetti agli affari internazionali. Non è normale proporre
il trattato di Polibio e ignorare completamente quanto riporta Tito
Livio riguardo ai Trattati tra Roma e Cartagine.
Gli
archeologi, di solito, trovano le inumazioni cartaginesi. Ad un certo
punto si ritroveranno con delle incenerizioni molto frettolose. Credo
che, con le pestilenze, le sepolture siano particolari.
Diodoro
Siculo è uno STORICO. Gustino è un epitomatore: fa il riassunto
dello storico Pompeo Trogo. Ricordiamocene.
Bibliografia:
Diodoro
Siculo:
“Biblioteca Storica” - Editore Sellerio - Palermo
M.Giuniano
Giustino: “ Storie filippiche” - Luigi Santi Amantini -
Editore Rusconi
Dal
WEB è possibile scaricare una monografia, in pdf, dal titolo:
-LA
SARDEGNA NELLE MIRE DEI CARTAGINESI-
Autori del
lavoro: Rolando Berretta e Tonino Pischedda.
Rolando
Berretta
Grande articolo, complimenti vivissimi agli autori, che saluto, e agli editori, che ringrazio.
RispondiEliminaGrazie a te, dobbiamo ringraziare gli autori per aver condiviso con tutti noi il loro lavoro.
RispondiEliminascrive Rolando Berretta.
RispondiEliminaGrazie Dottor Montalbano…e Redazione.
Sto cercando di far capire che Roma e Cartagine sono già passate in due guerre. I Trattati, con tutti i cavilli, saranno stati analizzati dagli addetti mille volte. Ti arriva Polibio, dalla Grecia, e ritrova un Trattato che, a suo dire, “…ancora ai nostri tempi i più anziani tanto dei Cartaginesi quanto dei Romani e quelli che sembrerebbero più esperti di cose politiche non ne avevano notizia…”-.
Non mi sembra una cosa normale.
Prima di scrivere una STORIA imperniata su quel Trattato di Polibio del 509… io ci rifletterei parecchio.
sempre Rolando Berreta
RispondiEliminaaggiungo un pezzo che avevo già messo nel sito di Montalbano:
Un piccolo evento si era svolto ai tempi di Ciro il Grande (559-530).
Paolo Orosio Historiarum adversus paganos libri septem IV 6 6/7:
“Itaque Carthaginienses...sicut Pompeius Trogus et Iustinus fatentur... cum in Sicilia diu infeliciter dimicassent , traslato in Sardiniam bello iterum infelicius victi sunt. Propter quod ducem suum Mazeum et paucos qui superfluerant milites exulare iusserunt ».
Senza perderci in discorsi dotti possiamo dire che i Cartaginesi, comandati da Mazeo, provarono a sbarcare in quel di Mozia, dove erano state edificate delle mura che risalgono alla metà del VI a.C. Gli abitanti si aspettavano un attacco da parte di Cartagine?
In seguito, Mazeo provò nuovamente con la Sardegna ma fu di nuovo sconfitto. Escludiamo subito che fosse il padre di Cartalone perché, dopo due sconfitte, non aveva nessun bottino da mandare a Tiro. Evitiamo di confonderlo con quel Malco che sottomise parte della Sicilia. Giustino ci ha ricordato dei tentativi inutili dei Cartaginesi fino alla sconfitta di Amilcare, a Imera nel 480 a.C. e del lungo periodo di pace che seguì.
Vogliamo prendere in considerazione la possibilità che Mazeo combattè contro Mozia? Se le fonti greche non ricordano l’episodio significa che il fatto è rimasto circoscritto al mondo fenicio.