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giovedì 14 agosto 2014

LA DECLINAZIONE MAGNETICA DI COLOMBO

Nella LETTERA RARISSIMA del III° viaggio di Colombo, quella dove si spiega perché l’isola di Trinidad ha questo nome, quella Lettera che ci illustra cosa succede alle persone e alle cose vicino alla linea dell’Equatore, quella Lettera dove c’è la più grande scoperta di Cristoforo Colombo; dopo quella dell’America. Colombo, secondo gli esperti, avrebbe scoperto la Declinazione Magnetica del nostro pianeta. E’ cosa nota che il nostro pianeta ha un Polo Nord e un Polo Sud (geografici) attorno ai quali ruota la Terra. I nostri antenati si accorsero, meravigliati, che l’ago della bussola non punta esattamente in quella direzione ma in un'altra direzione che, tra l’altro, non è fissa. Controlla oggi, controlla domani, si accorsero che la Terra aveva i due poli MAGNETICI che si spostavano nel tempo. 




Magari, con la Wikipedia, potreste vedere le linee del campo magnetico e approfondire l’argomento.
Ho segnato il Nord magnetico, a partire dal 1.900, e segnalo dove lo localizzarono nell’anno 2.010.
A noi interessa la grande scoperta di Colombo, quindi:  non vado oltre.
Abbiamo visto gli schemi a CROCE e cosa nascondono.
Siamo partiti con Pietro Vesconte e le sue carte. Quelle carte erano già state assemblate verso la metà del 1.200; vedasi la Carta Pisana. La Bussola ancora non era stata scoperta dalle nostre parti.

Qualcuno, in qualche convento, ha messo insieme la Penisola Iberica con la costa francese e le isole britanniche.



Hanno assemblato una carta dall’orientamento che non va bene geograficamente. Hanno ripiegato su una via di mezzo. Nel momento che hanno assemblato la Penisola Iberica con il resto del Mediterraneo, quest’ultimo si è sollevato verso nord sulla costa siriana.



Basta vedere dove termina il M.Rosso.
Per vedere questi piccoli particolari bisognerebbe avere una certa dimestichezza con le carte.

E arrivò il momento di preparare carte comprensive della parta Atlantica per raggiungere il Paese della Seta. I mitici 135 gradi di oceano.  Marino di Tiro aveva detto che dalle isole Fortunate (Canarie) al Paese della Seta erano 225° di terre. Quindi dalle Isole Fortunate, andando a ovest, bastava percorrere 135° di Oceano per arrivare al mitico Catai. Toscanelli aveva affermato che si sarebbero trovate delle isole lungo la traversata.



Torniamo a Colombo e alla sua scoperta.
Utilizziamo la carta Cantino del 1.502 per spiegare il tutto.
Se restiamo all’interno del Mediterraneo possiamo notare l’orientamento dei meridiani e paralleli (vedasi le linee verdi). Cerchiamo di vedere l’Equatore, il Tropico, il C. Polare e il Polo.  La freccia rossa che attraversa la nostra penisola, dimostra, chiaramente, che il nord geografico generale non coincide con quello dell’interno del Mediterraneo. Rispetto alle linee verdi risulta rivolta verso est di una quarta di vento (11,25 gradi o 11° 15’). All’altezza di Gibilterra tutto si regolarizza. La freccia rossa, indicante il nord geografico, è perfettamente in asse con i meridiani.
Quindi, nel 1.498, qualcuno si è accorto del cattivo allineamento del Mediterraneo.
Affermare, oggi, che Colombo ha scoperto la declinazione magnetica del nostro pianeta … mi sembra esagerato. Leggete la Lettera Rarissima del III viaggio. È zeppa di sorprese geografiche.
La Storia ci insegna che Colombo finì per conoscere Torquemada e la Santa Iquisizione, appena messa in essere, per via della sfericità della Terra. Tutto NON VERO. Sulla reale forma del nostro pianeta Colombo aveva una sua personalissima idea. Tutto scritto in questa Lettera:

Per quanto riguarda quest'emisfero non c'è nessuna difficoltà, da parte mia, a rite­nere che esso sia rotondo come essi affermano. Ma quest'altro, a mio parere, è come la metà d'una pera ben tonda che abbia il picciolo alto - come ho detto - o come una palla rotonda con sopra un capezzolo di donna. Tolomeo e gli altri che hanno scritto su questo mondo opinarono che era rotondo non sapendo nulla di questa sua parte che era sconosciuta e basandosi solo sull'e­misfero in cui essi vivevano e che è certamente - come ho detto e ripeto - sferico. Ma ora che le Maestà Vostre hanno ordinato di navigarlo, di esplo­rarlo e di scoprirlo, la mia affermazione si dimostra evidentissima….

Se osservate l’isola di Isabella e di Spagnola, la loro posizione rispetto al Tropico e le loro grandezze rispetto all’Inghilterra e alla Penisola Iberica, (nella Cantino), ebbene quelle sono le misure e la posizione delle isole scoperte da Colombo. Quel –Mondo- esiste solo sulle carte. Colombo descrive un Mondo teorico. Questo ha scritto Colombo dopo il I° viaggio:
-Sottomisi Hispaniola, che ha un'estensione più grande di quella della Spagna… e si trova a XXVI gradi sopra la linea equinoziale.
-L'isola Giovanna,… posso dire che questa isola è maggiore d'Inghilterra e Scozia unite (Giovanna sarebbe la Isabella della Cantino).

Se l’esplorazione dell’isola di Giovanna  aveva dato una prima misurazione, parziale, di 335 leghe e non si vedeva la fine… se fosse stata un’isola veramente, quanto poteva misurare il suo perimetro ? Fatti i calcoli ? quanto poteva misurare quell’isola asiatica? la domanda se la posero gli Spagnoli trovandosi di fronte carte del modello Caveri/Cantino. Stiamo parlando di quell’isola virtuale perché la Cuba reale è di gran lunga più piccola; di molto ed è sotto il Tropico. (1 lega equivale a 4 miglia romane di metri 1.480.  1 lega equivale, quindi, a Km 5,920).
E qui entrano in ballo gli uomini di cultura del periodo. Entrano in ballo i Dotti.
Cosa aveva detto Marco Polo, l’uomo che aveva molto navigato in quei mari e ne aveva riportato le carte ? Marco Polo ci ricorda che l’isola di Giava, a detta dei buoni marinai pratici di queste cose, è la maggiore isola del mondo. Ha un circuito superiore alle 3.000 miglia (750 leghe).
Se Marco Polo aveva detto che Giava era la maggiore…. poteva questa isola di Cuba, o Isabella, o Giovanna, essere più grande ? No di sicuro! Un solo lato, inesplorato era già di 335 leghe. Quella era terraferma. Quindi Colombo potè dimostrare, con il documento del notaio Fernando Perez de Luna, di aver toccato la terraferma del Catai in data 12 VI 1494 e…. tanti saluti a Zuane Cabotto Siamo nel II viaggio di Colombo.
Il 12 giugno 1494 il notaio reale Fernando Perez de Luna andò a bordo di ogni caravella, assistito da Diego Tristan e Francesco Morales, ambedue residenti a Siviglia, Pedro de Terreros, maestro di casa, e Lopes de Zuniga, scudiero scalco, ambedue ufficiali domestici del “signor Ammiraglio”; compilò il suo atto a bordo della “Santa Clara” questo processo verbale prova che gli Indiani hanno dichiarato che la costa si stende ad oltre venti giornate, senza che si sappia dove finisca; che gli uomini di mare, piloti e marinai, avendo consultato le loro carte, e riflettuto prima di rispondere, hanno tutti affermato, sotto giuramento, che non avevano mai né veduto, né sentito dire che un’isola potesse offrire 335 leghe di coste, dall’occidente al levante, senza che si vedesse la fine, e che essi giudicano essere terraferma. Erano nelle caravelle cinquanta uomini di mare, fra i quali piloti rinomati e maestri in cosmografia. Nessuno emise intorno a ciò il minimo dubbio.

L’originale è depositato nell’Archivio delle Indie di Siviglia: leg 5° de patronato real- Documentos diplomaticos num LXXVI.


Avete appena letto:
Cosa aveva detto Marco Polo, l’uomo che aveva molto navigato in quei mari e ne aveva riportato le carte? Se osservate la Cantino potete vedere le Carte che riportò Marco Polo.
L’isola di Isabella è composta da: Hokkaido, Shikoku e Honshu. Kjushu è attraversata dalla Raya.
L’isola della Vera Crux è composta con pezzi di Australia.


Isabella o Giovanna o CVBA.



Per veder l’America, con tanto di CVBA e Spagnola, bisogna aspettare Giovanni Vespucci: la sua geocarta, conservata a Torino, è del 1523.


Rolando Berretta

venerdì 11 luglio 2014

CARTOGRAFIA ANTICA - IL SEGRETO DELLE CARTE PORTOLANE: LE CROCI - II PARTE

Basta un piccolo accenno.
Marino Sanuto (c. 1260-1338),veneziano, è stato impegnato in diversi settori. E’  meglio conosciuto per i suoi tentativi per rilanciare crociate. I suoi Liber Secretorum fidelium Cruces , chiamato anche Historia Hierosolymitana, Liber de expeditione Terrae Sanctae e Opus Terrae Sanctae,…

Pietro Vesconte è stato un cartografo, e geografo, genovese degli inizi del XIV secolo. Nel 1.313 lo ritroviamo a Venezia dove collaborò con Marin Sanuto nella stesura delle carte.
Magari tutto l’argomento andrebbe esposto in maniera più corposa ma, trovandosi già sul web, non conviene andare oltre questa veloce introduzione.
Il sottoscritto ha notato che nelle opere del Sanuto figura il LIBER SECRETORUM FIDELIUM CRUCES. Si parla dei segreti delle croci. Croci! Plurale.
Ma di quali croci stiamo parlando?


 Sicuramente di quelle croci nascoste nei portolani.


Basta trovare la croce per leggere i meridiani e i paralleli.

Noi possiamo ricavare due croci direttamente dai due giri di compasso oppure ne possiamo ricavare una al centro. Finiamo sempre con ritrovarci con i portolani composti da due parti di Mediterraneo.

La prima parte, composta dalla penisola Iberica più Atlantico, è orientata geograficamente in maniera corretta. Come si entra nel Mediterraneo, dopo Gibilterra, si trova la stessa carta con una scala diversa e … una diversa inclinazione. 
Chi partiva dalla Spagna, o dal Portogallo, diretto verso l’Atlantico, non avrebbe notato nessuna differenza.


La lettera ai Reali di Spagna in cui Colombo annuncia la scoperta - fatta nel corso del suo terzo viaggio transatlantico - della "terraferma" e ipotizza l'esistenza sul suolo sudamericano del Paradiso Terrestre
Hispaniola, settembre-ottobre 1498 

Quando io - venendo dalla Spagna alle Indie - giunsi a 400 miglia a ovest delle Azzorre avvertii un gran mutamento sia nel cielo sia nelle stelle, come pure nella temperatura del¬l'aria e nelle acque del mare. E a questo fenomeno feci molta attenzione. Osser¬vai che da nord a sud, oltrepassata la distanza di 400 miglia dalle suddette isole, l'ago della bussola che fino a quel punto tende a nord-est, si orienta d'im¬provviso a nord-ovest una quarta di vento tutta intera. E ciò si verifica mentre ci si avvicina a tale linea, come chi stesse superando un pendio. Trovai pure il mare (il Mare dei Sargassi) completamente pieno di un'erba fatta di rametti di pino e carica di frutti simili a quelli del lentisco. L'erba era così densa che nel mio primo viaggio temetti che si trattasse di una secca e che le navi vi si sarebbero arenate. E il fatto sorpren¬dente è che fino al momento di arrivare a quella linea della stessa erba non se ne trova affatto. Arrivando in quel punto trovai il mare calmo e liscio e benché soffiasse il vento esso non si alzava mai. Inoltre all'interno di questa linea, dal lato di ponente, la temperatura era mite e senza grandi sbalzi sia d'inverno sia d'estate … etc etc.

Il massimo rispetto per Colombo e per chi lo studia….
ma io resto della mia personalissima idea. La quarta di vento, di differenza, la si misura dentro il Mediterraneo: ammesso che avessero delle bussole idonee.
Basta poco per documentarsi sul magnetismo terrestre e sulla grande scoperta di Colombo; chi non ha sentito parlare della bussola di Colombo?
Immaginate, invece, di dover disegnare una carta, comprensiva di Atlantico, per raggiungere il Paese della Seta. Disegnate l’Equatore e il Tropico e incollateci una carta portolana qualsiasi.
Alessandria d’Egitto risulterà molto più a nord delle Isole Canarie. Non serviva una bussola!
Poi, per la verifica, c’erano le prime carte di Tolomeo.

Rolando Berretta

martedì 8 luglio 2014

CARTOGRAFIA ANTICA - IL SEGRETO DELLE CARTE PORTOLANE: LE CROCI

Le Carte Portolane andrebbero lette con più attenzione.


Di solito si vedono due giri di compasso. Facilmente possiamo ricavare un altro giro di compasso al centro.
Il nuovo giro di compasso presenta uno sviluppo a CROCE; quelli sarebbero i meridiani e i paralleli; strano ma vero!
Grazioso Benincasa presenta il giro di compasso centrale, leggasi con meridiani e paralleli, da quel giro si ricavano facilmente gli altri due.

Provate a cercare di leggere (vedere) i meridiani e i paralleli nella croce centrale.

Questa è la realtà dei Portolani:


Dopo aver preso pratica con i due giri di compasso, dopo aver scovato il giro centrale e dopo aver capito che li ci sono i meridiani e i paralleli precisi, dopo tutto ciò ci accorgiamo che dalle Baleari al M.Nero possiamo misurare in gradi. Dalle Baleari, verso ovest, c’è un’altra inclinazione. Quell’inclinazione è corretta geograficamente.                      
Per capire tutto ciò….
… affrontiamo il problema vero: 

Quanti si sono messi a disegnare schemi? Se non si abitua l’occhio, e la mente, a quelle linee non si va da nessuna parte.

Oggi si usa un metodo più sbrigativo e intellettuale. Si prendono due punti delle carte e le si misurano direttamente. Si riempiono pagine scritte di formule matematiche per dimostrare … il nulla.


E’ evidente che sulle Baleari c’è qualcosa  di sbagliato.
Noi, dal Passato, abbiamo ricevuto delle carte sicuramente. Carte sin troppo precise. La letteratura ci ricorda di un certo Marino di Tiro.  
Claudio Tolomeo muove diversi rimproveri a Marino di Tiro, ed ai suoi contemporanei, per  aver disegnato carte con meridiani e paralleli tutti dritti e uguali tra loro…
Ed io mi sono ritrovato con questo strano planisfero.


Un planisfero suddiviso in 80 meridiani da 4,5 gradi. 80 settori di meridiano. Unica conferma storica la fornisce Toscanelli. Davanti a Lisbona ci sono 26 settori da 250 miglia. Se i settori sono 80,  e se sono da 250 miglia romane,  il conto si fa facilmente: sono 20.000 in totale. (Basta, poi convertire in Km ).
A questo punto è fondamentale cercare la causa dell’errore. Sicuramente hanno messo insieme carte con scale diverse. Sul planisfero di Marino di Tiro c’è finita qualche carta sbagliata.
Allora si cerca di capire il perché e.. si arriva a un tale Pietro Vesconte


Bellisima carta fino alla Sardegna. Solita inclinazione sbagliata di una quarta di vento.
Come faccio, adesso, a spiegarvi la causa di tanti errori se non avete pratica con gli schemi?

Pietro Vesconte riporta l’errore. Ha disegnato la ragnatela non sulle 16 direzioni principali della bussola ma sulle altre 16, quelle che originano le croci. Adesso la Penisola Iberica sarebbe corretta geograficamente ma

Il resto del Mediterraneo prenderà una strana inclinazione….

Ma… dico io…

Come si fa a mettere, per forza, delle carte con una loro scala precisa precisa, sull’antico planisfero di Marino di Tiro?   Mi hanno stravolto tutto. 15 anni di lavoro inutili. E mi ritrovo tutto spostato di 4,5 gradi immediatamente. Adesso le isole Canarie sono perfettamente sovrapponibili.  (Bella, lassù, Alessandria!)
Le due Penisole Iberiche sono, comunque diverse. Coincide solo l’orientamento. 


Tutto questo per dire che le carte c’erano. C’erano gli schemi. E’ sicuramente -non vero-  che i grandi navigatori andassero in giro a cartografare interi continenti. 

Rolando Berretta

giovedì 19 giugno 2014

I TEMPLARI: CHI ERANO COSTORO?








Iniziamo queste piccole riflessioni sui Cavalieri del Tempio parafrasando il don Abbondio di Manzoni, perché come il curato dei “Promessi Sposi” si chiedeva chi fosse Carneade, gli studiosi dell’Ordine si chiedono da sempre chi fossero i Templari.
La domanda che sia lo studioso o il semplice appassionato, al quale luccicano gli occhi al solo intravvedere una croce patente è: “Ma infondo chi erano questi Templari?”.
L’interlocutore si aspetta una risposta esauriente che in due parole soddisfi la sua curiosità, invece la questione è molto più complessa di quanto possa sembrare; infatti, chi erano i Templari?
Erano santi asceti, totalmente estranei alle lusinghe della vanità che come diceva San bernardo nel suo elogio alla Cavalleria spirituale contrapposta a quella mondana : “Si  tagliano i capelli corti avendo appreso dall'apostolo che è un'ignominia per un uomo curare la sua capigliatura. Non li si vede mai pettinati,  raramente lavati,  la barba irsuta pregna di polvere,  sporchi per il caldo nelle loro armature"?
Erano degli eroi che hanno versato il loro sangue per difendere la fede cristiana e i pellegrini che in nome di essa si recavano in Terra Santa, oppure, usurai, maghi, eretici, blasfemi e compromessi con gli infedeli?
Forse i Templari erano un po’ tutte queste cose insieme.
La contraddizione della loro esistenza non sfuggì agli uomini del medioevo, infatti fu un grosso problema fin dalle origini, questa figura ibrida di monaco e di guerriero, non fu accolta con entusiasmo da tutti i contemporanei, furono necessarie la competenza teologica e le doti di persuasione  di San Bernardo che al concilio di Troyes nel 1129, riuscì a far approvare la regola dell’ordine da lui redatta alle autorità ecclesiastiche, anche se il vero e proprio riconoscimento ufficiale lo ottenne il 29 marzo del 1139 con la bolla di Innocenzo II “Omne Datum Optimum” . 
Com’è noto un religioso non può versare il sangue di un altro essere umano, i Templari erano monaci che  avevano fatto voto di difendere la fede con le armi, la contraddizione evidente fu abilmente aggirata dall’abilità diplomatica di Ugo di Payns e da quella teologico - dottrinaria di Bernardo di Chiaravalle. Il primo Maestro dell’Ordine, Ugo di Payns, fece un vera e propria campagna promozionale, incontrando eminenti personalità della chiesa e della nobiltà, facendo non pochi proseliti e aumentando in maniera incredibile il numero dei suoi affiliati. Questi guerrieri di Dio, che incarnavano l’ideale di Cavalleria Spirituale, infiammarono il cuore di migliaia di rampolli della nobiltà europea, felici di poter dare sfogo alla loro violenza e voglia di avventura con la benedizione papale.
Dal canto suo San Bernardo sciolse il nodo della contraddizione  monaco-soldato, infatti affermò che il Templare non avrebbe dovuto combattere contro gli uomini, ma contro il male che in essi dimorava, siccome nei musulmani si trovava dimora il male dell’errore di fede, uccidendo l’infedele avrebbe ucciso l’islam e questo non poteva che essere un’opera meritoria.
Monaci molto particolari quindi i Templari, basterebbe questa strana figura di soldato di Dio per giustificare l’interesse verso l’Ordine del Tempio, ma la loro storia e i loro segreti rituali hanno dato adito a leggende e illazioni che in parte furono responsabili della loro rovina.
Analizziamo la caratteristica che li rese più famosi, quella di guerrieri.
I Cavalieri del Tempio, legarono indissolubilmente il loro destino a quello delle Crociate delle quali furono indiscussi protagonisti, erano uomini duri, forgiati dalle battaglie e da un durissimo addestramento. Uomini come questi non potevano certamente essere degli asceti e pii monaci, erano sicuramente dei feroci guerrieri e molto probabilmente nelle loro commende si respirava più aria di caserma che di convento. Modi di dire come: “Bere e bestemmiare come un Templare” probabilmente nascono dal comportamento dei Templari combattenti che rientravano in Europa dopo anni di servizio in Terra Santa. Considerando che nella loro regola era espressamente vietato intrattenere “inutili discussioni con chi non si conosce bene”, si può capire che questi “irsuti” monaci non riscuotessero grandi simpatie.
Un’altra accusa tipica rivolta all’Ordine era quella di essere degli usurai, questo probabilmente nasce anche dall’invenzione della lettera di cambio con la quale chi si recava in Terrasanta versava una somma in una commenda templare presente in Europa ricevendo in cambio una ricevuta con la quale poteva riscuotere il corrispettivo in una commenda di Terrasanta; naturalmente i Templari per fornire questo servizio ricevevano un compenso e da qui si sono accumulati ingenti patrimoni che sono valsi ai Poveri Cavalieri di Cristo la nomea di essere dediti all’usura anche se un’analisi più attenta farebbe propendere a ritenere che non si discostassero da quello che è attualmente la principale attività delle banche. Quando sono nate le varie maldicenze sulla ricchezza dei Templari, non si è forse tenuto conto degli altissimi costi che comportava mantenere un esercito attivo nelle terre d’ Outremer.
Per quanto riguarda l’accusa di eresia ne abbiamo parlato diffusamente nei precedenti articoli dei quali riportiamo alcuni passi. Il Capitolo segreto dei Templari aveva dei rituali ai quali non poteva accedere nessun estraneo all’Ordine, è quindi naturale che tale segretezza abbia fatto nascere sospetti e paure negli uomini del tempo.
Sono innumerevoli le accuse che colpirono l’Ordine del Tempio, vedremo di analizzarne qualcuna perché l’elenco completo richiederebbe uno sforzo simile a quello compiuto dalla fervida fantasia degli inquisitori dell’epoca.
Naturalmente noi crediamo che le accuse rivolte all’ordine scaturissero unicamente dalla cupidigia del re di Francia Filippo il bello e dal fatto che un ordine militare nato per le Crociate, una volta finite le guerre di Terrasanta fosse diventato un pericoloso e poco controllabile esercito in Europa, però cerchiamo comunque di dare una spiegazione sapienziale ai possibili atti “criminosi” dei Cavalieri.
Ai Cavalieri vennero imputati atti blasfemi come per esempio quello che vedeva il nuovo Templare all’atto dell’investitura sputare tre volte sulla croce e maledire il Cristo.
L’orribile crimine di sputare sulla croce e maledire Cristo trova una probabile spiegazione in ciò che i Templari acquisirono durante la loro permanenza in Terrasanta. Attraverso lo studio di testi antichi scoprirono che, alcuni millenni prima di Cristo, i popoli semitici usavano sacrificare il re, da loro considerato sacro, nei momenti di crisi, per rigenerare la terra e per dare nuovo vigore al Cosmo.
Gli antichi semiti sacrificavano il loro re sacro con modalità per noi sorprendenti: il re veniva fustigato in modo che il suo sangue nutrisse la terra, crocifisso ed esposto al vento del nord (anche il Golgota è esposto a nord) e nessun osso del suo corpo doveva essere spezzato (a Gesù non venne spezzato nessun osso, nonostante la frattura dei femori fosse una procedura standard della crocifissione romana).
Attraverso tali scoperte, i ranghi più alti dell’Ordine forse intesero la passione di Cristo come un progetto del popolo ebraico di sacrificare il re dei giudei per liberarli dall’oppressione dei romani. In effetti, è solo in quest’ottica che si può spiegare la volontà del popolo ebraico ad abbandonare Cristo, ed è sempre in quest’ottica che i Templari sputavano sulla croce, essi ripetevano in tal modo il sacrificio del re sacro, solo apparentemente abbandonato e disprezzato dal suo popolo, sicuramente con la speranza di redimere i peccati commessi dagli uomini della loro epoca.
Un’altra gravissima accusa fu quella di adorare una testa barbuta, Il Bafometto, per il quale l’intero Ordine dimostrava una particolare venerazione.
La sua ragione va probabilmente ricercata nelle radici celtiche del pensiero Templare. Com’è noto, l’Ordine aveva una venerazione molto grande per S. Giovanni Battista decollato, che può essere collegata al culto dei crani di origine celtica. In molti poemi irlandesi, infatti, i capi-eroi, al momento della morte, chiedevano ai loro compagni di essere decapitati e che la loro testa venisse portata sempre con loro. Dalla testa del capo i guerrieri traevano conforto e con essa intrattenevano piacevoli conversazioni (tracce di tale culto sono riscontrabili dalla notte dei tempi in moltissime culture, per esempio a Gerico, in Israele, sotto il pavimento delle capanne neolitiche venivano conservate le teste degli antenati).
Il Bafometto è stato definito dagli inquisitori la testa o del Demonio o di Maometto, volendo così accusare i Templari di adorare il Diavolo o il profeta degli infedeli, ma l’idolo barbuto dei Templari non ha niente a che vedere col satanismo o con l’Islam, ha un significato esoterico molto più profondo. Se l’adorazione per S. Giovanni Battista si può spiegare attraverso lo studio del pensiero celtico, quello per il Bafometto si deve analizzare attraverso la tradizione ermetica. In molte raffigurazioni il Bafometto (o quello che è stato interpretato tale) appare con due facce, una bianca e una nera; questa sorta di Giano Bifronte avente gli stessi colori del Baussant (vessillo che i Templari portavano in battaglia)  è stato interpretato dagli studiosi templaristi come un’ulteriore prova della visione “duale” dell’ideologia dell’Ordine. I Templari non adoravano il Bafometto come un feticcio fine a se stesso, ma propugnavano per suo tramite l’unione degli opposti, che sta alla base di tutto il pensiero spirituale e filosofico-sapienziale delle antiche culture. Forse è in questa chiave che vanno interpretati i loro rapporti con l’Islam, e in particolar modo col sufismo che è la sua parte più spirituale, intesi a riappacificarsi con esso con l’intento di trovare i punti di unione con il Cristianesimo e creare una religione unica che mettesse fine a tutte le guerre che si nascondevano sotto il vessillo della fede; in altre parole intendevano unire gli opposti religiosi. I Cavalieri cercavano la radice, il punto di partenza delle grandi religioni, perché erano convinti che Dio fosse “Uno” e che si manifestasse in diverse forme che dovevano giungere all’armonia tramite l’unione degli opposti poiché solo in tal modo si realizzava l’Unità tramite la quale si poteva raggiungere il vero Dio.
Questo era un progetto molto ambizioso che ancora oggi potrebbe sembrare assurdo e che i Cavalieri del Tempio pagarono con la tortura e con la vita.
I Templari furono un tentativo di costituire una cavalleria perfetta, il guerriero invincibile al totale servizio di Dio e degli ideali cristiani e cavallereschi.
Secondo San Bernardo questi cavalieri erano protetti dal male grazie alla loro fede e dai nemici dalle loro corazze, niente di meglio  quindi in un periodo nel quale era in atto un immane scontro di civiltà.
Purtroppo però gli alti ideali si scontrano sempre con i bisogni materiali, ci si rese presto conto che per una Crociata permanente era necessaria una grande quantità di denaro e da qui la necessità di procurarselo.
In pochi anni nelle casse del Tempio entrò tantissimo denaro sotto forma di donazioni in moneta, terriere e di rendite che lo resero il più ricco e potente ordine del medioevo, è facile capire come i suoi detrattori ebbero buon gioco nell’accusarlo di volersi arricchire smodatamente tradendo i voti delle origini.

Dopo questa breve e non esaustiva disamina sull’ordine del Tempio abbiamo le idee ancora più confuse, quindi alla domanda iniziale “Chi erano i Templari?”, non possiamo dare una risposta certa; infatti non sappiamo se i Templari furono soltanto dei puri cavalieri senza macchia e senza paura, armati dello scudo della  fede e della spada della parola di Dio, una setta esoterica dalla quale trassero ispirazione i contemporanei “Fedeli d’Amore”  di Dante Alighieri e Guido Cavalcanti e i moderni massoni, degli usurai, degli idolatri o dei simpatizzanti del Profeta. Crediamo fermamente che le fonti a nostra disposizione non potranno mai darci risposte certe e che ognuno di noi in base ai suoi ideali o alla sua fede, possa trovare in questi particolarissimi protagonisti del medioevo europeo moltissimi spunti di ricerca e di riflessione.
Attendiamo commenti e ipotesi da chiunque sia interessato a questo affascinante argomento.  



 Fabrizio e Giovanna


Riferimenti bibliografici:

Malcom Barber, "La storia dei Templari"
Giulio Malvani, "Della sapienzialità templare"


domenica 20 aprile 2014

IL SANTUARIO DI DELFI



Il santuario panellenico di Delfi, situato ad un’altitudine di 500 metri sulle pendici del monte Parnaso, fu il più importante santuario del mondo greco. 

Le due zone principali di cui si compone il sito archeologico sono separate dalla sacra fonte Castalia, in quella situata  più in basso sono presenti i resti di un ginnasio con palestra e bagni, il santuario di Atena Pronaia  ed una Tholos rotonda circondata da venti colonne doriche; La zona più alta comprende molti monumenti votivi, una lunga serie di Tesori come quelli  degli Ateniesi e degli Spartani, il Parlamento, la colonna ionica che sorreggeva la sfinge dei Nassi, la "roccia della Sibilla" con la tomba del serpente Pitone, tempio di Apollo, l'antico teatro e lo stadio dove si svolgevano i giochi pitici.

TESORO DEGLI ATENIESI

Il monumento simbolo del santuario, oltre al tempio di Apollo, è l’Omphalos che, secondo i greci, rappresentava il centro dell’universo.
Una tradizione infatti racconta che Zeus, volendo sapere quale fosse il centro del mondo, avesse liberato due aquile di pari forza da uno stesso punto in due direzioni opposte, il luogo dove esse si incontrarono fu appunto Delfi che da quel momento divenne il fulcro dell’universo segnalato da una pietra conica (betilo), l’Omphalos.

L’origine sacra del sito è probabilmente molto più antica del tempo in cui fu consacrato ad Apollo, infatti numerose evidenze archeologiche dimostrano la frequentazione cultuale nella famosa fonte Castalia, quasi sicuramente il fulcro da cui si sviluppò l’intero santuario.

Le prime frequentazioni furono quasi certamente di epoca micenea e, pur non sapendo la data ufficiale della consacrazione ad Apollo, possiamo comunque presumere che essa avvenne dopo la cosiddetta “invasione dorica”.
TEMPIO DI APOLLO

La modalità con cui avvenne questa consacrazione ci fa pensare ad una rottura con un ordine preesistente, infatti Apollo conquistò Delfi uccidendo il pitone o la dracèna, come definita nell’inno omerico ad Apollo, che custodiva la fonte Castalia.

Il mito ci racconta che il dio discendendo dall’Olimpo, dove il padre Zeus gli infuse l’arte mantica o della profezia (in altre tradizioni si afferma che Apollo abbia carpito quest’arte da Pan), si impegnò a cercare la  sua dimora sulla terra dove erigere un tempio in suo onore; dapprima si diresse alla fonte Telfusa che però lo convinse ad andare presso la fonte Castalia, custodita e protetta dalla Dracèna (un drago di sesso femminile), o un drago o pitone, comunque un grosso rettile dove stabilì il suo tempio dopo aver ucciso l’avversario con una freccia (che simboleggia il raggio del sole comandato dal dio).
COLONNE DEL TEMPIO DI APOLLO

Questa cesura col passato non intendeva cancellarne completamente il ricordo, infatti la donna che vaticinava gli oracoli del dio si chiamava Pizia o Pithia in ricordo della pitonessa uccisa dal figlio di Zeus quasi a voler simboleggiare un legame con il passato che, evidentemente i nuovi venuti non sentivano estraneo, come dimostrano i poemi omerici che parlano degli Achei per esaltare le origini e i valori dei greci.

Il santuario di Delfi ricoprì il suo ruolo di punto di riferimento spirituale per tutto il mondo ellenico e anche per le popolazioni che entrarono in contatto con i greci per più di mille anni, conoscendo il suo massimo splendore nell’epoca che siamo soliti chiamare classica attraverso alterne fortune fino a quando il fervore religioso dell’imperatore Teodosio ne decretò la distruzione.
AGORÀ ROMANA

Pausania nella "Descrizione della Grecia" del II secolo d.C, riferisce che tra i doni dedicati ad Apollo nel suo tempio a Delfi, trovava posto una statuetta del Sardus Pater, donata dai barbari che sono ad occidente ed abitano la Sardegna, indubbiamente parlava dei sardi; questo particolare ci chiarisce due concetti fondamentali: che i sardi  all’epoca  del dono (probabilmente nel VI secolo per celebrare la vittoria sul generale cartaginese Malco) avevano piena sovranità sull'isola e che il santuario delfico era un punto di riferimento anche per le popolazioni lontane dalla Grecia.
MURO POLIGONALE
Nel luogo sacro oltre ad Apollo veniva venerato anche Dioniso, altra figura importantissima (già menzionata precedentemente nei post ORIGINI DEL MITO DIONISIACO IL MITO DI DIONISO E SUOI POSSIBILI COLLEGAMENTI CON LA SPIRITUALITA’ DELLA SARDEGNA ANTICA - I PARTE) della spiritualità misterica del mondo greco, infatti Eschilo nelle Eumenidi dice che Bromio (epiteto di Dioniso) è il signore del luogo e che da li si mosse con il suo esercito di baccanti (le sacerdotesse seguaci del dio) per punire ed uccidere Penteo di Tebe.

Dioniso regnava su Delfi durante i mesi invernali, egli era simbolo di resurrezione e della ciclicità della natura, infatti, dopo il solstizio invernale le ore di luce vanno via via aumentando, il sole inizia la sua lenta risalita dalle tenebre, il figlio di Zeus e Semele rappresentava il sole dei morti che si avviava a nuova vita.

A Delfi non si svolgevano solo rituali religiosi, ma era molto importante anche per le gare Pitiche, seconde per importanza solo alle Olimpiadi, a differenza delle quali prevedevano oltre alle prove ginniche anche esibizioni poetiche, canore e musicali.
PARTICOLARE DEL TEATRO

Nel grande santuario greco non vi era differenza di prestigio tra gli atleti e gli artisti, essi infatti godevano di pari dignità, un caso purtroppo unico nella storia dell’umanità.
I vincitori di tali gare avevano il diritto di edificare dei monumenti in ricordo dei loro trionfi.

Una scritta all’ingresso del tempio di Apollo recitava “conosci te stesso”, questo era il più importante avvertimento che veniva dato al supplice che chiedeva il responso all’oracolo, esortandolo a prendere coscienza del proprio essere affinché entrasse in sintonia con il dio.

Dopo i rituali di purificazione e i sacrifici rituali, il devoto era ammesso alla presenza della Pizia che dava il suo responso seduta sul sacro tripode tramite versi incomprensibili, il sacerdote di Apollo interpretava il vaticino e lo metteva per iscritto, in prosa o in esametri.
VIA SACRA
Se le parole della Pizia erano incomprensibili, l’interpretazione del Sacerdote erano spesso stravaganti ed enigmatiche, molto spesso i vaticini dovevano essere interpretati vista la loro ambiguità.

Ricordiamo come caso esemplare quello di re Creso sovrano del potente regno di Lidia che si recò a Delfi in vista della sua imminente campagna militare contro la Persia di Ciro il grande per chiedere il parere della Pizia.
La risposta che ottenne fu: "Se Creso attraverserà il fiume Halys cadrà un grande impero".
Il re credette che il vaticinio gli fosse favorevole e mosse senza indugio contro i persiani, il suo esercito venne distrutto e venne fatto prigioniero da Ciro, fu così che il suo grande impero cadde e si avverò la profezia di Apollo.

In questo caso l’errata interpretazione della volontà di Apollo provocò la caduta di un grande regno, ma in alcuni casi le parole della pitonessa salvarono i devoti del dio.

Vista la grande importanza del santuario delfico, nessuna decisione importante poteva essere presa senza conoscere la volontà del figlio di Zeus.

Un esempio di interpretazione corretta dell’oracolo si può ritrovare nelle vicende di Atene e Sparta durante le guerre persiane: in occasione del tentativo di invasione da parte dell’esercito di Serse, sia gli ateniesi che gli spartani si rivolsero all’oracolo delfico per conoscere il loro destino. 

Nel caso di Atene la Pizia disse all'emissario che gli abitanti dovevano abbandonare la città e che la loro salvezza sarebbe stata un muro di legno; Temistocle utilizzò l’oracolo per convincere i suoi concittadini ad abbandonare la città e fare affidamento sulla potente flotta ateniese.
La sua interpretazione si rivelò esatta e le sue navi sbaragliarono quelle persiane, coloro che lo seguirono ebbero salva la vita mentre chi rimase in città morì sotto le macerie della stessa.

Nel caso di Sparta l’oracolo disse che per la salvezza della città sarebbe dovuto morire un re, probabilmente proprio queste parole spinsero re Leonida a resistere fino alla morte al passo delle TERMOPILI, dando così il tempo ai suoi alleati di organizzare una difesa adeguata contro gli invasori persiani.

A dimostrazione della grande importanza che il santuario rivestì per il mondo antico basti pensare che, nel corso dei secoli, sovrani e poleis lo arricchirono di splendidi monumenti e doni, come ad esempio il tesoro degli ateniesi, al fine di ingraziarsi la divinità e acquisire prestigio e grandezza agli occhi dei loro alleati o avversari.
MURO POLIGONALE CON IL TESORO DEGLI ATENIESI 
IN FONDO A SINISTRA

MONUMENTO DEI RE DI ARGO


Il discorso relativo alla storia e alla spiritualità del santuario delfico non si esaurisce con questo post, ma verrà approfondito in future riflessioni che intendiamo condividere.

Fabrizio e Giovanna
Foto di Nicola S.