Nel 1479
Ferdinando d’Aragona, sposato da dieci anni con Isabella di Castiglia, ereditò
a tutti gli effetti la corona del regno. Con la “Concordia di Segovia” i due
sovrani promisero che sarebbero stati re di entrambi i regni pur mantenendo
l’autonomia dei propri possedimenti con le loro istituzioni, i loro statuti e i
loro brevi. Nacque così il Regno di Spagna.
Anche la
Sardegna fu inserita nella rosa di tali territori con i brevi e gli statuti di
origine pisana e la Carta de Logu di
Eleonora d’Arborea.
Durante questo
periodo si cercò gradualmente di contenere il potere feudale e fu introdotto
nella società sarda il concetto di stato con la creazione di nuove figure
istituzionali che rendessero conto direttamente alla Corona di Spagna.
Nel 1494 fu
istituito il Consiglio d’Aragona, da quel momento in poi ci fu un ampliamento
degli apparati militare, fiscale e giudiziario. Anche la religione subì un
potenziamento e divenne un vero e proprio strumento di potere di cui si
avvalevano i regnanti, coinvolgendo anche la produzione culturale, che fu
fortemente condizionata dal clima antiriformistico.
Lo stato
centrale, nonostante l’ampliamento delle
sue prerogative, entrò spesso in contrasto con i particolarismi locali che
continuarono a persistere.
Tale
contrapposizione si manifestò in particolar modo all’interno degli Stamenti a partire dalla seconda metà
del Cinquecento.
Gli Stamenti erano un’ istituzione
creata nel 1355 dal sovrano aragonese Pietro IV il Cerimonioso, che si riunì con
una certa regolarità dal 1421, quando le sue funzioni furono regolate da
Alfonso il Magnanimo.
Il parlamento
sardo era diviso in tre assemblee distinte denominate Bracci, quello reale che rappresentava le municipalità dell’Isola,
quello militare composto da feudatari, nobili, signori e cavalieri e, infine,
quello ecclesiastico che rappresentava l’alto clero.
Col passare del
tempo si formò, soprattutto a Cagliari, una nobiltà ricca e potente che indusse
gli spagnoli a scendere a compromessi. I problemi tra i due poteri si
inasprirono quando, nel 1564, fu istituito l’organo burocratico della la Reale
Udienza che consentiva ai vassalli di denunciare gli abusi subiti dai
feudatari. Questi ultimi, temendo di perdere i loro privilegi, si associarono
all’alto clero utilizzando lo strumento dell’Inquisizione al fine di colpire il nuovo ceto di burocrati.
Il Cinquecento, con la contrapposizione tra ceti
alti e popolari, fu quindi un periodo di transizione che vide il passaggio dal
medioevo all’età moderna.
La città di Cagliari, anche dal punto di vista difensivo, si presentava ancora fortemente arretrata, le fortificazioni medievali erano ormai inadeguate contro le nuove artiglierie e necessitavano degli opportuni adattamenti.
All'inizio del
1500 il viceré don Giovanni Dusay fece costruire tre bastioni, che però
comportarono il sacrificio delle precedenti fortificazioni pisane.
Il primo
bastione, che prese il nome dello stesso viceré, fu edificato nel costone
roccioso posto di fronte alla Torre di S. Pancrazio per proteggere la porta dai
tiri frontali. L’opera fu aspramente criticata e giudicata inutile dallo stesso
re perché la sua grandezza impediva ai carri che trasportavano
i rifornimenti di potervi passare.
Il secondo
baluardo, denominato S. Creu fu realizzato sotto la chiesa di Santa Croce verso
il quartiere di Stampace.
Più o meno
nella stessa direzione fu costruito il bastione del Balice concepito per
difendere la porta dell’Elefante.
Il terzo
baluardo fu quello dello Sperone posto a difesa della porta della Leone (fu
infatti chiamato anche baluardo della Leona), che non fu terminata a causa
della morte del viceré.
Fabrizio e Giovanna
Notizie tratte da:
Leopoldo Ortu, Storia della Sardegna
Antonello Angioni, Profilo storico della città di Cagliari
Massimo Rassu, Baluardi di pietra
scusate la 'gnoranza.. cos'è "Balice"?
RispondiEliminaOnestamente non ne ho la più pallida idea. Non sei solo/a. :)
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