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mercoledì 3 agosto 2011

CAGLIARI IN EPOCA CATALANO - ARAGONESE - III PARTE


GLI EDIFICI DEL POTERE CIVILE SORTI O RIPRISTINATI DURANTE IL PERIODO CATALANO - ARAGONESE  IN CASTELLO

Retro della Cattedrale di Santa Maria


Come abbiamo visto nei precedenti post, i catalano-aragonesi nel 1326 obbligarono i pisani che risiedevano ancora in città a cedere le proprie case e ad abbandonare la collina fortificata di Castello.
Delle  abitazioni pisane presenti in Castello, caratterizzate da un piano terra in muratura con dei portici dove si aprivano le botteghe  e da uno o due piani superiori adibiti ad abitazione, non rimane traccia perché andaronono distrutti da incendi.

Anche per quanto riguarda l’architettura civile del quattrocento e del cinquecento le testimonianze sono piuttosto scarne e si riducono ad alcuni particolari, come quelli individuabili in alcune finestre  gotico-catalane presenti in alcuni palazzi della via La Marmora o della via Genovesi.

Come si sa, nel corso dei secoli furono attuate delle modifiche che occultarono le strutture preesistenti; alcune di esse attualmente possono essere ammirate grazie ai lavori di restauro che hanno riportato alla luce le antiche vestigia dei primi abitanti del colle.

Nel quartiere di Castello sono presenti due importanti edifici nella Piazza Palazzo, il Palazzo Regio e l’Antico Palazzo di Città

IL PALAZZO REGIO





Si hanno notizie dell’esistenza della sede del governatore generale del regno di Sardegna già dal XIV secolo.
Nel 1337 il re Pietro IV d’Aragona e l’arcivescovo di Cagliari Bonihominis si accordarono affinché si potessero sistemare gli apparati governativi nei locali adiacenti la residenza arcivescovile.
In seguito, verso la fine del XV e gli inizi del XVI secolo furono acquistati altri edifici propiscenti al fine di poter realizzare un alloggio per il viceré.
Sotto il regno di Filippo III di Spagna (1578-1621) la residenza del viceré fu migliorata grazie all’acquisto di altre tre piccole abitazioni autorizzato dallo stesso re, ma fu ben presto devastata da un incendio scoppiato nel 1688.
Dopo il necessario restauro dovuto all’incendio, il palazzo non subì ulteriori lavori fino al 1720, quando la Sardegna passò ai Piemontesi che decisero di cambiare radicalmente il suo aspetto.
Furono attuati due importanti interventi, uno negli anni 30 del 1700, che videro l’ingegnere militare de La Vallèe impegnato nella ristrutturazione degli interni, l’altro nel 1769,  ad opera dell’architetto Belgrano di Flamonasco, che gli diede la conformazione più o meno attuale. Quest’ultimo intervento, testimoniato dall’epigrafe ancora visibile nella facciata, fu attuato durante il regno di Carlo Emanuele III e il viceregno del de Hallot conte de Hayes, entrambi citati nella stessa lapide.





Successivi lavori di minore entità furono realizzati nel 1825 e nel 1829 in occasione della visita di Carlo Alberto.
Verso la fine del 1800 il palazzo, che nel frattempo ospitava la Prefettura,  fu ceduto alla Provincia. Attualmente continua ad essere sede provinciale e periodicamente vengono presentate delle mostre temporanee.

L’ANTICO PALAZZO DI CITTÀ





L’edificio risale al XIV secolo, quando il re Alfonso IV destinò l’area precedentemente occupata da una lotgiam regalem ai consiglieri della città per costruirvi un palazzo da utilizzare per le loro riunioni.
Attraverso tale edificio è possibile sfogliare la storia della città sia attraverso le due testimonianze epigrafiche, una del 1535 e l’altra del 1787, sia attraverso i particolari interni che danno importanti informazioni architettoniche.
La lapide che è possibile ammirare nella facciata di piazza Palazzo ricorda il passaggio di Carlo V nella città durante la spedizione che organizzò e diresse per la conquista di Tunisi.





Nel giugno del 1535 si raccolsero, presso capo Malfatano, circa 600 imbarcazioni e in tale occasione il viceré Cardona, accompagnato dai consiglieri municipali, accolse solennemente il re e lo accompagnò durante la sua breve visita alla città, durante la quale ebbe modo di recarsi al santuario di Bonaria e di ascoltare la messa nella Cattedrale di Santa Maria.
L’epigrafe del 1787 si trova invece nella via Canelles al numero civico 45, essa testimonia i lavori di restauro delle facciate situate a nord e ad ovest, effettuati durante il regno di Vittorio Amedeo III, che conferirono all’edificio l’aspetto che attualmente possiamo ammirare.
È importante ricordare che durante tali restauri fu occultato il soffitto ligneo a cassettoni del XVI sec. con un controsoffitto eliminato solo con i recenti lavori di restauro che hanno reso visitabile il palazzo. Tale soffitto è una testimonianza del gusto architettonico spagnolo che ebbe modo di manifestarsi in tutta l’isola, atto soprattutto a magnificare il regno spagnolo, è infatti possibile notare come lo stemma della Cagliari aragonese si ripeta in tutto il perimetro della sala centrale.

Il palazzo continuò ad essere utilizzato come sede municipale fino all’inizio del 1900, il 14 dicembre del 1896 il consiglio comunale, capeggiato dall’allora sindaco Ottone Bacaredda, decise infatti di edificare la nuova sede vicino al porto.
I locali del palazzo, dopo la sua dismissione, furono inizialmente utilizzati come aule scolastiche delle scuole elementari e del conservatorio di musica, in seguito, dal 1970 versò in  un deplorevole stato di abbandono fino ai restauri che, ultimati nel 2009, hanno fatto si che possa nuovamente testimoniare il suo antico splendore. 




Fabrizio e Giovanna


Notizie tratte da:
Giancarlo Sorgia,  Cagliari : la suggestione delle epigrafi
Dionigi Scano, Forma Karalis 
Giovanni Spano, Guida della città di Cagliari

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