GLI EDIFICI DEL POTERE CIVILE SORTI O RIPRISTINATI DURANTE
IL PERIODO CATALANO - ARAGONESE IN
CASTELLO
Come abbiamo visto nei precedenti post, i catalano-aragonesi nel 1326 obbligarono i pisani che risiedevano ancora
in città a cedere le proprie case e ad abbandonare la collina fortificata di
Castello.
Delle abitazioni pisane presenti in Castello,
caratterizzate da un piano terra in muratura con dei portici dove si aprivano
le botteghe e da uno o due piani superiori
adibiti ad abitazione, non rimane traccia perché andaronono distrutti da
incendi.
Anche per quanto riguarda
l’architettura civile del quattrocento e del cinquecento le testimonianze sono
piuttosto scarne e si riducono ad alcuni particolari, come quelli individuabili
in alcune finestre gotico-catalane
presenti in alcuni palazzi della via La Marmora o della via Genovesi.
Come si sa, nel corso dei secoli
furono attuate delle modifiche che occultarono le strutture preesistenti;
alcune di esse attualmente possono essere ammirate grazie ai lavori di restauro
che hanno riportato alla luce le antiche vestigia dei primi abitanti del colle.
Nel quartiere di Castello sono
presenti due importanti edifici nella Piazza Palazzo, il Palazzo Regio e l’Antico
Palazzo di Città
IL PALAZZO REGIO
Si hanno notizie dell’esistenza
della sede del governatore generale del regno di Sardegna già dal XIV secolo.
Nel 1337 il re Pietro IV d’Aragona
e l’arcivescovo di Cagliari Bonihominis si accordarono affinché si potessero
sistemare gli apparati governativi nei locali adiacenti la residenza
arcivescovile.
In seguito, verso la fine del XV
e gli inizi del XVI secolo furono acquistati altri edifici propiscenti al fine
di poter realizzare un alloggio per il viceré.
Sotto il regno di Filippo III di
Spagna (1578-1621) la residenza del viceré fu migliorata grazie all’acquisto di
altre tre piccole abitazioni autorizzato dallo stesso re, ma fu ben presto
devastata da un incendio scoppiato nel 1688.
Dopo il necessario restauro
dovuto all’incendio, il palazzo non subì ulteriori lavori fino al 1720, quando la
Sardegna passò ai Piemontesi che decisero di cambiare radicalmente il suo
aspetto.
Furono attuati due importanti
interventi, uno negli anni 30 del 1700, che videro l’ingegnere militare de La
Vallèe impegnato nella ristrutturazione degli interni, l’altro nel 1769, ad opera dell’architetto Belgrano di Flamonasco, che gli
diede la conformazione più o meno attuale. Quest’ultimo intervento, testimoniato
dall’epigrafe ancora visibile nella facciata, fu attuato durante il regno di
Carlo Emanuele III e il viceregno del de Hallot conte de Hayes, entrambi citati
nella stessa lapide.
Successivi lavori di minore
entità furono realizzati nel 1825 e nel 1829 in occasione della visita di Carlo
Alberto.
Verso la fine del 1800 il palazzo,
che nel frattempo ospitava la Prefettura, fu ceduto alla Provincia. Attualmente continua
ad essere sede provinciale e periodicamente vengono presentate delle mostre
temporanee.
L’ANTICO PALAZZO DI CITTÀ
L’edificio risale al XIV secolo,
quando il re Alfonso IV destinò l’area precedentemente occupata da una lotgiam regalem ai consiglieri della
città per costruirvi un palazzo da utilizzare per le loro riunioni.
Attraverso tale edificio è
possibile sfogliare la storia della città sia attraverso le due testimonianze
epigrafiche, una del 1535 e l’altra del 1787, sia attraverso i particolari
interni che danno importanti informazioni architettoniche.
La lapide che è possibile
ammirare nella facciata di piazza Palazzo ricorda il passaggio di Carlo V nella
città durante la spedizione che organizzò e diresse per la conquista di Tunisi.
Nel giugno del 1535 si
raccolsero, presso capo Malfatano, circa 600 imbarcazioni e in tale occasione
il viceré Cardona, accompagnato dai consiglieri municipali, accolse
solennemente il re e lo accompagnò durante la sua breve visita alla città,
durante la quale ebbe modo di recarsi al santuario di Bonaria e di ascoltare la
messa nella Cattedrale di Santa Maria.
L’epigrafe del 1787 si trova
invece nella via Canelles al numero civico 45, essa testimonia i lavori di
restauro delle facciate situate a nord e ad ovest, effettuati durante il regno
di Vittorio Amedeo III, che conferirono all’edificio l’aspetto che
attualmente possiamo ammirare.
È importante ricordare che
durante tali restauri fu occultato il soffitto ligneo a cassettoni del XVI sec.
con un controsoffitto eliminato solo con i recenti lavori di restauro che
hanno reso visitabile il palazzo. Tale soffitto è una testimonianza del gusto
architettonico spagnolo che ebbe modo di manifestarsi in tutta l’isola, atto
soprattutto a magnificare il regno spagnolo, è infatti possibile notare come lo
stemma della Cagliari aragonese si ripeta in tutto il perimetro della sala
centrale.
Il palazzo continuò ad essere
utilizzato come sede municipale fino all’inizio del 1900, il 14 dicembre del 1896
il consiglio comunale, capeggiato dall’allora sindaco Ottone Bacaredda, decise
infatti di edificare la nuova sede vicino al porto.
I locali del palazzo, dopo la sua
dismissione, furono inizialmente utilizzati come aule scolastiche delle scuole
elementari e del conservatorio di musica, in seguito, dal 1970 versò in un deplorevole stato di abbandono fino ai
restauri che, ultimati nel 2009, hanno fatto si che possa nuovamente testimoniare il suo antico splendore.
Fabrizio e Giovanna
Notizie tratte da:
Giancarlo Sorgia, Cagliari : la suggestione delle epigrafi
Dionigi Scano, Forma Karalis
Giovanni Spano, Guida della città di Cagliari
Fabrizio e Giovanna
Notizie tratte da:
Giancarlo Sorgia, Cagliari : la suggestione delle epigrafi
Dionigi Scano, Forma Karalis
Giovanni Spano, Guida della città di Cagliari
Nessun commento:
Posta un commento