Con Ecate abbiamo visto l’aspetto
quasi demoniaco della natura tendente alla distruzione con l’obiettivo
rigeneratore. Vediamo l’aspetto più luminoso della natura incarnato da
Artemide, sorella di Apollo, che come lui indicava la natura estiva con la sua
esplosione di luce.
Data la sua identificazione con
il fratello, per raggiungere la perfezione avrebbe dovuto rappresentare la Luna,
in contrapposizione e completamento del sole che egli incarnava e in alcune
rappresentazioni l’astro compare sotto forma di diadema, ma gli antichi
sentivano che essendo una divinità della luce non poteva possedere anche
significato notturno e spesso scaricarono questo lato oscuro sulla dea Ecate.
Nell’iconografia classica
Artemide è raffigurata sotto forma della vergine cacciatrice in tunica corta
con l’arco in mano e accompagnata spesso dai suoi cani o circondata da animali.
Artemide presiede al parto, alla
nascita, alla educazione dei bambini.
Il nome Artemide non è di origine
greca e molto probabilmente fu il risultato della fusione con miti preellenici,
come quelli di tipo orgiastico innestati in quelli della triplice dea-Luna con
le sue tre fasi.
Il mito orgiastico si può
ricollegare in maniera diretta alla suprema Dea-Ninfa, meglio conosciuta come
la cretese “signora della selvaggina”, alla quale erano sacre le quaglie,
ritenute lascive e chiaro elemento sessuale di tipo orgiastico.
Alcuni elementi della sua storia
riportano chiaramente al mondo delle ninfe come la coppia di cerve cornute vive
che catturò grazie all’arco d’argento e le frecce fabbricate dai Ciclopi e ai
tre cani segugi dalle orecchie mozze e sette segugi spartani ottenute da Pan in
Arcadia. L’immagine della dea-ninfa appartiene alla seconda fase della luna,
quella crescente della maturità sessuale dell’Afrodite orgiastica i cui simboli
erano la palma da dattero, la cerva e l’ape.
Le due cerve furono aggiogate ad
un cocchio d’oro e qui si innesta il culto della Vergine dall’Arco d’Argento
con chiaro riferimento alla Luna nuova che ebbe larghissima fortuna nel culto
divenuto poi ufficiale dove la verginità fu uno dei caratteri salienti della
dea.
Il culto di Artemide si esplicò
anche seguendo la fase calante della luna, quando sotto l’aspetto di vegliarda
ebbe la prerogativa di assistere ai parti e di scagliare frecce.
Un altro aspetto della sua storia
riconducibile più ad una Ninfa che ad una Vergine è quello relativo al bagno
rituale al quale assistette Atteone: l’uomo
disse ai suoi amici di aver visto Artemide esibirsi nuda ai suoi occhi
senza alcun ritegno, la dea lo tramutò in cervo e fu divorato dai suoi
cinquanta cani; qui l’elemento pre-ellenico è riscontrabile proprio
nell’uccisione dell’uomo che si ricollega al culto del cervo dove il re sacro
veniva fatto a pezzi dopo i suoi 15 mesi di regno corrispondente alla metà del
Grande Anno.
L’Artemide della Luna Nuova volle
che le sue compagne di viaggio, le ninfe, rispettassero la castità come fece
lei e punì duramente la ninfa Callisto, figlia di Licaone, quando rimase
incinta di Zeus trasformandola in orsa, in seguito la uccise inconsapevolmente
spinta da Era accecata di gelosia. Arcade, il figlio di Callisto, fu salvato e
divenne l'antenato degli Arcadi.
In questo passo si percepisce la volontà di
spiegare l’origine degli Arcadi, ma si può altresì identificare l’altro animale
molto caro alla Dea, l’orso, che in alcune zone fu addirittura imitato dalle
giovani donne durante la fase di apprendimento che le fanciulle dovevano
affrontare per poter convivere con un uomo.
Simbolicamente le bambine mimavano
il lento percorso che le conduceva dallo stato selvaggio della loro natura
sessuale alla civiltà della buona sposa.
Anche il sesso maschile doveva
sottoporsi ad una sorta di apprendistato prima di giungere all’età adulta, i
ragazzi spartani, ad esempio, affrontavano un addestramento molto rigido,
consistente nell’imposizione di doveri e in una successione di prove; per
strada dovevano comportarsi come delle fanciulle assumendo un comportamento
casto e riservato camminando a testa china e in assoluto silenzio; per completare il percorso dovevano nel
frattempo fare ciò che normalmente era proibito, come rubare alla tavola degli
adulti, giocare d’astuzia, sbrogliarsela, intrufolarsi senza farsi prendere per
procurarsi del cibo e durante le feroci battaglie collettive in cui erano
leciti tutti i colpi, dovevano manifestare tutta la violenza brutale di cui
erano capaci raggiungendo la feroce crudeltà del guerriero disposto alle
atrocità più grandi pur di vincere.
Non è un caso che proprio
Artemide si occupasse dell’educazione degli infanti, del resto la sua
particolare posizione di confine tra il selvaggio ed il domestico permetteva a
questi di raggiungere l’evoluzione passando dall’informe età, dove il confine
tra i due sessi non è ancora ben definito, all’età adulta. L’apprendistato
avveniva di solito fuori dai centri abitati dove la natura incontaminata
rappresentava meglio la Dea che sovrintendeva questo rito di passaggio.
Per il mondo classico, infatti, Artemide
era l’incarnazione della natura intesa come fecondità luminosa e incontaminata
di luoghi solitari e rigogliosi.
Non va tuttavia tralasciato un
fattore molto importante, ossia che nel suo mondo si sperimenta il contatto con
l’Altro, si ha contemporaneamente una contrapposizione e una coesistenza tra il
selvaggio e il civilizzato, questi due elementi tendono addirittura a
compenetrarsi reciprocamente.
Ecco perché Artemide è considerata la divinità dei
confini, il suo spazio, infatti, si dispiega
sulle zone di frontiera come le montagne che delimitano e separano gli
Stati, o in luoghi dove i confini tra terra e acqua non sono ben definiti, come
le spiagge e i litorali, le pianure interne, i bordi dei laghi, i suoli
paludosi e le rive di certi fiumi.
Fabrizio e Giovanna
Notizie tratte da:
Robert Graves, I MITI GRECI - Dei ed eroi in Omero
A. Morelli, DEI E MITI - enciclopedia di mitologia universale
Jean-Pierre Vernant - Pierre Vidal-Naquet, MITO E TRAGEDIA DUE - da Edipo a Dioniso
Notizie tratte da:
Robert Graves, I MITI GRECI - Dei ed eroi in Omero
A. Morelli, DEI E MITI - enciclopedia di mitologia universale
Jean-Pierre Vernant - Pierre Vidal-Naquet, MITO E TRAGEDIA DUE - da Edipo a Dioniso
Molto interessante questo sito, se interessa io ho un blogghino in cui butto giù alcune idee e qualche info si chiama ARCHEOASTRONOMIA, magari potremmo fare pure uno scambio di link, se interessa, ciao.
RispondiEliminaTi ringraziamo per l'interessamento, noi siamo disponibili anche ad uno scambio di link. Aspettiamo notizie, a presto, ciao.
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