Proseguiamo il nostro discorso sul culto dionisiaco cercando
di delineare le origini del suo mito attraverso le testimonianze di alcuni
autori antichi.
La religione dionisiaca ha il suo principio in epoche molto
arcaiche, la Grecia classica, la fece sua e la codificò nei termini propri
della sua ideologia, mantenendo però il carattere di divinità straniera e
ambigua.
La divinità di Dioniso ha radici molto antiche, anche Omero
nell’Iliade e nell’Odissea fa riferimento ad essa.
Com’è noto i poemi omerici narrano fatti avvenuti in un’epoca
cosiddetta pre-ellenica, prima che la civiltà greca si manifestasse in tutto lo
splendore del periodo classico, era il tempo degli eroi minoico-micenei.
La divinità viene rappresentata in due passi dell’Iliade e
in due dell’Odissea:
nell’Iliade Dioniso viene presentato come il figlio di Zeus e Semele.
Semele è una donna
mortale, ma tale condizione non ostacola le prerogative divine di Dioniso, anzi
essa è un mezzo per la sua nascita, un demiurgo[1].
In altro passo Dioniso è messo in fuga da Licurgo re della
Tracia, che percuote e mette in fuga le nutrici del Dio. Dioniso fugge tremante da Thetis, ma Zeus
punisce Licurgo privandolo della vista[2].
Nell’Odissea invece si accenna ad Ariadne abbandonata da
Teseo ed uccisa da Artemide per volere di Dioniso[3].
Ancora
nello stesso libro si ricorda un’anfora d’oro creata da Vulcano donata da
Dioniso a Tetide[4].
All’epoca della composizione epica molto probabilmente non
dovettero esistere templi in suo onore, il suo era un culto diverso da quello
degli altri dei, infatti non fu mai il Dio di uno stato, le sue funzioni
differivano da quelle delle altre divinità.
Erodoto menziona un tempio di Dioniso a Bisanzio tutto
ricoperto di iscrizioni assire e di un
oracolo sopra Satra in Beozia dove
risiedeva una Pizia simile a quella delfica[5].
Riporta anche un’altra tradizione relativa all’infanzia di
Dioniso: il Dio sarebbe stato allevato in Arabia, nel Cinnamomo; in altri punti
del racconto è messo in relazione con divinità egizie, tracie e con la
religione Orfica (sulla quale ci soffermeremo in altra sede).
Erodoto quindi (così come altri autori antichi), afferma che
Dioniso è una divinità non originaria della Grecia ma straniera, la cui importazione
in tale territorio si potrebbe far
risalire ad un periodo pre-ellenico.
Questa ipotesi è suffragata dai passi omerici che ad onor del
vero potrebbero risentire di apporti relativi ad un’età più tarda e soprattutto
da un altro episodio riportato da Erodoto (II, 52) nel quale elenca le divinità
adorate dai Pelasgi tutte apprese dagli egizi tranne Dioniso che conobbero
molto tempo dopo.
Lo storico greco non dice da quale popolo i Pelasgi
impararono il culto Dionisiaco, ciò che interessa il nostro studio è che
secondo Erodoto i Pelasgi, una popolazione da lui considerata pre-ellenica,
conoscevano il Dio.
I passi che abbiamo esaminato testimonierebbero l’origine “straniera”(probabilmente
di origine asiatico-semitica) del culto Dionisiaco e la sua alta cronologia.
Nelle “Baccanti” di Euripide Dioniso, pur nato a Tebe in Beozia,
vi fa ritorno per stabilire il suo culto dopo aver soggiornato in Lidia, nella
Frigia, nella Media ed in Arabia; appare quindi evidente il carattere asiatico
della sua religione anche in considerazione del fatto che il corteo delle sue
accompagnatrici celebranti il culto proviene dalla Lidia.
Il testo euripideo fa riferimento ad uno speciale culto
dionisiaco nelle zone settentrionali della Grecia, ossia nella Macedonia, molto
vicina alle zone asiatiche prima menzionate.
Il racconto di Euripide è una rielaborazione sacerdotale
prettamente greca del mito nell’intento di riportare in ambito ellenico la
divinità di Dioniso.
Fabrizio e Giovanna
Bibliografia
Carolina Lanzani, Religione
dionisiaca
Omero, Iliade e
Odissea
Erodoto, Le storie
Euripide, Le Baccanti
Ottimo articolo, finalmente qualcuno si occupa di questi argomenti senza spocchia e con chiarezza.
RispondiEliminaGrazie, Fausto.
Grazie a te per i complimenti, cerchiamo di condividere con gli altri quel poco che impariamo.
EliminaFabrizio e Giovanna