Il re Vittorio Amedeo III (1773-1796), succeduto al padre Carlo Emanuele III, manifestò subito la sua dedizione alle armi; congedato il Bogino e gli altri ministri del regno, provvide infatti a spendere denaro in fortificazioni e divise militari.
Nel
frattempo l’ondata rivoluzionaria della Francia si fece sentire in tutta Europa
e il re, dopo aver tentato di guidare un lega italiana antirivoluzionaria,
respinse nel 1792 la richiesta francese di un’alleanza per condurre la guerra
contro l’Austria.
Il
motivo di tale rifiuto fu determinato dalla politica retrograda di Vittorio
Amedeo III che fece della città di Torino il rifugio
degli aristocratici fuoriusciti e il centro di intrighi con l’Austria e con la
Prussia per l’organizzazione di una crociata antifrancese.
A
quel punto la guerra divenne inevitabile e, fra il novembre 1792 e il gennaio
1793, furono annesse alla Francia Nizza e Savoia.
Le
attenzioni degli antirivoluzionari furono rivolte essenzialmente
all'organizzazione dell’attacco alla Francia, meno ad approntare una difesa
adeguata agli attacchi che ben presto dovettero subire; uno di questi fu
indirizzato proprio alla Sardegna, che veniva considerata una facile conquista
grazie al malcontento degli abitanti contro il governo piemontese e, il 21
dicembre del 1792, una grossa squadra navale francese comparve davanti alla
città di Cagliari.
Nel
mese di gennaio del 1793 la nobiltà, il clero e i mercanti sardi, preoccupati
per il tentennamento del viceré Balbiano, decisero di prendere in mano la
situazione e organizzarono e finanziarono la resistenza.
I
Francesi nel frattempo presero Carloforte, ribattezzandola l’isola della
Libertà, sbarcarono a S. Antioco e il 14 febbraio, dopo essere sbarcati al
Margine Rosso, iniziarono a bombardare la città di Cagliari.
Dopo tre giorni, un forte vento investì il golfo sbattendo sul litorale di Quartu le navi francesi che sospesero i bombardamenti per i danni subiti e il 20 lasciarono il golfo di Cagliari.
Dopo tre giorni, un forte vento investì il golfo sbattendo sul litorale di Quartu le navi francesi che sospesero i bombardamenti per i danni subiti e il 20 lasciarono il golfo di Cagliari.
L’unico
presidio francese presente nel meridione dell’isola rimase a Carloforte e a
Sant'Antioco.
Il
24 febbraio Napoleone Bonaparte bombardò La Maddalena con l’obiettivo di
prendere la guarnigione per poi
trasferirsi a Palau ed occupare la Sardegna settentrionale, ma fallì
miseramente per l’ammutinamento della corvetta francese d’appoggio.
Il
25 maggio, in seguito all'attacco delle navi alleate spagnole, si arrese anche
l’isola di San Pietro.
Vincenzo
Sulis nella sua Autobiografia riporta un episodio curioso avvenuto in
prossimità della Torre dei Segnali dove fu sistemata una batteria che
controllava il tratto di costa tra Cala Mosca, Sant'Elia e tutta l’attuale
spiaggia del Poetto.
La torre, fu infatti bersagliata incessantemente, durante tutta la permanenza della flotta francese nel golfo di Cagliari, ma il nemico colpì sempre nello stesso punto, cioè sul basamento di roccia viva, lasciando il piccolo fortino illeso.
La torre, fu infatti bersagliata incessantemente, durante tutta la permanenza della flotta francese nel golfo di Cagliari, ma il nemico colpì sempre nello stesso punto, cioè sul basamento di roccia viva, lasciando il piccolo fortino illeso.
Dopo
la ritirata dei francesi il sovrano si dichiarò disponibile a premiare i più
meritevoli, ma vi fu una grossa disparità tra piemontesi e sardi; tale disparità fu la causa scatenante delle rivendicazioni sfociate in quella che passò alla storia come Sa die de sa Sardigna di cui parleremo a breve.
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