Nella
parte alta del quartiere di Castello si può accedere o da Viale Buoncammino,
passando da porta Cristina, o dai Giardini Pubblici percorrendo la via Ubaldo
Badas e passando da porta San Pancrazio.
Giunti alla torre di San Pancrazio ci
si trova nella piazza Indipendenza, da dove, per accedere nel cuore del
quartiere, si possono imboccare la via Martini, la via Canelles e la via La
Marmora.
Via
Pietro Martini è una delle strade più antiche, in essa, verso il XIII secolo,
si insediarono alcuni fabbri pisani e la loro presenza valse la denominazione
di Ruga Fabbrorum.
La via fu denominata Vicus Fabbrorum anche durante i primi
tempi della dominazione aragonese, fino a quando tale attività fu trasferita
nel tratto che da via Manno porta al largo Carlo Felice, denominato appunto
s’arruga de is ferreris. Nei documenti del XVI secolo la strada fu denominata Carrer de Palau e
Carrer de Santa Lucia.
Per
quanto riguarda la prima denominazione essa è da attribuirsi alla presenza del
Palazzo regio quale sede del governatore generale del regno di Sardegna, mentre
per quanto concerne la denominazione Carrer de Santa Lucia è connessa
all’omonima chiesa donata dal viceré don Antonio Cardona alle suore Clarisse,
venute da Barcellona sotto l'invito di papa Paolo III.
La chiesa, attualmente inglobata nella scuola intitolata a "Umberto e Margherita", è a navata
unica a tre campate e la sua facciata è ancora visibile nella via anche se si
mimetizza con il resto del muro.
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Dalla vicina piazzetta Mundula è possibile
ammirare il retro dell’edificio ecclesiastico che sorge sopra le tracce delle
precedenti fortificazioni pisane sulla roccia a strapiombo.
Nel
XVIII secolo la via venne più frequentemente indicata con Calle de lo Palacio,
mentre, nel secolo successivo, il tratto di fronte al palazzo reale e a quello
episcopale continuò ad essere denominato Contrada del Palazzo, mentre il tratto
che arriva alla piazza di San Pancrazio prese il nome di Contrada di Santa
Lucia, dove, come riportato nel post LA SOMMOSSA DEL 6 LUGLIO 1795, fu trucidato il sovrintendente Pitzolo mentre veniva
tradotto in stato di arresto nel carcere di San Pancrazio.
Sulla
destra, nel tratto di strada che precede la piazzetta Mundula, all’interno di
un cortile è possibile ammirare un bel medaglione in cotto risalente ai primi
decenni del XX secolo con canoni estetici del liberty che riproduce un busto
femminile.
L’attuale
intitolazione risale al 1874, quando, con un atto formale, l’amministrazione
civica di Cagliari volle ricordare l’insigne studioso Pietro Martini che vi
dimorò con la sua famiglia nel palazzotto che si affaccia alla piazzetta
Mundula, come testimonia l’epigrafe commemorativa; in essa vengono menzionati
anche i fratelli Antonio e Michele che, al pari di Pietro, ebbero il merito di
dare un grande contributo culturale donando la loro biblioteca al comune di
Cagliari.
Pietro Martini, nonostante la sua laurea in giurisprudenza manifestò
un profondo interesse per gli studi storici e letterari, infatti, nel 1842,
lasciò il suo lavoro di funzionario capo divisione della Segreteria di Stato e
preferì assumere la presidenza della Biblioteca universitaria di Cagliari. Insieme
ai fratelli fu redattore del settimanale “L’indicatore Sardo”, pubblicato a
Cagliari dal 1832 al 1852.
La
produzione culturale relativa alla storia della Sardegna di Pietro Martini fu
molto feconda e comprendeva anche l’archeologia, la storia dell’arte e la
storia ecclesiastica. Purtroppo ebbe la sfortuna di pubblicare, credendole
vere, delle pergamene relative al giudicato di Arborea provenienti dagli
archivi degli stessi Giudici, meglio conosciute come Falsi di Arborea. La
vicenda risale al 1846, quando il Martini pubblicò la prima pergamena offerta
in vendita dal frate Cosimo Manca del convento di santa Rosalia in Cagliari. La
pubblicazione si concluse con la morte dello storico, avvenuta nel 1863, ma fu
seguita da un lungo dibattito circa la loro autenticità che si concluse il 31
gennaio del 1870 quando, un’accurata indagine storico-filologica all'Accademia
delle Scienze di Berlino promossa dal celebre studioso tedesco di antichità
Theodor Mommsen, sentenziò definitivamente la loro contraffazione.
Un’altra
vicenda che coinvolse il nostro studioso, o meglio la sua salma, riguarda un
esperimento condotto dopo la sua morte dall'amico medico e anatomista Efisio
Marini, meglio conosciuto come “il pietrificatore”, che trattò il suo corpo con
l’intento di produrre l’incorruttibilità dei cadaveri. Dopo quattro mesi dal
suo decesso il Marini effettuò una ricognizione nel cimitero monumentale di
Cagliari dove era depositato il corpo dello studioso e constatò l’integrità
dello stesso. In un post relativo alla via intitolata al medico parleremo
diffusamente di questo personaggio controverso e poco considerato dal mondo
accademico cagliaritano, dal quale si allontanò definitivamente alla volta
della città di Napoli dove ancora oggi sono esposte le sue opere.
Fabrizio
e Giovanna
Bibliografia:
Scano Dionigi, Forma Kalaris
Nonnis Giuseppe Luigi, Cagliari. Passeggiate semiserie. Castello
Sorgia Giancarlo, Cagliari. La suggestione delle epigrafi
Maccioni Antonio, Efisio Marini e la conquista dell'eternità
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