Questa parte l’ho dedicata al Golfo del Bengala.
Di conseguenza, anche, all’INSULA IVCATAN.
Ho notato alcune curiosità: Il Golfo del Bengala e la Zona Caraibica distano 180° .
Ambedue sono attraversi da Tropico del Cancro.
Se per un motivo qualsiasi (possibile ipotesi: scrittura originale sul Golfo del Bengala, in cinese o indiano) lo faccio ruotare di 90° mi ritrovo con quella curiosa isola IV Catan(***).
Questo lo si evidenzia, meglio, con le successive carte del Golfo del bengala del 1.600.
Nei primi decenni del 1500 si ha questa configurazione:
Ho notato alcune curiosità: Il Golfo del Bengala e la Zona Caraibica distano 180° .
Ambedue sono attraversi da Tropico del Cancro.
Se per un motivo qualsiasi (possibile ipotesi: scrittura originale sul Golfo del Bengala, in cinese o indiano) lo faccio ruotare di 90° mi ritrovo con quella curiosa isola IV Catan(***).
Questo lo si evidenzia, meglio, con le successive carte del Golfo del bengala del 1.600.
Nei primi decenni del 1500 si ha questa configurazione:
si comincia a fare chiarezza sull’India, sul Golfo, su Sumatra, su Giava e dintorni.
Le mitiche 3 Indie di Marco Polo vengono messe da parte.
Precedentemente i nativi Americani vennero chiamati Indiani. Quelle erano le Indie.
Però c’è qualcosa che non mi convince:
Le mitiche 3 Indie di Marco Polo vengono messe da parte.
Precedentemente i nativi Americani vennero chiamati Indiani. Quelle erano le Indie.
Però c’è qualcosa che non mi convince:
Ho cercato di vedere la carta di Juan de la Cosa con un altro occhio.
Ho messo l’immagine di San Tommaso, l’Apostolo, che fu ucciso in India.
Ho messo l’immagine di San Tommaso, l’Apostolo, che fu ucciso in India.
Eppure
qualcosa c’è! E’ da studiare meglio.
Se
ci aggiungo l’isola ISABELLA della
Cantino fatta con i pezzi del Giappone e quella curiosa isolona australe fatta
con i pezzi dell’ Australia, poi ribattezzata insula Vera Cruz, mi fa intuire
che quell’isolone era conosciuto come l’Isola della Croce del Sud. Se ci
aggiungo che in Australia ci sono più di 50 specie di Pappagalli… (la Cantino riporta pappagalli e si indica il
Brasile!)
Così Colombo nella lettera sul Primo Viaggio:
Alla prima che trovai posi
nome San Salvador, in commemorazione
della sua alta maestà, che meravigliosamente ci guidò in tutto questo viaggio.
Gli Indiani l'appellano Guanaham. (los
Indios la llaman Guanahani) Alla
seconda posi nome l'isola di Santa Maria della Concezione, alla terza Ferrandina,
alla quarta la Isabella, alla
quinta l'isola Giovanna; e così a ciascuna un nome nuovo. Quando io giunsi alla Giovanna, seguitai la sua costa al ponente, c la trovai tanto
vasta, che pensai fosse terraferma, la provincia del
Catai…
(e gli è sfuggito il nome Indios o Indiani.)
Questa è la mitica ISABELLA della Cantino; che sarebbe la IV isola ricordata da Colombo.
Sui
rapporti tra Colombo e Papa Innocenzo VIII
(Cybo) vedere i libri di Ruggero Marino.
Innocenzo VIII: al secolo Giovanni Battista Cybo -Genova, 1432 – Roma,
25 luglio 1492-
Prima
Giovanna poi Cvba (o Cyba?)
Colombo,
quando descrive questa particolare isola, la chiama Giovanna: in linea retta da occidente ad oriente, lungo l'isola
Giovanna, secondo il quale cammino posso dire che questa isola è maggiore
d'Inghilterra e Scozia unite. E
aggiunge: In vero il sole ha qui
gran forza, posciachè si è lontani dalla linea equinoziale XXVI gradi.
(e parlano male di Vespucci! Colombo, quell’isola di Giovanna, la vista
sulle carte!)
Nella
raccolta di Lettere Autografe di Cristoforo Colombo, pubblicata da G. Daelli,
su Biblioteca Rara, Troverete anche un
discorso su C.Colombo di Cesare Correnti. Cesare Correnti ci ricorda tutti i
marinai Genovesi e Veneziani che esplorarono l’Africa.
Ricorderei
che negli archivi del monastero di S.Michele di Murano (Venezia) dove lavorava
Fra Mauro c’è ancora la ricevuta del lavoro commissionato da Alfonso V (Re del
Portogallo). Com’era fatta l’Africa, i Portoghesi, lo appresero da quel
mappamondo. C’era Capo Diab dove ci sarà Capo di Bona Speranza.
Cristoforo Colombo: storia della sua vita e
dei suoi viaggi sull' appoggio di documenti autentici raccolti in Ispagna ed in
Italia del conte Roselly de Lorgues ...
Di Roselly de Lorgues, Tullio Dandolo
Pubblicato da Volpato e comp., 1857
Originale disponibile presso la Oxford University
Digitalizzato il 12 apr 2007
…..aveva veduto così spesso la morte vicina , che non l'avrebbe temuta d'avvantaggio ora che in altre occasioni. Ciò che cresceva viemmaggiormente il suo dolore, era pensare che cagionava la perdita di tali che lo avevano seguito contro voglia, e che nella loro suprema disperazione all'ultim'ora, lo avrebbero maledetto, accusandolo della loro trista sorte. Egli pensava altresì a' suoi due giovani figli , che studiavano a Cordova, ed erano per diventare orfanelli sovra una terra straniera , in cui giacerebbero senza protezione, perché i Monarchi , ignorando qual servizio aveva lor reso il padre, non provederebbero a que' poveretti.
ln mezzo alle lamentazioni dell'equipaggio, ai turbini di pioggia, a' colpi delle onde, agli scrosci della Nina mezzo annegata, e a tutte l'altre traversie, superando l'oppressione di quel faticare prolungato, Colombo entrò nella sua stanzuccia: quivi con ferma e rapida mano, non ostante lo spaventevole saliscendi della nave, scrisse in furia su d'una pergamena il riassunto delle sue scoperte. lo avviluppò in un altro foglio, sul quale egli supplicava chi s'imbattesse in quel piego di portarlo alla regina di Castiglia, promettendo in nome di lei una ricompensa di mille ducati: chiuse quel dispaccio in una tela cerata, la improntò del suo sigillo, poi lo mise in un grosso pezzo di cera, che collocò in un barile vuoto: chiuso questo ermeticamente. Indi lo fece géttare in mare. L'equipaggio non vide in questa offerta ai flutti che l'adempimento di un voto segreto.
Per la tema che le correnti non trascinassero lungi dall' Europa questo messaggio, egli ne aveva fatto due copie, e posto l'altro esemplare in altro barile che attaccò sodamente dietro la caravella, nella speranza che se la Nino venisse a naufragare, il barile potrebbe galleggiare, ed essere un giorno raccolto. Intanto, in mezzo alle burrasche, il vento volgeva all'ovest, e il mare inferociva, sempre nero e procelloso. Il venerdì, 15 febbraio, al levar del sole fu riconosciuta una terra al nord-est. Questa vista rianimò gli spiriti; nondimeno il mare continuava grosso dal lato dell'occidente. I piloti si credevano sulle spiagge di Castiglia, ma l'Ammiraglio annunziò loro le Azzorre. Tuttavia la violenza del mare, quantunque diminuita, non permetteva loro di accostarsi: passarono tutta la giornata, tutta la notte e la dimane procurando di prender terra, ma invano. Nella notte del sabbato alla domenica, 17 febbraio, l'Ammiraglio, che, non ostante un attacco di gotta , era rimasto dal primo soffiar della tempesta sino allora, vale a dire per ben quattro giorni e quattro notti, esposto alla pioggia, al vento, ai colpi di mare senza posare pur un momento, e quasi senza prender cibo, fu obbligato di coricarsi; sull'alba ripigliò il comando, governò al sud-sud-ovest, e finalmente alla notte giunse sopra un'isola cui l'oscurità non permetteva distinguere: ne fece il giro per cercare approdo, e tentò di gettare un' àncora, ma la perdette quasi subito; bisognò rimettere alla vela e pigliare il largo. Finalmente il lunedì, giunse a prender terra. L'isola era Santa Maria, la più meridionale delle Azzorre, che apparteneva al re di Portogallo. Gli abitanti stupirono sulle prime che una si fragil nave in quello stato avesse potuto sostenere una si lunga e furibonda tempesta: ma furono molto più maravigliati allora che udirono donde veniva. Essi ringraziarono Dio e manifestarono una gran gioia : la loro imaginazione non poteva stancarsi de' racconti sul Nuovo Mondo.
Di Roselly de Lorgues, Tullio Dandolo
Pubblicato da Volpato e comp., 1857
Originale disponibile presso la Oxford University
Digitalizzato il 12 apr 2007
…..aveva veduto così spesso la morte vicina , che non l'avrebbe temuta d'avvantaggio ora che in altre occasioni. Ciò che cresceva viemmaggiormente il suo dolore, era pensare che cagionava la perdita di tali che lo avevano seguito contro voglia, e che nella loro suprema disperazione all'ultim'ora, lo avrebbero maledetto, accusandolo della loro trista sorte. Egli pensava altresì a' suoi due giovani figli , che studiavano a Cordova, ed erano per diventare orfanelli sovra una terra straniera , in cui giacerebbero senza protezione, perché i Monarchi , ignorando qual servizio aveva lor reso il padre, non provederebbero a que' poveretti.
ln mezzo alle lamentazioni dell'equipaggio, ai turbini di pioggia, a' colpi delle onde, agli scrosci della Nina mezzo annegata, e a tutte l'altre traversie, superando l'oppressione di quel faticare prolungato, Colombo entrò nella sua stanzuccia: quivi con ferma e rapida mano, non ostante lo spaventevole saliscendi della nave, scrisse in furia su d'una pergamena il riassunto delle sue scoperte. lo avviluppò in un altro foglio, sul quale egli supplicava chi s'imbattesse in quel piego di portarlo alla regina di Castiglia, promettendo in nome di lei una ricompensa di mille ducati: chiuse quel dispaccio in una tela cerata, la improntò del suo sigillo, poi lo mise in un grosso pezzo di cera, che collocò in un barile vuoto: chiuso questo ermeticamente. Indi lo fece géttare in mare. L'equipaggio non vide in questa offerta ai flutti che l'adempimento di un voto segreto.
Per la tema che le correnti non trascinassero lungi dall' Europa questo messaggio, egli ne aveva fatto due copie, e posto l'altro esemplare in altro barile che attaccò sodamente dietro la caravella, nella speranza che se la Nino venisse a naufragare, il barile potrebbe galleggiare, ed essere un giorno raccolto. Intanto, in mezzo alle burrasche, il vento volgeva all'ovest, e il mare inferociva, sempre nero e procelloso. Il venerdì, 15 febbraio, al levar del sole fu riconosciuta una terra al nord-est. Questa vista rianimò gli spiriti; nondimeno il mare continuava grosso dal lato dell'occidente. I piloti si credevano sulle spiagge di Castiglia, ma l'Ammiraglio annunziò loro le Azzorre. Tuttavia la violenza del mare, quantunque diminuita, non permetteva loro di accostarsi: passarono tutta la giornata, tutta la notte e la dimane procurando di prender terra, ma invano. Nella notte del sabbato alla domenica, 17 febbraio, l'Ammiraglio, che, non ostante un attacco di gotta , era rimasto dal primo soffiar della tempesta sino allora, vale a dire per ben quattro giorni e quattro notti, esposto alla pioggia, al vento, ai colpi di mare senza posare pur un momento, e quasi senza prender cibo, fu obbligato di coricarsi; sull'alba ripigliò il comando, governò al sud-sud-ovest, e finalmente alla notte giunse sopra un'isola cui l'oscurità non permetteva distinguere: ne fece il giro per cercare approdo, e tentò di gettare un' àncora, ma la perdette quasi subito; bisognò rimettere alla vela e pigliare il largo. Finalmente il lunedì, giunse a prender terra. L'isola era Santa Maria, la più meridionale delle Azzorre, che apparteneva al re di Portogallo. Gli abitanti stupirono sulle prime che una si fragil nave in quello stato avesse potuto sostenere una si lunga e furibonda tempesta: ma furono molto più maravigliati allora che udirono donde veniva. Essi ringraziarono Dio e manifestarono una gran gioia : la loro imaginazione non poteva stancarsi de' racconti sul Nuovo Mondo.
La
lettera, scritta a Don Gabriele
Sanchis, dopo una simile
tempesta, alla fine dice:
Ai nostri
illustrissimi Re e Regina ed a'loro regni famosi spetta si gran cosa, di cui
tutta la cristianità deve menar allegria e far grandi feste e rendere infinite
grazie alla Santa Trinità, con molte orazioni solenni per il sommo beneficio
che avranno tanti popoli venendo nel grembo della nostra santa fede, li poscia
per i beni temporali che non solo alla Spagna , ma a tutti i cristiani
torneranno di refrigerio ed utilità. Queste cose come fatte si sono in breve,
cosi si sono anche in breve esposte. Sulla caravella, sopra l'isola di Canaria, al quindici di febbraio
mille quattrocento e novantatrè. Scritta da chi la manda.
L' Almirante.
Colombo sarebbe partito il 3 agosto del 1492
….
Sbarcò, al ritorno, alle Azzorre il 17
febbraio del 1493.
La
lettera indirizzata da Colombo all’illustre Don Gabriele Sanchis, tesoriere dei
Serenissimi Re, venne tradotta dalla lingua spagnola in quella latina per opera
del nobiluomo, e letterato, Leandro De Cosco.
Era il 30 aprile 1493, primo anno del pontificato di Alessandro VI.
De
insulis nuper inventis
Epistola Christoferi Colom - cui etas nostra multum debet, de insulis in mari Indico nuper inventis, ad quas perquirendas octavo antea mense auspiciis et ęre invictissimi Fernandi Hispaniarum Regis missus fuerat - ad magnificum dominum Raphaelem Sanxis, eiusdem serenissimi Regis thesaurarium, missa, quam nobilis ac litteratus vir Aliander de Cosco ab Hispano ideomate in latinum convertit tercio Kalendas Maii .M.CCCC.XCIII. Pontificatus Alexandri Sexti anno primo.
Quoniam susceptę provinciæ rem perfectam me consecutum fuisse gratum tibi fore scio, has constitui exarare, quæ te uniuscuiusque rei in hoc nostro itinere geste inventęque admoneant. Tricesimo tercio die postquam Gadibus discessi, in mare Indicum perveni, ubi plurimas insulas innumeris habitatas hominibus reperi. Quarum omnium pro fœlicissimo Rege nostro, præconio celebrato et vexillis extensis, contradicente nemine possessionem accepi. Primęque earum divi Salvatoris nomen imposui, cuius fretus auxilio tam ad hanc quam ad cęteras alias pervenimus. Eam vero Indi Guanahanyn vocant. Aliarum etiam unamquamque novo nomine nuncupavi, quippe aliam insulam Sanctę Marię Conceptionis,
Epistola Christoferi Colom - cui etas nostra multum debet, de insulis in mari Indico nuper inventis, ad quas perquirendas octavo antea mense auspiciis et ęre invictissimi Fernandi Hispaniarum Regis missus fuerat - ad magnificum dominum Raphaelem Sanxis, eiusdem serenissimi Regis thesaurarium, missa, quam nobilis ac litteratus vir Aliander de Cosco ab Hispano ideomate in latinum convertit tercio Kalendas Maii .M.CCCC.XCIII. Pontificatus Alexandri Sexti anno primo.
Quoniam susceptę provinciæ rem perfectam me consecutum fuisse gratum tibi fore scio, has constitui exarare, quæ te uniuscuiusque rei in hoc nostro itinere geste inventęque admoneant. Tricesimo tercio die postquam Gadibus discessi, in mare Indicum perveni, ubi plurimas insulas innumeris habitatas hominibus reperi. Quarum omnium pro fœlicissimo Rege nostro, præconio celebrato et vexillis extensis, contradicente nemine possessionem accepi. Primęque earum divi Salvatoris nomen imposui, cuius fretus auxilio tam ad hanc quam ad cęteras alias pervenimus. Eam vero Indi Guanahanyn vocant. Aliarum etiam unamquamque novo nomine nuncupavi, quippe aliam insulam Sanctę Marię Conceptionis,
Dopo 33 giorni che era partito da CADIGE
(Gadibus)… darebbe il 5 settembre… Tutto qui
Però ….. erano bravi; una volta controllati sulla mia griglia.
Come ho sempre sostenuto si usavano 80 settori da 4,5° di meridiano per i 360° della Terra.
Come ho sempre sostenuto si usavano 80 settori da 4,5° di meridiano per i 360° della Terra.
…e si possono misurare le loro diverse scale.
Segnalo, inoltre, la posizione dello SRI LANKA.
Per CVBA e le altre isole debbo aspettare; non ho una immagine ben definita.
Poi ci sarebbe da stirare tutto fino al meridiano di Capo Verde per far coincidere la sua Raya con il meridiano delle Azzorre.
Segnalo, inoltre, la posizione dello SRI LANKA.
Per CVBA e le altre isole debbo aspettare; non ho una immagine ben definita.
Poi ci sarebbe da stirare tutto fino al meridiano di Capo Verde per far coincidere la sua Raya con il meridiano delle Azzorre.
Passiamo a Giovan Battista Agnese.
Verso
il 1550 si hanno le idee più chiare. Lo Yucatan è una penisola.
I
reduci della spedizione di Magellano erano ritornati. Lo Stretto di Magellano è
sulle carte.
I
Giganti hanno trasmigrato dal Venezuela alla Terra del Fuoco e Mercatore sta
studiando.
Dalla
wikipedia: Origine nome Yucatan.
Il nome Yucatán deriva dalla parola (in lingua nahuatl) "Yukatlàn", "il luogo
della ricchezza". Tuttavia, il commentatore Frate Toribio di Benaventa
(detto Motolinia), nella sua Storia
degli Indios di Nuova Spagna (1541),
fa risalire l'origine della parola all'equivoco in cui sarebbero caduti gli
Spagnoli, che "parlando con gli Indios di quella costa", alla domanda
su come essa si chiamasse "...risposero: «Tectetán, Tectetán», ciò che
vuol significare: «Non ti capisco, non ti capisco»: i cristiani corruppero il
vocabolo, e non intendendo ciò che gli Indios dicevano, conclusero: «Yucatán è
il nome di questa terra»".
Tuttavia, benché t'àn sia una radice con significato di
"linguaggio", la lingua Yucateca non contiene alcuna parola o frase
che possa suonare come "Tectetàn", tantomeno "Yukatan" (il
termine più simile, "come parla?", è "uuy u t'an" o
"chu u t'an"), e "non capisco" "ma tin na'atik".
È stata anche avanzata l'ipotesi che l'intero episodio riportato da Toribio di
Benaventa sia apocrifo, e sia stato un tentativo da parte di Hernàn Cortès , nelle sue "Cartas de
relación", di screditare il rivale Diego Velàzquez.
Tutto chiaro?
Se
osservate la parte del Nuovo Mondo della Cantino … i particolari cercateli a
EST.
Non
vi sembra che la Cuba di Juan de la Cosa e la Isabella della Cantino siano
contornate dalle stesse isole?
Siete
sicuri che l’isola di Spagnola di Juan de la Cosa, dove svetta la bandiera di
Castiglia, sia una sola isola?
I
due meridiani bianchi sono: la Raya e (il suo antimeridiano) la Linea delle
Spezie.
Avete
capito perché ho tirato in ballo S.Tommaso?
Rolando
Berretta
Nessun commento:
Posta un commento