Contrariamente all’idea comune di
una città sonnacchiosa e culturalmente poco attiva, Cagliari ha dato i natali a
personaggi di grande levatura culturale, politica e umana. Tra questi
ricordiamo Sigismondo Arquer che nella sua vita, tragicamente terminata sul
rogo di Toledo nel 1571, ebbe l’unica colpa di avere operato in un periodo di
forte intolleranza religiosa abilmente manipolata dai suoi nemici.
Come abbiamo visto nel precedente
articolo CAGLIARI
IN EPOCA SPAGNOLA, i feudatari in epoca spagnola si associarono
all’Inquisizione con l’obiettivo di colpire il nuovo ceto dei burocrati; tra le
varie azioni intraprese in tal senso si
ricorda soprattutto l’uccisione di Sigismondo Arquer, accusato di eresia con l’obiettivo
di eliminare un personaggio scomodo che era per giunta figlio dell’avvocato
fiscale Giovanni Antonio Arquer, il quale collaborò efficacemente con il viceré
Antonio di Cardona (1534-1549) nella sua azione atta a ridimensionare gli abusi
e le prevaricazioni della nobiltà e dell’alto clero.
Molto probabilmente Sigismondo
Arquer era inviso al ceto nobiliare, notoriamente ignorante e tronfio,
soprattutto per la sua immensa cultura permeata di apporti umanistico - rinascimentali
acquisiti durante i suoi viaggi.
Quando, nella primavera del 1549, compose la sua
famosa opera “Sardiniae brevis historia
et descriptio”, aveva soltanto 19 anni, ma da due anni era già in possesso
di due lauree, una in diritto civile e canonico (utroque iure) a Pisa e una in
teologia a Siena.
L’opera dell’Arquer è molto importante dal punto
di vista storiografico perché fu il primo tentativo di individuare i lineamenti
della storia sarda attraverso lo studio comparato delle fonti antiche. Nel
testo si alternano fonti e libera composizione che l’autore stese in soli 40
giorni selezionando e sintetizzando un’enorme quantità di informazioni
derivanti dal suo bagaglio culturale, dove confluivano erudizione e conoscenza
diretta.
La stesura dell’opera fu preceduta da un
difficile viaggio iniziato nel settembre
del 1548.
Dopo due mesi giunse a Pisa da dove si diresse verso la Germania, ma durante la
traversata delle Alpi si ammalò e fu costretto a trattenersi 5 mesi nei
Grigioni. Nell’aprile del 1548 fu prima accolto da Konrad Pellikan (un ex
francescano che passò al luteranesimo e prese parte alla prima Confessio
Helvetica), in seguito, grazie all’intercessione di quest’ultimo, fu sistemato
in Basilea a spese della fondazione Erasmo dove rimase fino al mese di giugno.
In Basilea entrò in contatto con Sebastian Münster
che gli chiese di scrivere un compendio sulla Sardegna da inserire nella sua Cosmographia
universalis.
All’interno dei 7 capitoli di cui si compone l’opera
si trovano notizie di carattere generale relative alle dimensioni dell’Isola la
sua posizione nel Mediterraneo, alla sua suddivisione geo-politica, al suo
ambiente naturale, alle attività produttive, all’alimentazione e alla malaria.
Dopo aver affrontato il tema storico relativo
alle antiche denominazioni dell’isola, ai primi abitanti, colonizzatori e
dominatori con digressioni sui nuraghi e sulla legislazione locale, introduce la
descrizione particolareggiata della città di Cagliari citando i centri più
importanti. La descrizione di Cagliari è molto particolareggiata e accompagnata
dalla famosa pianta prospettica dove
vengono rappresentati i monumenti più importanti e le opere difensive che
ancora oggi è un utile documento di studio.
Per quanto riguarda la lingua, nel VI capitolo
vengono indicate le tre parlate principali del Regno evidenziate dal Pater
Noster trilingue: latino - catalano - sardo.
Nell’ultimo capitolo
vengono descritte le magistrature civili ed ecclesiastiche presenti nell’isola,
si spiega in che modo opera l’inquisizione e conclude, dopo essersi soffermato
sui caratteri fisici e psicologici dei sardi, con una condanna rivolta sia all’elemento
pagano all’interno delle festività cristiane, sia al bassissimo profilo etico e
culturale del clero isolano.
Nonostante la sua collaborazione con Sebastian Münster,
Sigismondo rimase profondamente cattolico, ma i suoi avversari politici utilizzarono
questo espediente per accusarlo di luteranesimo, accusa che a lungo andare lo
portò sul rogo di Toledo come vedremo nei prossimi post.
Notizie tratte da:
Sigismondo Arquer. Sardiniae brevis
historia et descriptio, a cura di Maria Teresa Lanerisaggio introduttivo di Raimondo Turtas
Sigismondo
Arquer. Un innocente sul rogo dell’Inquisizione, Salvatore Loi
Storia
della Sardegna, Leopoldo Ortu
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