Come arrivare da Cagliari:
Percorrere la E25/SS131 verso Sassari/Oristano/Nuoro, al Km
21 entrare in Strada Statale 128 Centrale Sarda/SS128 verso Senorbi'/Isili. A
Senorbì imboccare la SP 23 verso Ballao, dopo aver superato i paesi di Arixi,
San Basilio e Goni.
Descrizione del tempio a pozzo
Il pozzo sacro si trova in agro di
Ballao nella zona del Gerrei in prossimità del bivio per Goni-Escalaplano. Il
paesaggio è caratterizzato dalla presenza della fascia fluviale del Flumendosa
e del suo più importante affluente, il rio Stanali, che offrono la possibilità
di osservare le rocce caratteristiche, la vegetazione e la fauna fluviale
variegata.
Il paese di Ballao, situato nella parte
estrema del Gerrei, al confine con la provincia di Nuoro, si trova in un
fondovalle in prossimità di un’ampia ansa del Flumendosa, all’incrocio delle
vie naturali vallive di collegamento verso Cagliari, il Sarrabus e l’Ogliastra.
Il pozzo, alto 190 m, presenta una cella
semisotterranea, preposta alla raccolta dell’acqua che ancora scorre grazie
alla presenza di una vicina sorgente,
coperta da una cupola a tholos, ottenuta
con lastre disposte a filari aggettanti,
e un corridoio d’acceso coperto, preceduto da due ali larghe circa un
metro, che racchiude 12 gradini con
copertura di lastroni degradanti.
L’atrio conserva gran parte del pavimento
originario in grosse lastre di calcare.
La struttura di base è costruita con blocchi
di maggiori dimensioni e segna il livello di massimo pieno dell’acqua, superato
il quale, questa fuoriesce all’aperto e defluisce verso il canalone naturale
che scende verso Ovest.
Storia degli scavi
Il tempio a pozzo fu scavato per la
prima volta nel 1918 sotto la direzione di Antonio Taramelli, allora
Soprintendente Archeologo della Sardegna.
Dopo lo scavo del Taramelli il monumento
restò abbandonato fino al 1984, quando fu oggetto di un cantiere di restauro.
In quell’occasione nella parte antistante il pozzo fu messo in luce un nuovo
muro che si poggiava nell’ala destra dello stesso.
Nel 1994 furono effettuati lavori di
valorizzazione dell’area durante i quali emersero nuove strutture a 50 m ad Est
del pozzo: una capanna circolare, pavimentata, e il muro di un altro ambiente
quadrangolare, separato dalla precedente da una zona lastricata. Lo scavo
restituì reperti nuragici inquadrabili tra il Bronzo recente e quello finale.
Nel 1998 furono riprese le ricerche
nell’area del precedente saggio e vennero in luce altri due vani di forma
irregolare, affiancati, ma ciascuno con un proprio muro, separati da una
canaletta la quale, in alcuni tratti, era coperta con lastrine rettangolari
affiancate.
Nel 2000, grazie ad un progetto della
Comunità Montana XXI di Villasalto, per i lavori socialmente utili, si è potuta
ampliare l’area di scavo intorno al pozzo. Il ritrovamento di una moneta
imperiale romana del III se. d.C. e di un unguentario testimoniano l’utilizzo
dell’area come luogo di culto anche in età storica.
Nel 2003 furono attuati altri lavori di
scavo stratigrafico finalizzati al restauro del pozzo. A Nord dell’ala destra
del pozzo si è messo in luce lo strato di età storica sottostante agli strati
parzialmente scavati dal Taramelli e da Ugas. Questo lastricato si appoggia al
muro del pozzo e quindi è ad esso successivo.
Interpretazione della sequenza stratigrafica condotta
In base alla sequenza stratigrafica
finora condotta, si possono ricostruire le fasi di vita del tempio a pozzo
partendo dallo strato più antico di frequentazione scavato, che ha restituito
reperti databili tra il Bronzo medio e
quello recente; esso poggiava su uno strato di argilla impermeabile,
probabilmente sistemata dai nuragici durante la costruzione del pozzo, la cui
fase iniziale risale quindi tra la fase finale del bronzo medio e quella
iniziale del bronzo recente.
In una fase successiva furono
costruiti due muri che avevano la funzione di delimitare due vani, uno più
vicino all’area sacra, denominato vano α, e uno più esterno, denominato vano β.
Nel primo vano fu scavata una buca con l’intento di creare un focolare, come
dimostrano i resti di terra bruciata rinvenuti in uno strato di terra che, a
sua volta, fu tagliato per deporre un’olla, coperta da una lastra di pietra, contenente
dei bronzi da rifondere, tra i quali si
evidenziano soprattutto frammenti di spade votive e di lingotti del tipo oxhide.
Un altro frammento di spada votiva, trasformato in pugnaletto, fu ritrovato
nella muratura dello stesso vano.
Molto probabilmente il pozzo era
adornato di spade votive, le quali, in caso di rottura, venivano unite agli
altri oggetti rotti e agli scarti da rifondere e, insieme ad essi, conservate
sotto la protezione della divinità all’interno del recinto del tempio.
Non si sa se i successivi frequentatori
del tempio fossero a conoscenza della riserva bronzea collocata sotto il
pavimento e, in caso di risposta affermativa, il motivo per il quale non la
utilizzarono per realizzare altri manufatti. L’unica certezza è che avevano
comunque a disposizione altri ex voto di bronzo, come dimostra il ritrovamento
del piede di una statuina.
In un certo momento il vano β fu
obliterato da un muro e trasformato in fonderia, come dimostra un frammento di
corno di bronzetto rinvenuto in uno
strato di bruciato, mentre il vano α fu pavimentato.
A circa 50 m ad est del pozzo furono
edificate alcune capanne poggianti sul piano roccioso, una di esse, conservata
solo per metà di forma circolare, presenta una pavimentazione ottenuta
riciclando anche due macine. Accanto ad essa furono costruiti altri due vani, in
uno dei quali è presente un focolare centrale e conservava ancora una fusaiola
integra. L’area in questione fu pavimentata con grossi lastroni di scisto poggianti
sulla roccia.
A monte del leggero declivio sul quale
furono edificate le capanne fu scavata una buca sulla roccia, riempita di terra
e resti ceramici nel Bronzo finale, probabilmente in funzione di riserva
d’acqua, dalla quale si dipartivano alcune canalette.
Il vano α, dopo essere stato ripulito,
fu utilizzato, in età romano repubblicana, come magazzino e furono deposte delle
anfore poi distrutte forse da un disastro naturale a cui si pose rimedio quasi
subito con un intervento di restauro. Tra i ritrovamenti relativi a questo
periodo si evidenziano alcune monete d’argento (un Quinario e un Denario) di
età repubblicana (211 a.C.).
Il sito fu frequentato anche in periodo
romano imperiale, durante il quale furono realizzate alcune sepolture documentate
dal ritrovamento di un unguentario databile fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.
e di una moneta di bronzo, un Antoniniano di Tetrico I, datato al 270-273 d.C.
Fabrizio e Giovanna
Riferimenti bibliografici:
Maria Rosaria Manunza (a cura di), Funtana Coberta, tempio nuragico
a Ballao nel Gerrei
Maria Rosaria Manunza, La stratigrafia del vano α di Funtana
Coberta (Ballao - CA)
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