Il
nostro pianeta va visto come una sfera. La sfera si può misurare, oggi, con una
certa facilità grazie agli studi di Archimede. Per quello che ci riguarda
dobbiamo mettere a fuoco, bene, il concetto del grande cerchio che è l’Equatore
e la sua misura di 40.076 Km. Altri grandi cerchi sono i singoli meridiani
(comprensivi degli antimeridiani) che passano per i Poli.
Nulla
ci vieta di immaginare un grande cerchio che possiamo far passare, dove ci
serve, sopra la sfera. Immaginiamo di segnare due punti in qualsiasi parte
della superficie della sfera. Su quei due punti possiamo far passare un grande
cerchio. La parte del nuovo grande cerchio, che tocca i due punti segnati della
sfera, è la parte che ci permette di misurare la distanza tra le due località.
Il nuovo grande cerchio è identico a quello dell’Equatore. Basta misurare, con
l’apertura delle punte di un compasso, le due località segnate e vedere a quale
lunghezza (quanti gradi) corrisponde
rispetto all’Equatore. Se si conosce la misura dell’Equatore non ci sono
problemi. Se non si conosce questa misura bisognerebbe ricavarla. Se io fossi
stato un Egiziano, di quelli antichi, sapendo che il Tropico cade a 24° e la
Grande Piramide è a 30°… avrei misurato accuratamente la distanza di quei 6° sul meridiano della
Piramide e lo avrei moltiplicato per 60. (6 x 60 = 360). In Egitto c’erano
degli abili tenditori di corde che non facevano altro che misurare tutto il
paese. Un certo Eratostene, per non far capire che aveva ricopiato il metodo
egiziano, lo ha personalizzato e spacciato per una sua grande scoperta. Così va
il Mondo. Torniamo alla distanza minima tra due località e alla linea
immaginaria che le collega: quella linea segue la curvatura della sfera. A
quali calcoli complicatissimi bisogna far ricorso per conoscere la distanza
delle due località?
Ma
vi sembra mai possibile che Marino di Tiro non ci sia venuto incontro? Con lo
schema RoBer si fa di tutto. Con l’Organum Directorium si possono disegnare gli
schemi nelle diverse scale..
…
e si può fare altro?
Ho
visto che Mercatore ha raffigurato una strana proiezione e un suo Organum
Directorium.
Da
quella proiezione, con lo schema RoBer, posso ottenere (partendo dall’Equatore)
il Tropico, il 32° ( o il parallelo di Alessandria?), il 50°, il 60°, il Circolo
Polare, e il 70° e il 75° parallelo. Precisi precisi. Completare la scala non è
difficile. Ma a cosa serve quella strana proiezione che, con la proiezione
cilindrica modificata di Mercatore, non c’entra assolutamente nulla?
A
questo punto ho voluto vederci chiaro.
L’Equatore
misura 40.076 Km. L’ho semplificato in 40.000. Ogni 90° di Equatore sarebbero
pari a 10.000 Km. Ogni 9° sarebbero 1.000 Km e ogni 4,5° sarebbero 500 Km.
Non
solo sull’Equatore perchè ho assegnato queste distanze al meridiano ultimo, a
sinistra, del quadrato che delimita l’Organum Directorium rispettando la
corrispondenza dei singoli 9 gradi di parallelo. Se si proietta un –meridiano-
allora anche i settori in kilometri risulteranno proiettati proporzionalmente.
Ho portato queste misure sull’Organum Directorium.
Così ci spiegano Mercatore:
Il meridiano Zero
è quello delle Azzorre. La prima località, per capire l’esempio,è posta a 20°
nord e a 33° a est dalle Azzorre. La seconda località è posta a 65° nord e a
75° a est delle Azzorre. La differenza tra le due latitudini è di 45°. Molto
curiosa l’impostazione! Gli Autori hanno fatto, solo, un esempio oppure, quelle
particolari coordinate sono, in qualche altro scritto del Mercatore?
In attesa di chiarimenti vado avanti.
La retta che attraversa le località A e B cade con una certa incidenza
sull’Equatore: Angolo interno 55° mentre l’esterno è di 35° (+90°).
A questo punto si parte con i due goniometri dell’organum directorium.
Si invertono i valori dell’angolo di
incidenza (perché?). Si riporta il tutto sul meridiano zero. Da quel meridiano
si calcolano i 45° di differenza di latitudine e si tira una retta che va ad
intercettare la nuova retta incidente (color arancione). Poi con un compasso si
traccia un arco di circonferenza dove c’è il contatto con l’Equatore, sono 54°;
e si fa il calcolo della distanza. E questo dovrebbe essere, anche, il pensiero
di Mercatore.
Gli autori, ricorrendo anche alla moderna
matematica, con una bellissima formula spiegano il tutto.
Io resto perplesso. Guardo e riguardo
lo schema e
…
ma non è più semplice fare questo passaggio?
Tracciamo
la retta che attraversa le due località (ortodromica). Da dove questa retta
tocca l’Equatore si dovrebbero far
partire i 45° di differenza di latitudine. Dopo i 45° si dovrebbe tirare la
retta che attraverserà nel punto X l’ortodromica. Siamo a 58° nord. Il tratto
A-X dà l’esatto valore reale dell’ortodromica; riportandolo sull’Equatore: come
ha già evidenziato una delle diagonali.
Io
uso settori da 4,5° e 9°. In 90° riporto 10 settori da 9°. Ma a 45° e 90° i
metodi si sincronizzano.
90°
sono 90°. Ogni 9° sono 1.000 Km. 90° sono 10.000Km.
Qualcuno
sa spiegarmi cosa c’entra la Rosa dei Venti e l’Organum Directorium in tutto
questo discorso?
Anticamente,
quando tutto ruotava attorno ad Alessandria, questo schema,bastava ed avanzava.
Abbiamo visto come si passava da una scala all’altra. Adesso abbiamo tutta la
sfera della Terra.
Come
si operava? Vi spiego qualche piccolo
trucco.
Impostate,
con la massima precisione il Quadrato di gradi 108° (12 settori da 9 gradi)
all’Equatore.
Come
dice L’Organum Directorium disegniamo i 75° con quel particolare sviluppo che
nasce con gli schemi dei Portolani. Tracciamo le due diagonali e il meridiano centrale.
Facciamo la prima verifica. Andremo a misurare il tratto Londra Cuba dopo aver
preso la distanza con Google Maps.
Si
selezionano le due località da misurare. Dobbiamo trovare con la massima
precisione il centro tra le due località. Una volta trovato il centro preciso
si mettono 54° a destra e 54° a sinistra (sono 108° precisi). Si prende la distanza della differenza di
latitudine 23° nord e 51° nord, che rende 28 gradi, e la si duplica. Si traccia
una nuova retta da Cuba che va a toccare la estremità la duplicazione della
differenza di latitudine. Dove questa retta tocca l’Equatore … segna direttamente la distanza.
(Non
sperate che ve la spieghi matematicamente …. )
C’è
un altro metodo:
Noi
abbiamo uno sviluppo di paralleli; particolare ed unico. Se prendiamo
direttamente la differenza di latitudine da questo sviluppo, vedasi la scala in
gradi di sinistra, dobbiamo impostare sul lato destro una scala lineare di 108°
come quella dell’Equatore. Misuriamo la differenza di latitudine a sinistra: Siamo a 23° nord e 51° nord. Differenza di latitudine
di 28° . Simulando che il lato destro sia l’Equatore … prendiamo i 28° lineari.
Tracciamo la retta (rossa) e il punto di contatto dà la distanza.
A
questo punto sono andato a controllare cosa succede nelle regioni fredde.
Sono perplesso; considerate che è solo un prototipo! Ma non mi sembra che sia farina di
Mercatore.
Credo
che Mercatore sia entrato in possesso, solo, di metà schema.
Rolando Berretta
Nessun commento:
Posta un commento