Iniziamo con l’illustrare cos’era la chiesa di S.Salvatore per Amerigo
Vespucci.
Dalla Wikipedia: Le
origini gli Umiliati.
La chiesa, iniziata nel 1251 faceva parte del complesso conventuale degli
Umiliati, un ordine giunto a Firenze da Alessandria nel 1239. Anche se la loro
regola era stata approvata da papa Onorio III, l'ordine si era costituito
nell'ambito dei movimenti pauperistici ai limiti dell'eresia.
Gli Umiliati si
affermarono come congregazione laica maschile e femminile, dedita alla
perfezione evangelica ed alla povertà, ma specialmente al lavoro che era parte
integrante della vita dei religiosi, impegnati soprattutto nella lavorazione
della lana e del vetro.
A Firenze gli Umiliati si stabilirono prima fuori
città, presso san Donato in Polverosa, quindi presso la chiesetta di Santa
Lucia (1251), estendendo gradualmente le loro proprietà fino a comprendere un
oratorio sul borgo (cioè su una strada fuori della vecchia cinta
muraria), dove fecero costruire la loro chiesa ad honorem Sanctorum
Omnium e il convento; il complesso venne portato a termine dal 1278 al
1294.
La zona era particolarmente adatta alla lavorazione della lana, perché
all'altezza della porta alla Carraia, dove il Mugnone sfociava nell'Arno, c'era un'isoletta che formava un canale
utile per ricavare l'energia idraulica per mulini e gualchiere. Per favorire
tale sfruttamento, gli Umiliati costruirono la pescaia di Santa Rosa, insieme a
un ricco sistema di canali.
Il loro convento era dunque un vero e proprio
centro del lavoro organizzato e il paesaggio urbano circostante venne
caratterizzato da edifici legati all'attività produttiva dei religiosi, assieme
alle case per gli artigiani ed ai tiratoi dove si "tirava" la lana, cioè la si lavava dopo la
tintura e la faceva asciugare.
Per il loro prestigio, alla fine del Duecento
gli Umiliati furono chiamati a ricoprire importanti cariche pubbliche. Intanto
la chiesa si andava arricchendo di opere d'arte di straordinario pregio, grazie
anche al mecenatismo delle famiglie del quartiere, che avevano raggiunto una
solida posizione economica e sociale.
All'inizio del Trecento la chiesa era
così ricca da intraprendere un prestigioso programma decorativo, che aveva il
fulcro nell'attività di Giotto: intorno al 1310 veniva posta sull'altar maggiore la
Maestà ora agli Uffizi, la Croce dipinta e, dal distrutto
coro dei monaci, la Dormitio Virginis oggi a Berlino.In quegli anni Ognissanti
era anche un fervido centro dell'attività politica repubblicana: qui si
radunarono i congiurati contro Giano della Bella, tra i quali c'era anche Dino
Compagni.
Il Quattrocento
Nel Quattrocento, lavorarono in
Ognissanti Sandro Botticelli (che nella chiesa è sepolto) e Ghirlandaio.
In particolare il Ghirlandaio era stato assoldato dalla famiglia Vespucci, di
cui faceva parte anche il famoso Amerigo, il navigatore che diede il suo nome
all'America. Per loro affrescò una Pietà e una Madonna della Misericordia e
anche l’Ultima Cena nel refettorio.
Ed ecco il nostro
Amerigo, giovincello, sotto il braccio destro della Madonna.
Abbiamo visto il
primo elemento, fondamentale, per capire…. la mitica Carta Cantino.
Secondo
Elemento: L’Abadia (Abbazia : dove c’è un
Abate) è diventata una Abaida poi una Baia.
Un altro elemento, da considerare, è il modo di
datare una carta di Vesconte Maggiolo.
Questa carta la
troviamo, solo in copia, nella biblioteca Ambrosiana di Milano: ci sono due date.
-in Genova anno
Dm 1527 giorno 20 dicembre
-in Genova de anno Dm 1524 giorno X agosto.
Giovanni da
Verrazzano partì il 17 gennaio del 1524 e il giorno 8 luglio, dello stesso
anno, mandò la sua lettera a Francesco I. Vorrei attirare la vostra attenzione,
solo, sul significato DE ANNO. Sarà
utile più avanti.
Altro elemento,
per capire, lo troviamo nel libro : Amerigo
Vespucci e i mercanti viaggiatori fiorentini del cinquecento; a cura di Margherita Azzari e Leonardo Romboi
(del 2013).
Oltre
a baia de tuti li sancti le fonti
cartografiche registrano in questo tratto ben undici toponimi riconducibili
alla spedizione del 1501-1502. La loro identificazione è tuttora oggetto di
discussioni. Solo sul Rio de San Francesco non ci sono mai stati dubbi: il nome
fu evidentemente attribuito il 4 ottobre al fiume che tuttora si chiama così e
che è – e apparve- l’elemento fisico più saliente di tutto il litorale. Ultima
tappa di questa parte dell’itinerario fu l’ampia insenatura in cui oggi si
specchia Salvador de Bahia. In
passato vi è stato chi ha proposto di attribuirne la scoperta al quarto viaggio
riferito dalla Lettera al Soderini. Ma
sarebbe bastato osservare che il toponimo è registrato nella Carta Cantino,
sicuramente anteriore alla fine del 1502, per escludere tale datazione.
Se non leggo
male, quel toponimo, che è nella Carta Cantino, dimostra che Amerigo è un
impostore? E chi potrebbe averlo dato quel nome? (il nodo è arrivato al
pettine!)
Sarebbe bastato,
dico io, osservare le grafie per notare che, oltre al rattoppo, una seconda
mano ha riportato del testo successivamente.
Sentiamo il parere della Prof.essa Patrizia Licini a riguardo della Carta
Cantino
…Da ogni punto di vista, ciò che Cantino
scrive al Duca Ercole nella lettera certamente autografa già da Roma nel
novembre 1502 non è compatibile con la frase «Charta da navigar per le isole
novame[n]te t[ro-vate] in la parte de l’India dono di Alberto Cantino al S. Duca Hercole» che leggiamo sul retro
di detta carta nautica oggi a Modena.
La frase non è di Cantino per una serie
di ragioni.
1. La frase è anonima, in una scrittura corsiva che è indubbiamente
diversa da quella gotica che figura su tutta la carta nautica oggi detta del
Cantino, e certamente posteriore alla datazione di questa.
2. Inoltre nella
lettera da Roma, Cantino annuncia al Duca Ercole di avere chiesto al Cattaneo
al ritorno a Genova un anticipo sulla somma sborsata per acquistare la carta in
Portogallo, perché era rimasto senza soldi e la carta gli era costata 12 scudi
d'oro in oro (dice proprio così), ma è talmente bella che, anche se cara, il
Duca l'apprezzerà. Dunque questo NON è un dono di Cantino, come la frase anonima
arbitrariamente si permette di dire, perché gli è costata 12 scudi che vuole
riavere dal Duca. E chi ha scritto quella frase non era a conoscenza di questa
lettera autografa del Cantino.
3. Un documento è autenticato da un notaio di
tipo latino il quale, essendo pubblico ufficiale autorizzato ad attribuire fede
pubblica ai documenti, ha il potere pubblico di garantire con il suo sigillo
che il sottoscrittore è veramente lui. Ma nella frase anonima sul retro della
carta non troviamo né la firma di chi la scrisse in un anno non dichiarato, né
tanto meno la certificazione di un notaio. E, per di più, né sul retro né sul
davanti della cosiddetta Carta Cantino noi possiamo trovare un nesso, seppur
minimo, un legame che leghi il nome Cantino ad essa. Niente di Niente. Anzi,
nel disegno geografico anche io vedo quella gigantesca vignetta urbana di
Venezia che mi fa propendere per un cartografo di Venezia quale autore del
lavoro, a parte la impiastricciata di pergamena aggiuntiva incollata per 2,5 cm
(!) proprio lungo la costa del Brasile dove Vespucci svolse il quarto viaggio
del 1503-1504, il secondo per Emanuele il Re di Portogallo per il mare
antartico. Insomma, l'autore della frase sul retro della cosiddetta Carta
Cantino può essere chiunque senza la minima garanzia di verità, tra Cinquecento
e Ottocento.
4. Ercole I da Este, il Duca di Ferrara, da circa un anno era il
consuocero di Papa Alessandro VI Borgia. Allora mi chiedo: che necessità
avrebbe avuto il Duca Ercole di far trafugare una carta nautica in Portogallo
dal suo agente Cantino (un gentiluomo ammesso alla corte del Re del
Portogallo), addirittura fatta fare da un autore bravissimo che però volle
tenersi nascosto per paura della pena di morte imposta da Re Emanuele su chi
rivelava i segreti delle navigazioni, quando a Roma il consuocero del Duca
Ercole era il Pontefice di tutti i Cristiani, il Signore del mondo al quale
doveva essere comunicato per primo il risultato di ogni scoperta geografica
transoceanica?
5. Gli inventari della Biblioteca estense furono redatti da un
notaio soltanto nel 1597 per il passaggio del patrimonio a Cesare da Este;
carte geografiche e planisferi inventariati ammontano a circa 100. In
conclusione anche io come Lei (che sarei Io) penso ad un
archivista che scrisse quella frase sul retro nell’Ottocento nella biblioteca
di Modena.
Detto in parole povere: Alfonso d’Este, il primogenito di Ercole, sposò, nel dicembre del 1501
Lucrezia Borgia. Il Cantino, nel 1502, che ci faceva a Roma? Ercole d’Este morì
il 25 gen 1505.
A questo punto dico la mia opinione. Alberto Cantino lasciò la
Carta, comprata in Portogallo, a Genova. Juan
de La Cosa l’aveva già vista e utilizzata per disegnare il suo celebre
capolavoro nel 1500. I genovesi Nicolò Caveri e Vesconte Maggiolo la
utilizzarono per le loro carte. Quella carta è rimasta a Genova. Basterebbe
osservare, in queste ultime due carte, l’emisfero
centrale per avere un’idea di che carta si trattasse. Il “dono” di Alberto Cantino ha due
elementi che negano la provenienza portoghese. A parte la gigantografia di
Venezia, c’è l’isola di ISABELLA (Cuba) che sarebbe la Giovanna di Colombo. Nessun portoghese, o spagnolo, avrebbe usato
quel nome in italiano. Se osserviamo il portolano dei fratelli Pizzagano (1367)
scopriamo che, i veneziani, la parola –isola- la abbreviavano in Ya. Ya Bella sta per -isola Bella-. Quindi, io,
la leggerei Is.a Bella.
Altro elemento, che dimostra che cos’è la Carta Cantino (il dono), sarebbe lo schema.
Dicono che Caveri abbia copiato la Cantino. Mettiamo in chiaro la
faccenda: mentre Caveri, Juan de La Cosa, Maggiolo etc etc (compreso Piri Reis)
usano schemi con giro di compasso da 26 unità, nella sola carta Cantino
hanno usato giri di compasso da 24 unità. L’autore: bravo ma poco pratico. A Fano si conserva una carta di Vesconte Maggiolo. La datazione
recita: …de anno Dm 1 5 4 die VIII giugno.
Perfetto. Per me, quella data, era precisa. Invece se
correggo 8 giugno con il 18 giugno del 1504 trovo la data della
fine del IV viaggio di Vespucci.
A Fano si conserva una carta di Vesconte Maggiolo. La datazione
recita: …de anno Dm 1 5 4 die VIII giugno. Perfetto. Per me, quella data, era precisa. Invece se
correggo 8 giugno con il 18 giugno del 1504 trovo la data della
fine del IV viaggio di Vespucci.
E, se ci rifletto bene, sempre nella carta di Fano, trovo il nome del
comandante portoghese; che non riporta la Lettera al Soderini.
TERA DE -CONSALVO COIGO- VOCATUR SANTA
CROXE.
Si dice che Consalvo Coigo sia Gonzalo Coelo; altro oscuro
personaggio messo bene a fuoco da Giuseppe Caraci nella metà del secolo scorso.
Il tutto per spiegare l’importanza “DE ANNO” dell’anno! E, per fare una carta, occorrevano un paio di
anni. La carta conservata alla Biblioteca Ambrosiana lo dimostra.
Se metto il meridiano di Roma al centro di una carta moderna e misuro
90° a ovest trovo un pezzo di Cuba. Se vado a 90° a est di Roma trovo il Golfo
del Bengala. Le loro carte sono precise. Sono 180° precisi precisi.
(osservare dove cadono l’Equatore, i Tropici e il C.P.Artico nello
schema di Vesconte Maggiolo!)
Ptolomeo aveva affermato che il diametro della Terra era di 24.000
miglia romane e che da Capo Verde al Golfo di Cattigara erano 180°. Per i cartografi del primo 500 restò da
completare l’altro emisfero da 180° considerando che, quelle a Occidente, erano
sempre le terre del Gran Can.
Solo Amerigo Vespucci aveva fatto notare che, quelle terre da lui
esplorate, col Catai di Marco Polo non avevano nessuna attinenza. Uomini, Flora
e Fauna erano completamente diversi. Quello era un Nuovo Mondo.
Adesso passiamo al viaggio di Verrazzano; alla lettera spedita da
Dieppe in data 8 luglio 1524. (Era partito con la sola Dalfina). Riporto la sola toponomastica.
Iniziamo da 34° come Cartagine e
Damasco. Selva dei Lauri. Campo dei Cedri. Annunziata. Istimo
Verrazziano; oltre il quale si vedeva il Mare Orientale che bagna l’India,
la Cina e il Catai. Quella terra fu ribattezzata Francesca. Arcadia. Costa di Lorena. Promontorio Lanzone. Promontorio
Bonivetto. Grande fiume Vandoma.
Il monticello a picco sul mare Polo.
Grande fiume navigabile con un bellissimo lago: la terra fu chiamata Angoleme e la baia Santa Margherita. L’isola Aloisia.
Altra isola davanti insenatura fu chiamata Rifugio.
Siamo sul parallelo di Roma 41gradi
e 2/3. Uno scoglio La Pietra Viva. Segue Iovium
promontorium. Poi le scogliere Armellini.
Poi Promontorio Pallavisino.
Arrivati a 43 gradi e 2/3 trovarono una terra con gli abitanti ostili. Trovarono 32 isole;
le più grandi le chiamarono Le Tre
Figlie di Navarra. A 50° arrivarono
alle terre scoperte dai Britannici
(Caboto).
Adesso, con questa toponomastica, ritorniamo alla carta conservata alla Biblioteca Ambrosiana. Quella de anno Dm 1524 il giorno 10 agosto. Abbiamo l'Annunziata e le tre isole delle Figlie di Navarra. Poi un Dorius promontorius (fam. Doria?) e un'isola Maiollo genovesa.
Molte volte mi
sento come l’avvocato delle cause perse. Sto cercando di far vedere Toscanelli
e Vespucci in una veste diversa. Toscanelli, grande genio, è passato alla
Storia, solo, per i suoi 26 settori da 250 miglia.
I settori totali sono 80 e le miglia totali sono 20.000. Questo
argomento l’ho trattato svariate volte. Vespucci viene denigrato, anche, per
aver dedicato una Baia all’Abadia di Ognissanti di Firenze. Se quel toponimo è
sulla carta ( il dono) di Alberto Cantino, questo vuol dire semplicemente che
quella carta è stata rattoppata e corretta dopo la scoperta del Vespucci.
Poi,
quando leggo che Caveri ha ricopiato la Carta che Cantino ha acquistato in
Portogallo, mi chiedo su quali elementi poggia questa affermazione. Certe
affermazioni andrebbero dimostrate.
Gli schemi di queste due carte sono completamente
differenti.
Io consiglierei
di dare una sbirciatina diversa, anche, al centro della carta Caveri.
Stesso
discorso per l’altro genovese Vesconte Maggiolo ; de anno Dm 1 5 4.
Poi, se vogliamo parlare della rotazione dello
schema di sinistra della Cantino, basta guardare la mia ricostruzione. L’Autore ha allineato il suo schema al
Parallelo di Alessandria. Grave errore geometrico.
Datosi che la Raya, i Tropici e il C.Polare, con il
suo schema hanno un’altra origine e che, con un giro di compasso da 24 unità
non si possono ricavare, prima di parlare di certi argomenti bisognerebbe
INIZIARE a studiare gli schemi. Ho accennato a vecchi argomenti molto
sommariamente. Adesso viene il bello!
Molti anni fa notai che, la curiosa disposizione
dei Tropici e dei C.Polari, andava bene solo con una proiezione omalografica
discontinua. Notai, inoltre, che le loro carte iniziavano dal C.P.Antartico e
finivano sul C.P. Artico … dalla parte dell’Asia dopo aver attraversato il Polo.
Parlo del nostro emisfero. Anche tale
G.Mercatore inizia dal C.P.Antartico. (Vista
21 giugno; solstizio d’estate.)
Ero sicuro che i settori sull'asse est-ovest fossero 80. Gli schemi suggerivano 34 settori sull'asse nord-sud.
Perfetto.
Realizzai una nuova carta da 80 x 34. Misi sotto la proiezione omalografica e,
a strisce di 10 gradi, piano piano ho completato quello che vedete. Dal
C.P. Antartico fino al C.P. Artico dell’altro emisfero. Con questa carta,
sincronizzata su Alessandria, seguendo Marino di Tiro e Toscanelli, ho iniziato
le mie verifiche. Ho inserito, anche, il meridiano dei Sargassi.
Nella carta
Cantino, il DONO, hanno usato questa
configurazione da 34 unità. Inoltre: sopra la Penisola Scandinava, è riportato,
in perfetto veneziano, PARTE DE ASSIA. (complimenti!)
Oggi vorrei
approfondire l’argomento dei Sargassi. Passiamo,
quindi, a quello che riportano le
Lettere Rarissime di Colombo; date alle stampe immediatamente e … non
modificabili.
III viaggio di Colombo.
….Quando io - venendo dalla Spagna
alle Indie - giunsi a 400
miglia a ovest delle Azzorre avvertii un gran mutamento sia nel cielo sia nelle stelle, come pure nella temperatura dell'aria e
nelle acque del mare. E a questo fenomeno
feci molta attenzione. Osservai che
da nord a sud, oltrepassata la distanza di 400 miglia dalle
suddette isole, l'ago della bussola che
fino a quel punto tende a nord-est,
si orienta d'improvviso a nord-ovest una quarta di vento tutta intera.
E ciò si verifica mentre ci si avvicina a
tale linea, come chi stesse
superando un pendio.
Trovai pure il mare completamente pieno di un'erba fatta di rametti di pino e carica di frutti simili a quelli del lentisco. L'erba era così densa che
nel mio primo viaggio temetti che si trattasse di una secca e che le navi vi si
sarebbero arenate. E il fatto sorprendente
è che fino al momento di arrivare a
quella linea della stessa erba non se ne trova affatto. Arrivando in
quel punto trovai il mare calmo e liscio e benché soffiasse il vento esso non si alzava mai. Inoltre all'interno di
questa linea, dal lato di ponente, la
temperatura era mite e senza grandi
sbalzi sia d'inverno sia d'estate.
Stando
lì mi accorsi che la stella polare forma un cerchio con un diametro di cinque gradi e quando le
Guardie sono nel braccio
destro la stella sta nel suo punto più
basso e si va alzando fino a raggiungere
il braccio sinistro. È allora a cinque gradi
e da questa posizione si abbassa progressivamente
fino a tornare al braccio destro.
Io dalla Spagna arrivai all'isola di
Madera e da lì alle isole Canarie e
quindi alle isole di Capo Verde. Da lì proseguii la navigazione in
direzione sud fino ad oltrepassare - come ho detto
- la linea equinoziale (Equatore). Una volta giunto all'altezza del parallelo della Sierra Leone, in
Guinea, mi imbattei in una temperatura così
torrida e in raggi del sole così caldi che temevo di bruciare.
E benché fosse venuta la pioggia e il cielo fosse annuvolato restai gravemente
preoccupato finché Nostro Signore non si compiacque di mandarmi un buon vento spingendomi a prendere la rotta di ponente, nella convinzione che
avvicinandomi alla linea di cui ho parlato
sopra, avrei riscontrato il cambiamento di temperatura. E in effetti
una volta postomi in corrispondenza di quella linea la temperatura del cielo diventò mite e quanto più
io andavo avanti tanto più la temperatura si addolciva.
Ma non c'era corrispondenza tra questo
fenomeno e la posizione delle stelle. All'imbrunire notai che la stella del Nord era a un'altezza di
cinque gradi e le Guardie stavano sopra la mia testa; a mezzanotte, poi, la stella polare era alta dieci gradi e all'alba - quando le Guardie
erano ai piedi - a quindici gradi.
Trovai
una spiegazione soddisfacente per la quiete
del mare ma non per l'erba. E il fenomeno della stella polare mi
meravigliò molto. Per varie notti, con molta
attenzione, l'osservai con il quadrante
ma notavo sempre che il filo e il piombo cadevano nello stesso punto.
A mio parere questo è un fenomeno nuovo, e forse altri saranno della mia stessa opinione, perché è strano che in un'area così ristretta ci possa essere tanta differenza nel cielo. Io ho sempre letto che il
mondo, terra ed acqua, è di forma sferica. Le autorevoli teorie e le sperimentazioni di Tolomeo e di tutti coloro che
scrissero sull'argomento, lo confermano e lo dimostrano sia con le eclissi di luna e le altre verifiche compiute da est a ovest, sia con l'elevazione polare a nord e a sud.
Ma dopo aver osservato una irregolarità così grande come quella di cui ho parlato mi sono fatta una mia idea del mondo in base alla quale esso non è rotondo come viene descritto ma ha una forma a pera molto rotonda, tranne che nel punto dove si trova il gambo che costituisce il suo punto più alto.
O, detto altrimenti, esso ha la forma di una
sfera molto rotonda che, però, su un
suo punto ha una specie di capezzolo
di donna. Questa parte della sfera è la sua parte più alta e la più
vicina al cielo e va collocata sotto la linea equinoziale e, in questo oceano
all’estremità dell’oriente ( e per oriente io intendo il punto dove finiscono
la terra e le isole).
E’ per questa ragione che io ho riferito le
motivazioni suddette in merito alla linea che passa, da nord a sud, a 400 miglia a occidente delle isole Azzorre: a
cominciare da tale punto, infatti le navi si alzano dolcemente verso il cielo - spostandosi da lì
verso ponente - ed è allora che si gode d'una temperatura più mite e la bussola
muta direzione d'un quarto di vento per via di questa dolcezza di clima; più si sposta e più si eleva, più si
accentua la declinazione verso nord-ovest.
Questa elevazione provoca la variazione del circolo che la stella
polare descrive con le Guardie quanto più quest'ultime sono vicino alla
linea equinoziale tanto più si alzano nel cielo e maggiore è la
differenza fra le stelle e le orbite da esse
tracciate. Tolomeo e gli altri dotti che scrissero su questo mondo pensarono che l'emisfero occidentale fosse
sferico come quello in cui essi abitavano.
Questo ha il suo centro nell'isola
di Arin posta sotto la linea equinoziale tra
il Golfo d'Arabia e il Golfo di
Persia; il circolo passa per il capo San Vincenzo, in Portogallo, dal lato di ponente, e per Cangara (Catigara, nel Cabai) e Seri (il nome dato alla Cina da Tolomeo) dal lato
orientale.
Per quanto riguarda quest'emisfero non c'è nessuna difficoltà, da parte mia, a ritenere
che esso sia rotondo come essi affermano. Ma
quest'altro, a mio parere, è come la
metà d'una pera ben tonda che abbia il
picciolo alto - come ho detto - o come
una palla rotonda con sopra un
capezzolo di donna. Tolomeo e gli altri che hanno scritto su questo
mondo opinarono che era rotondo non sapendo
nulla di questa sua parte che era sconosciuta e basandosi solo sull'emisfero
in cui essi vivevano e che è certamente - come ho detto e ripeto - sferico. Ma ora che le Maestà Vostre hanno ordinato di navigarlo, di esplorarlo e di scoprirlo, la mia affermazione si dimostra evidentissima …
La lettera la trovate, tutta (ma in due parti. La seconda
parte dopo una settimana), su:
http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2012/01/il-paradiso-terrestre-scoperto-da.html
Delle Guardie (che, da sempre, sono le ultime due stelle del carro dell’Orsa
Maggiore) e della bussola ne ho già parlato. Colombo non ha scoperto il
magnetismo terrestre. Siamo in presenza di carte (quelle portolane) con
l’inclinazione sbagliata rispetto alla linea dell’Equatore, dei Tropici e dei
C.Polari. Inclinazione sbagliata di una quarta di vento precisi precisi. Anche
sui Sargassi, scoperti da Colombo, vorrei dire la mia. Avevo in sospeso
l’argomento.
Ultimamente ho notato che i Romani ci avevano lasciato carte
centrate sul meridiano di Roma. Ho fatto le mie verifiche. I Portolani
riportano i 45° a est e a ovest di Roma. Gli emisferi, riportati al centro
delle carte di Caveri e Vesconte Maggiolo riportano un emisfero di 180 gradi;
da una parte di Cuba fino al Golfo del Bengala. (vedere, anche, la carta de anno domini 1 5 4 di Maggiolo,
conservata alla Federiciana di Fano, e riportata nell’articolo.)
La carta
moderna, da me ricostruita, è sincronizzata su Alessandria. Vi ho evidenziato
il meridiano di Roma con una linea nera. Ho contato 10 settori da 4,5 gradi per
un totale di 45 gradi sia ad est che ad ovest di Roma. Esattamente a 45° da
Roma, a ovest, Colombo segnala quello che riporta la lettera. Quindi: stiamo
parlando di sargassi, anguille, Atlandite, di Bussola fino al Paradiso
Terrestre oppure stiamo parlando di una carta romana mal allineata causa la Geografia
di Ptolomeo? Ho segnato pure i 90° a est e ovest di Roma.
Per concludere: per avere uno schema da 80 x 40 unità
bisogna aspettare l’anno 1525. Bisogna aspettare l’Atlante Castiglioni
realizzato, secondo me, dal fiorentino Giovanni Vespucci ( già trattato nei
miei vecchi pezzi).
Trovate tutto sui due blog che mi ospitano e che
ringrazio di cuore
http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2012/05/cartografia-nautica-una-disciplina-con.html
http://ilmulinodeltempo.blogspot.com/2013/04/
un avvertimento: troverete, anche, un mio grande abbaglio. Tutte le mie spiegazioni
sullo zodiaco della Castiglioni sono errate. E dire che sono partito proprio da
quello zodiaco. Misi da parte Malco e Magone e iniziai ad occuparmi di Carte.
Capita!
Per concludere: oggi posso affermare che l’unico che
sapeva come stavano le cose era Toscanelli: 26 settori da 250 miglia romane (su 80 settori) davanti a Lisbona; meglio
sopra Roma!
C’è solo una regola da rispettare: la distanza tra Equatore
e Tropico è di 5 settori, la distanza tra Tropico e Circolo Polare è di 9
settori; sempre!
La distanza tra Polo e Circolo Polare è identica a quella che c’è tra
Equatore e Tropico. Come hanno calcolato i 90 gradi? Semplice. 5 + 9 + 5
= 19 settori per i 90 gradi. 19 + 19 =
38 settori sono 180°. 38 + 38 = 76 settori sono 360 gradi.
Controllate le bandierine di demarcazione della
Castiglioni. Controllate i settori.
Questa volta
cercherò di dare uno sguardo “diverso” alla carta che Vesconte Maggiolo
realizzò a Napoli nel 1516.
L’ho fatto
misurandola sulla mia carta da 80 x 34.
(Questa Carta la
trovate a San Marino … in California, presso la: Hontinng
Library)
Se
andate sulla Wikipedia la trovate in alta definizione.
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Vesconte_Maggiolo._World_chart,_from_eastern_coasts_of_America_to_India._PORTOLAN_CHART._Naples,_1516.A.jpg
Salta subito
all’occhio l’influenza di Ptolomeo se osserviamo il Nilo. Altro elemento è il
meridiano 0 (sempre di Ptolomeo) posto
sull’isola del Ferro: l’isola più occidentale delle Canarie. Inoltre si è dimenticato
di tirare la linea del Circolo Polare Artico. Fortunatamente, per me, su
quest’ultimo meridiano ha segnato una scala graduata. Scala che arriva a 68
gradi nord. La verifica con i miei Tropici e C.Polari è perfetta. Il parallelo
centrale, del suo lavoro, è quello di Capo Verde mentre il meridiano centrale
passa sopra Genova. (Ricordo che Maggiolo è genovese.) Usa il
classico giro di compasso da 26 unità su uno schema da 34 unità. Ho rimarcato
il profilo della Terra de Cuba (grazie Colombo!) e gli isolotti che
formano il gomito: in latino Cubitus
da quale prese il nome di Cuba.
L’isola di Hispagnolia è diventata ISABELLA.
A 30° sud
ha messo una scala graduata. Immediato il confronto con i miei settori da 4,5
gradi.
Sembra che i
miei settori da 9° gradi coincidano con la sua scala.
Solo i settori! Peccato! Però: io uso settori da 4,5 gradi che, per
loro, sono da 5 gradi. Quindi in 10 gradi ci sarebbero 14 … (20 x 9° = 180° oppure;
4,5° x 40 = 180°)
Nella carta
trovate, anche, l’ Organum Latitudinis: lo
strumento per ricavare quante miglia romane ci sono in uno degli 80 settori a
qualsiasi latitudine (una mia scoperta!)
Se i Romani hanno diviso l’Equatore in
80 parti da 338 miglia basta
inserire una scala che misuri 338 come misura del raggio dell’Equatore.
(Potete fare tutti i calcoli che volete e vi
renderete conto che l’unico valore che cambia è la misura del Raggio.)
Basta una semplice squadretta, da usure sul goniometro, per
trovare il valore che ci interessa. Esempio: per sapere su quale parallelo,
diviso in 80 parti, trovo il valore di 250 miglia romane? Usate la squadretta e
lo trovate subito. Andate sulla scala da 338 posta sul raggio. Fatela scorrere
fino al valore di 250 e controllate cosa segna il goniometro.
Ma passiamo alle
cose serie!
Che ci fa una
minuscola bandiera genovese in questa carta?
Noi abbiamo due
Lettere Rarissime, scritte da Colombo, stampate immediatamente, che riguardano
il suo primo e terzo viaggio. Quella del
III viaggio vorrebbe dimostrare che
Colombo ha toccato il continente americano (il Parias) prima di Caboto e
Vespucci.
I suoi contemporanei hanno riconosciuto il merito al Vespucci e il
Nuovo Mondo fu chiamato America. (curioso
che non l’abbiano chiamato Ameriga … da Amerigo). Per il secondo viaggio
dell’Ammiraglio abbiamo la relazione di Michele
da Cuneo. E siamo arrivati alla bandierina genovese.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michele_da_Cuneo
Io ho conosciuto
Michele da Cuneo attraverso il libro di Pino
Cimò.
Il
Nuovo Mondo – La scoperta dell’America nel racconto dei grandi navigatori
italiani del cinquecento- editoriale Giorgio
Mondadori.
Dalla relazione
di Michele da Cuneo emerge un Colombo completamente diverso da quello delle
Lettere Rarissime. Niente Sargassi!
Vi mostro un passaggio della sua Relazione:
…. Avevamo costeggiato quasi tutta l’isola di
Iamahich (Giamaica) e non avevamo trovato
in essa nulla di meglio che nelle altre isole. Navigando, dunque, verso
Hispaniola, io fui il primo a vedere terra. Per questo il signor Ammiraglio
ordinò di approdare in quel luogo, all’altezza di un promontorio dove c’era un ottimo porto. In mio onore il signor
Ammiraglio battezzò il promontorio Capo
San Michele Savonese e così lo segnò nella sua agenda. E, navigando sempre
lungo la costa, trovammo spiagge e porti buoni e scendemmo spesso a terra.
Dappertutto c’era molta gente con le stesse caratteristiche (delle popolazioni
indigene già conosciute). E, seguendo la costa in direzione del nostro villaggio, ci imbattemmo in
un’isola bellissima, situata davanti ad un promontorio, non molto lontana, che fui io a scoprire per
primo e che ha un perimetro di circa 100 miglia. Anche in questo caso, in mio
onore il nostro Ammiraglio battezzò l’isola con il nome di Bella Savonese e me la regalò. E di essa nei modi e con le regole
dovute io presi possesso in nome della Maestà del Re, come faceva il signor
Ammiraglio con le altre isole. Alla presenza, cioè, di un notaio pubblico,
incaricato di redigere l’apposito atto, io su quell’isola strappai erba e
alberi, piantai la croce e anche la forca e in nome di Dio la battezzai La
bella Savonese. E certamente la si
può chiamare bella perché vi sono in essa 37 villaggi con almeno 30.000
abitanti. E questo nome fu anche esso annotato dal signor Ammiraglio nella sua
agenda. L’ultimo giorno di settembre, nel nome di Dio, approdammo incolumi a Isabella, il nostro villaggio, dove
trovammo tutti i nostri. Erano terrorizzati pensando che fossimo morti e,
inoltre, tra di loro molti erano malati e a corto di provviste. …
E questa è
l’origine della bandiera genovese nella carta di Vesconte Maggiolo.
Però:
Rolando Berretta